Collage Art

Qualche mese fa vi avevamo parlato del revival del collage. E’ anche in virtù della forza aggregante della rete che, di recente, questa sorte di antesignano della street art ha stimolato la crescita di piccole comunità di appassionati, come il collettivo milanese OltreCollage, e la pubblicazione di proprie riviste specializzate on line (come la canadese “Kolaj Magazine”) o il lancio periodico di animatissimi concorsi su Instagram, organizzati da realtà locali come l’Edinburgh Collage Collective o il Paris Collage Collective, in cui collagisti di tutto il mondo si confrontano, cimentandosi a reinterpretare immagini d’archivio vintage o svincolate dai diritti d’autore.

Partito in sordina, l’hobby del collage sembra conquistare sempre più adepti: ormai possono contare anche su un vero e proprio festival internazionale consolidato, la cui quarta tappa ha toccato l’Italia tre anni fa. Non è un caso se il tema scelto per la 6° edizione, tenutasi nel 2019 a Bruxelles, è stato “Il linguaggio universale”. E quest’anno il popolo dei collagisti ha fatto sentire forte la sua voce anche sul fronte ecologista, attraverso la convocazione di opere sul tema “Disrupting Climate Disruption”, indetta dall’attivissimo Edinburgh Collage Collective, in occasione dell’inaugurazione della mostra della prestigiosa Galleria scozzese di arte moderna.
Abbiamo interpellato a tale proposito una collagista italiana, sul web con il sito MyCollageRoom con ll’omonimo profilo su Instagram: “Al di là del piacere puramente estetico della creazione, ciò che affascina di questa forma artistica è l’immediatezza del linguaggio, la grande libertà compositiva e la potenzialità anche sul piano sociale. Io stessa ho realizzato alcune “serie” dedicate a temi forti come i femminicidi (“Toxic Love”), le catastrofi naturali e l’attenzione al mondo dei “diversi” (“The Others’ World”). L’apparente lievità e giocosità del mezzo spesso consente di superare alcune barriere sul piano della comunicazione. Ormai molti operatori utilizzano questo strumento nelle scuole, nelle corsie di ospedali, con pazienti psichiatrici… Il mio sogno, oltre a quello di realizzare presto una mostra personale, consisterebbe nel trasformare in futuro questa passione in una esperienza formativa come arte-terapeuta”. Da seguire assolutamente!