Il laghetto turchese di San Benedetto a Subiaco

Ci sono città famose per la loro bellezza che oltre ai luoghi iconici, visitati da milioni di turisti, possiedono tesori nascosti, da trovare cercando con pazienza. Subiaco è una città d’arte, una delle località più importanti del Lazio per i suoi monasteri, i suoi monumenti ma la bellezza del suo paesaggio riserva incredibili sorprese.
La città si estende su una roccia nell’alta valle dell’Aniene, affluente del Tevere. Il fiume favorì i primi insediamenti nella zona che venne inizialmente abitata dagli Equi e successivamente dominata dai Romani che nell’Alta Valle dell’Aniene realizzarono importanti opere idriche. Costruirono quattro acquedotti che portavano l’acqua a Roma: l’Anio vetus, l’Anio novus, Claudia, Acqua Marcia.
Plinio il Vecchio racconta che Nerone per costruire la sua villa monumentale fece sbarrare le acque del fiume in tre punti. Si formarono così tre laghetti artificiali, i “simbruina stagna” menzionati da Tacito, dai quali deriva il nome di Subiaco, ovvero Sublacum o Sublaqueum.
Dei tre laghetti l’unico rimasto è il laghetto di San Benedetto che prende il nome dal Santo di Norcia che alla fine del V secolo, fuggito da Roma, si era rifugiato in una grotta del monte Taleo e, in seguito, sui resti della villa di Nerone aveva fondato il primo monastero benedettino e altri dodici monasteri affidati poi ai suoi seguaci.
Il piccolo specchio d’acqua è circondato da rocce bianche ricoperte da muschio e da una vegetazione folta di salici, pioppi, noccioli e carpini che lo avvolge come in un abbraccio. I raggi del sole filtrano attraverso la fitta vegetazione creando giochi di luce sull’acqua che cambia colore dal turchese al verde smeraldo, al celeste chiaro a seconda di come il sole durante le ore del giorno riesce a passare attraverso la stretta gola della valle.
L’atmosfera è irreale e l’effetto mistico è accentuato dall’acqua che scende dalla cascata e viene nebulizzata sulle piante del sottobosco. Lo scenario fiabesco lascia stupiti e incantati. È un vero e proprio angolo di paradiso, un luogo per riconciliarsi con il mondo, ma anche una grande attrazione dell’area sublacense che, adeguatamente valorizzata e curata, potrebbe diventare una meta di grande richiamo per il turismo estivo della zona.
Questa estate sono stati tantissimi i visitatori che hanno raggiunto il laghetto non soltanto per ammirarne la bellezza o fare fotografie ma anche per refrigerarsi nella gelida acqua turchese. Il lago fa parte dell’area protetta più grande del Lazio: il Parco naturale regionale dei Monti Simbruini, che si estende per trentamila ettari compresi tra la valle dell’Aniene a ovest, la valle del Sacco a sud-ovest, il confine abruzzese a est e i monti Ernici a sud-est.
Il laghetto è situato in un luogo nascosto e questa caratteristica lo rende ancora più affascinante. Si può raggiungere dalle rovine della Villa di Nerone oppure dal monastero di Santa Scolastica attraverso un sentiero lungo due chilometri da percorrere a piedi in circa quaranta minuti. La vista mozzafiato del laghetto che appare quasi all’improvviso regala un’emozione unica, l’impressione di trovarsi in un sogno a occhi aperti.