Imane Fadil: “Ad Arcore ho visto il diavolo”

Imane Fadil, nove anni di processi ed un tragico epilogo che sta destando numerosi dubbi e retroscena. E’ il nome della ragazza che entrò a far parte degli scandali emersi nel processo Ruby, che coinvolsero l’ex Premier Silvio Berlusconi, e che in questi giorni è tristemente tornata ad occupare le prime pagine dei quotidiani, per la sua prematura quanto misteriosa dipartita. A comunicare la notizia è stata l’ANSA,Venerdì’ 15 marzo. L’aspirante giornalista sportiva, morta il primo Marzo, era entrata nella struttura ospedaliera Humanitas di Rozzano un mese prima, il 29 Gennaio. Ricoverata prima nel reparto di terapia intensiva, poi trasferita in rianimazione. Nel corso della sua degenza, riportano i medici, Imane ha subito un “cedimento progressivo degli organi”. L’ipotesi, quella di morte per avvelenamento, supportata dall’esito degli esami tossicologici del 26 Febbraio, ha portato all’apertura di un’indagine per omicidio volontario contro ignoti. Sospetti sono tre elementi, presenti nel sangue, in quantità oltre il range di tolleranza: cadmio lv.7 (tolleranza 0,3); antimonio lv.3 (0,2 – 0,22) e cromo. Non è ancora chiaro perché la struttura non abbia avvertito la Procura già il 12 Febbraio, data in cui la modella disse di temere di essere stata avvelenata. Ne seguì soltanto un test. Infatti, come spiega il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, “venne fatta un’analisi sull’eventuale presenza di arsenico nel corpo perché in quella fase i sintomi che presentava potevano essere compatibili con questo tipo di sostanza”. Proprio a fronte di queste incongruenze, il Procuratore Capo di Milano Francesco Greco, ha disposto il sequestro della salma, delle cartelle cliniche e delle bozze del libro che la donna stava scrivendo. L’autopsia, che servirà a far luce sulla vicenda, avverrà in settimana, non prima di accertamenti radiologici come stabilito dal pm. Il via precauzionale, i medici legali saranno tutelati attraverso l’impiego di attrezzature speciali di cui dispongono i Vigili del fuoco e messe a disposizione dal loro Nucleo radiologico.
Gli incontri con il Caimano
Allora aveva 25 anni, quando varcò per la prima volta la soglia della villa di Arcore, e conobbe Berlusconi. Imane Fadil, nove anni di processi ed un tragico epilogo che sta destando numerosi dubbi e retroscena. Considerata la teste del processo Ruby, assolutamente attendibile, come confermarono i giudici del Tribunale di Milano che condannarono il fu Cavaliere e quelli d’Appello, che lo assolsero: “In conclusione la deposizione di Fadil Imane, in sé credibile e coerente, nonché debitamente riscontrata dalla risultanze delle attività tecniche … risulta del tutto concorde”, così precisa nel testimoniare ciò che avvenne nelle varie “cene eleganti” a cui prese parte, tanto da far dire agli stessi che “è ben attenta a riferire dettagli anche vantaggiosi all’imputato”. L’ex Premier, ai giornalisti che gli chiedevano considerazioni in merito, si è espresso affermando di non aver mai conosciuto la ragazza e di ritenersi dispiaciuto di una morte così prematura. In realtà, i processi e le sentenze testimoniano ben altro: stando alle carte, a pagina 33 delle motivazioni della IV Corte d’appello di Milano – nel processo Ruby bis ai danni di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede – si legge che “Imane Fadil era stata ad Arcore più volte”.
La prima volta risale al febbraio del 2010, nella quale vi fu, come da racconto, lo spogliarello di Iris Berardi. Circa quella occasione, in totale onestà, parlando con gli inquirenti, la ragazza aveva fatto riferimento alla gentilezza di Berlusconi che si astenne dal farle proposte e regalarle cose. Diversamente accade qualche mese dopo – siamo in estate, è il 25 Agosto – quando Imane Fadil viene invitata ad Arcore da Emilio Fede, si esibisce in una danza del ventre, su richiesta dell’onorevole Maria Rosaria Rossi, (esponente di Forza Italia, ndr), e per questo le viene regalato un anello, proprio da Berlusconi, in segno di apprezzamento. Altri due incontri avvengono il 26 ed il 27 Agosto. Nulla che si rifacesse alla pratica cosiddetta del bunga-bunga, una innocua partita di calcio, seguita dalla visione di un film satirico su Fini, la sera successiva, commissionato dallo stesso ex- Cavaliere. Tutto confermato nelle intercettazioni del 28 Agosto, tra Lele Mora ed Emilio Fede, dove si parla appunto della presenza della ragazza nelle serate precedenti. Il giorno dopo, 29 Agosto, cambia la location, la modella riceve un invito al ristorante “Da Giannino”, dove farà conoscenza di Galliani (Forzista ed amministratore delegato del Milan, al tempo). Il fatto è reso noto, come emerge dagli atti giudiziari, dal contenuto di un’ulteriore intercettazione. Siamo poi a Settembre, Emilio Fede, intercettato, parla al telefono con Giorgio Puricelli, ex fisioterapista ed ex consigliere regionale, il quale gli conferma che ci sarà, il 4, a Villa Campari, a Lesa, un comune italiano che si affaccia sul Lago Maggiore. Accompagnerà in macchina anche la stessa Imane Fadil, insieme a Nicole Minetti e Barbara Faggioli. Un ultimo riscontro, accertato da ben tre telefonate, di questa serie di incontri fra i due, lo abbiamo la sera del 5 Settembre, in occasione del compleanno di una delle ex-Olgettine (Aris Espinoza, ndr). Imane, arrivata in taxi in Villa San Martino, durante l’ormai rituale bunga-bunga, viene invitata a prendere parte a un ballo erotico. Si rifiuta. A fine serata, declina anche l’invito di Berlusconi a rimanere a dormire da lui, dopo averle dato una busta con 5000 euro dentro.
