Afrodite. Friends of Florence e… di tutti noi
Friends of Florence, la straordinaria associazione guidata da Simonetta Brandolini d’Adda, è un faro di civiltà.
Ora più che mai la loro missione, che di questo si tratta, è fondamentale.
L’incuria infatti in cui versa il nostro patrimonio d’arte, tanto che sono all’ordine del giorno notizie di crolli con conseguenze nefaste sotto ogni punti di vista, si deve alla mancanza della consapevolezza del tesoro inestimabile che questo Paese possiede. Avere la possibilità di goderne è un vero privilegio che pur essendo tale è alla portata di ciascuno di noi perché Patrimonio dello Stato significa patrimonio di tutti. E non solo è uno strumento per migliorare la qualità della nostra vita ma si deve sapere che oltretutto è fonte di economia. L’amore per il nostro tessuto artistico però nasce e cresce con fatica in mancanza dei parametri necessari per farlo apprezzare. La cosa non riguarda certo solo questo campo specifico, è così in tutti i campi, e come il “palato” va educato per poter apprezzare determinati sapori, così va educato l’occhio. Dobbiamo proprio disturbare Padre Dante?
Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza…
La Storia dell’Arte quindi andrebbe assorbita fin dalla più tenera età, come ci insegna E.H.Gombrich, in modo semplice e divertente data anche la ricchezza di aneddoti che la rendono viva.
Friends of Florence è il magnifico strumento che permette agli stranieri, per lo più statunitensi, consapevoli del valore della bellezza, di recuperare i capolavori che sono in condizioni difficili.
Il restauro del magnifico vaso François ne è l’ esempio emblematico, di cui si è parlato proprio qui in precedenza.
Non si contano le opere salvate grazie ai cospicui fondi messi a disposizione dagli associati.
Il loro nuovo traguardo si è concretizzato martedì 11 settembre 2018. In occasione dell’apertura straordinaria serale dedicata ai “Capolavori del MAF”, la statua in marmo di Afrodite riportata agli onori del mondo è stata infatti presentata al pubblico, al Museo archeologico di Firenze.
Il recente prezioso restauro si deve alla munifica donazione di Michael e Sandy Collins e alla sensibilità che Friends of Florence sa suscitare verso questi temi. L’intervento poi ha permesso di riportare la scultura all’originario splendore facendo riemergere il candore del marmo.
Una grande emozione scoprire in corso d’opera che la statua in marmo inizialmente interpretata come Leda si è rivelata con certezza Afrodite. Come accade sempre precisa la presidente, il restauro è stato la leva per studiare a fondo la statua. Il progetto dell”intera operazione è stato presentato durante il Salone del Restauro a Firenze 2012 per la prima edizione del Premio Friends of Florence.
«È con grande piacere che presentiamo l’Afrodite “ritrovata”» – afferma Simonetta Brandolini d’Adda – grazie all’intervento che non solo ha permesso di recuperare l’opera ma è stato l’occasione per uno studio approfondito della scultura. Il progetto è stato concepito ab origine per favorirne la fruizione durante i lavori grazie alla realizzazione di un cantiere aperto e alla disponibilità del Direttore del Museo Mario Iozzo, al suo staff e alla restauratrice Daniela Manna.
Simonetta Brandolini d’Adda considera fondamentale che Friends of Florence possa coinvolgere i donatori e il pubblico durante lo svolgimento dei lavori di restauro, perché «solo in questo modo è possibile rendere visibile e tangibile il lavoro di recupero di un’opera, la delicatezza delle sue fasi e l’importanza di conservare il patrimonio senza celarlo alle persone». Personalmente, ma so si essere in ottima compagnia, sono un’ entusiasta sostenitrice della visione che propugna Friends of Florence perché mi riconosco nella sua missione che è quella concretizzare che è proprio sulla memoria e sulla bellezza che si gioca il futuro della nostra civiltà. La scultura è stata riconosciuta come una copia, di buona qualità, di età romana, risalente al I secolo d.c. tratta da un originale greco di età ellenistica, datato attorno al 300 a.C.
Concludo dicendo che grazie nuove indagini bibliografiche, la statua è stata identificata con quella acquistata nel 1882 dall’allora direttore del Museo Luigi Adriano Milani e proveniente dal palazzo Da Cepparello, situato al n. 6 di via del Corso, a Firenze. Il palazzo, prima abitato dalla famiglia Portinari ( della Beatrice di Dante) é passato successivamente alla famiglia Salviati (quella di Maria moglie di Cosimo I de’ Medici) e in ultimo ai Da Cepparello, quindi è divenuto sede di banche e oggi di appartamenti in via di progettazione.
La scultura è stata riconosciuta come una copia, di buona qualità, di età romana, risalente al I secolo d.C. tratta da un originale greco di età ellenistica, datato attorno al 300 a.C.
L’Afrodite “ritrovata”, posta su una splendida base lignea scolpita risalente ai primi dell’Ottocento, rimarrà esposta lì dove è stata restaurata e studiata, all’interno del percorso al piano terreno, visibile a chiunque entri o esca dal Museo.