Ultimo saluto a Giorgia, la piccola gettata in un cassonetto
PALERMO – Si sono svolti questa mattina i funerali della neonata gettata lunedi scorso in un cassonetto dalla madre poco dopo il parto. Il papà, che per legge ha dovuto registrarne nascita e morte all’anagrafe, ha scelto Giorgia come nome per la piccola creatura abbandonata a sè stessa da chi avrebbe dovuto proteggerla ed amarla.
La funzione si è svolta nella chiesa di Santa Maria del cimitero dei Rotoli che stamattina, alle 10.30, ha accolto la bara bianca della piccola Giorgia. Tra i presenti, oltre a famigliari e conoscenti, anche il sindaco Leoluca Orlando. Durante l’omelia, padre Pietro Furnari ha dichiarato: “Non siamo noi a poter giudicare quello che è accaduto, possiamo solo chiederci ‘perché?’. Giorgia adesso fa parte degli eletti. Lei ora è con il Signore e lui le darà tutto quello che forse noi non avremmo saputo darle e che neanche la vita le avrebbe dato. Questo deve essere di conforto: sapere che oggi lei è ben custodita dal Signore e in questa custodia non la confonderà con nessuno. La piccola Giorgia guardandoci dal cielo sorriderà con quel sorriso di Dio che il mondo non le ha dato. Il cuore dell’uomo non conosce solo crudeltà. Questo è l’abbraccio di Palermo per la piccola Giorgia” ha concluso il sacerdote che ha infine rivolto una preghiera anche per i genitori della piccola “affinché le lacrime per la morte della loro figlia siano consolate dal Signore”.
Molto provati i nonni di Giorgia, che durante la funzione hanno accusato un malore. La madre – appena dimessa dall’ospedale, ma in attesa che il magistrato decida dove dovrà essere condotta – era assente. Momenti di tensione tra alcuni famigliari e la stampa presente per documentare il triste evento: il fotoreporter Franco Lannino è stato picchiato e cacciato in malo modo. Alla funzione non hanno preso parte gli altri figli della coppia.
Ciò che resta adesso è il dolore nei vivi e la consapevolezza di aver assistito a un gesto paradossale considerando l’attuale legislazione italiana che – ricordiamo – consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale dove è nato (DPR 396/2000, art. 30) affinché sia assicurata l’assistenza e anche la sua tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto “nato da donna che non consente di essere nominata”.
Davide Lazzini
27 novembre 2014