“Ad Arcore ho visto il diavolo”
Scavando nelle vicende, di cui Imane Fadil fu testimone, non possiamo non notare quanto il racconto si faccia via via più inquietante. In una famosa intervista , che risale al 24 Aprile 2018, rilasciata al Fatto Quotidiano, la ragazza fece dichiarazioni molto forti. Anticipò ciò che in parte si trova nelle bozze del suo libro, ora poste sotto sequestro dalla Procura di Milano. “In quella saletta dove si faceva il Bunga Bunga c’era uno stanzino con degli abiti, tutti uguali, come delle tuniche, circa venti o trenta: a cosa servivano? E poi c’era un’altra stanzetta sotterranea con una piscina, con a fianco un’altra saletta, totalmente buia, senza nessuna luce. Una piscina sotterranea e una stanza senza luci? Perché?” . Si espose poi ancor di più: “Ho visto presenze strane, sinistre. Io sono sensitiva fin da bambina: da parte di mio padre discendo da una persona che è stata santificata e le dico che in quella casa ci sono presenze inquietanti. Là dentro c’è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero.”.
“Una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno un indizio, tre coincidenze fanno una prova”
Così affermava Agatha Christie, resa celebre soprattutto dai suoi romanzi e racconti gialli. Infatti, gli ingredienti per un thriller ci sono tutti; tutt’al più se sommiamo anche la morte di due figure strettamente collegate al Rubygate. L’ex avvocato di Karima El Mahroug, Egidio Verzini il quale, il giorno prima di andare in svizzera per il suicidio assistito, rilascio dichiarazioni circa un versamento di 5 milioni di euro “effettuato da Silvio Berlusconi” nel 2011, tramite una banca in Antigua, allo scopo di zittire l’ex Olgettina (3 milioni a lei) e Luca Risso (2 milioni), suo ex fidanzato. Il legale affermo di “rinunciare all’obbligo del segreto professionale” sul caso per un “dovere etico e morale”, sostenendo anche che la “operazione Ruby” relativa al pagamento sarebbe stata “interamente diretta dall’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini” Tesi smentita comunque dall’avvocato Ghedini – e dallo stesso Risso – in quanto “destituite di ogni fondamento”. Ombra su cui evidentemente non si potrà far luce, causa forza maggiore.
Oppure il caso del giornalista de La Stampa, Emilio Randacio, autore di numerose inchieste sui servizi segreti italiani, raccolte in un libro che pubblicò nel 2008 (Una vita da spia, ndr). Negli ultimi tempi interessato anche agli scandali di cui sopra. A testimonianza i suoi ultimi tweet. Le cause della sua morte, avvenuta il 13 Febbraio scorso, rimangono tutt’oggi oscure. Si parla di un “malore”, un infarto forse. Gli esiti dell’autopsia non sono mai stati resi noti.
Ma gli incidenti occorsi a chi si è messo di traverso sulla strada del Caimano risalgono già agli anni della prima Repubblica. Periodo in cui l’ex Premier era semplicemente un imprenditore e si interessava di calce e mattoni. A cavallo fra il 1969 ed il 1979, costruì quella che oggi è chiamata Milano 2, nel Comune di Segrate. Allora, i proprietari dei terreni, tra i quali il conte Leonardo Bonzi, che erano stati indicati, dal magnate, per la costruzione di quella che sarebbe stata “la città ideale” furono oggetto di pressioni, minacce e piccoli attentati. Una dichiarazione di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo (Vito Ciancimino, condannato in via definitiva per associazione mafiosa, ndr) aggiunge una sfumatura piuttosto inquietante al racconto “Parte del denaro di mio padre, negli anni Settanta, fu investito in una operazione edilizia chiamata Milano 2”. Nel dettaglio, scendono Leo Sisti e Peter Gomez nel loro libro L’intoccabile.
Vittima di un altro triste destino fu, nel 1993, l’attivista di Ravenna Gianfranco Mascia, che lanciò un appello proprio contro Berlusconi, il quale cercò di promuovere a sindaco di Roma, in piena campagna elettorale, Gianfranco Fini. “Smettiamo di comprare i giornali di Berlusconi e di fare la spesa nei suoi supermercati. Ritiriamo la pubblicità dalle sue riviste e dalle sue televisioni. Boicottiamo le sue reti tv”. Nacque così il movimento Bo.Bi (boicotta, biscione, ndr), che incontrò immediatamente il consenso di numerosi cittadini. Anche Repubblica rilanciò l’iniziativa, promuovendola. Non tardarono ad arrivare anche le minacce, che si intensificarono nei mesi precedenti alle politiche del ‘94, anno in cui Forza Italia fece il suo debutto e vinse. Determinante fu il 29 Novembre quando, a seguito di una campagna di volantinaggio da parte del movimento, le reti della Fininvest registrarono un drastico calo di audience, secondi i dati Auditel. Mascia ricevette allora un messaggio (“ti spacchiamo il culo, sappiamo dove trovarti”) al quale non diede peso, ma che presto sfociò in una realtà più vicina agli anni ‘20 che ai ‘90.
Il 19 Febbraio 1994 due persone fecero irruzione nel suo studio, lo legarono col fil di ferro, gli misero un tampone in bocca e lo violentarono con una scopa.
Nel 1995, fu la volta di Stefania Ariosto, “teste Omega” nel caso Imi – Sir e Mondadori. Dopo aver raccontato al pm Ilda Boccassini ciò che sapeva in merito, ricevette un bel regalo di Natale: un coniglio scuoiato e sgozzato, galleggiante nel suo sangue, in una scatola. Allegato un bigliettino con gli auguri di “Buon Natale”.
Nel Marzo 2001 Travaglio viene ospitato da Luttazzi nel suo talk-show Satyricon (che non vedrà poi riconferma, nel palinsesto RAI, dopo l’elezione, nel medesimo anno, di Berlusconi alle politiche. Fu il cosiddetto “editto bulgaro”). A seguito di dichiarazioni del giornalista circa i rapporti fra l’ex Cavaliere e Cosa Nostra, Luttazzi ricevette numerose minacce e telefonate. Lo stesso Indro Montanelli, difendendo l’attuale Direttore de Il Fatto Quotidiano, fu oggetto a sua volta di minacce e fu costretto a togliere le proprie iniziali dal citofono di casa. Celebre una sua dichiarazione: “Nella mia vita ci sono stati due Berlusconi completamente opposti: un grosso imprenditore, comprensivo e intelligente, che come capo politico ha dimostrato, nella vicenda del Giornale, volgarità, prepotenza e scorrettezza. Quando Berlusconi comprò il Giornale, noi fummo felici di venderglielo, ma il patto tra me e lui fu chiaro. Gli dissi: tu sei il proprietario, io sono il padrone. Ma quando decise di entrare in politica, mi disse: ora il Giornale deve fare la politica della mia politica. Io mi rifiutai. Lui fece una cosa molto scorretta. Riunì la redazione, a mia insaputa, e disse che da quel momento si sarebbe seguita la politica della sua politica”.
Il processo Ruby Ter
L’alone di mistero, che aleggia intorno alla vicenda, farà da cornice al processo Ruby Ter, che inizierà il prossimo 8 Aprile in Tribunale a Milano. Fra i molteplici imputati, lo stesso Berlusconi dovrà difendersi dalle accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Né i magistrati né la difesa potranno fare domande sulle passate deposizioni di Imane , la quale a pochi giorni dal ricovero, il 14 Gennaio, dichiarò:“ho sempre detto la verità al contrario degli altri e ho respinto tantissimi tentativi di corruzione da parte di Silvio Berlusconi e di tutto il suo entourage”.
Diverse sono state le reazioni alla notizia. Nel suo editoriale di ieri, 19 Marzo, Travaglio pone l’accento sulla questione, a suo modo: “Eppure ci è voluta la morte terribile di quella povera ragazza per riportare l’attenzione sul versante criminale del berlusconismo. Da un anno, cioè da quando Pd e FI sono fuori gioco, è di gran moda rimpiangere il berlusconismo e rifargli la verginità in funzione anti-“populista”, descrivendo l’attuale governo – il primo deberlusconizzato della storia repubblicana – come il peggiore mai visto. Eugenio Scalfari, in campagna elettorale, disse che fra B. e Di Maio preferiva B. E Carlo De Benedetti giunse alla stessa conclusione. Lo scrittore Sandro Veronesi non vede l’ora di “firmare col sangue per il ritorno di Berlusconi”. Renzi dice che “dovremmo chiedergli scusa”. E ancora l’altro giorno, su Repubblica, Corrado Augias definiva il governo Conte “il peggiore della storia repubblicana”, perché, sì, B. è “amorale” (sic), ma “non ha scardinato le strutture dello Stato”, cosa che invece stanno facendo “questi homines novi”: ergo, “se la sola scelta possibile fosse tra un bandito consapevole e un fanatico ignaro di tutto sceglierei, tremando, il bandito”. Chissà chi preferirebbe Imane Fadil, se ancora potesse scegliere.”
Luca Salis