Come il Parlamento Europeo ha trasformato Bruxelles
Interrogandosi sull’anima di una città come Bruxelles, appare chiaro che la sua identità sia stata costruita, negli ultimi anni, sulla base di una presenza istituzionale, sociale, politica ed economica alquanto rilevante al giorno d’oggi, l’Unione Europea. Un po’ come l’ingombrante e millenaria esistenza del Vaticano su Roma, allo stesso modo la vita di Bruxelles ruota oggi intorno al suo Parlamento Europeo.
Eppure Bruxelles non è la “capitale d’Europa”, ma solo una delle tre sedi dell’UE insieme a Strasburgo e Lussemburgo. Lo è diventata nei fatti per caso, o meglio per ordine alfabetico, e all’inizio in maniera provvisoria perché non si riuscì a trovare un accordo fra i diversi contendenti. Inizialmente, il ruolo di Bruxelles come capitale dell’UE si è sviluppato lentamente, con il trasferimento delle prime istituzioni europee alla fine degli anni Cinquanta.
Man mano che queste istituzioni crescevano, attiravano una vasta comunità internazionale e trasformavano alcuni quartieri, in particolare il Quartiere europeo. Questo quartiere ospita oggi una fitta concentrazione di uffici dell’UE, tra cui gli edifici del Parlamento europeo, della Commissione e del Consiglio. Oggi Bruxelles ospita 50mila persone, 170 ambasciate, 114 rappresentanze regionali, 400 federazioni professionali e sindacati, 30mila lobbisti, mille media di tutto il mondo. La metà dei 400mila residenti di Bruxelles vengono dagli Stati membri. Una “bolla” enorme che sembra aver nascosto la vera anima della città.
Dal punto di vista economico, le istituzioni dell’UE sono diventate un importante motore per Bruxelles. Circa il 10% della forza lavoro della città è legata a queste istituzioni, con circa 50.000 persone direttamente impiegate dall’UE. In totale, la presenza internazionale, che comprende espatriati, diplomatici e aziende collegate, genera miliardi di euro all’anno. La concentrazione di attività legate all’UE ha attirato anche società multinazionali, studi legali e ONG che dipendono dalla vicinanza al Parlamento e ad altri organi dell’UE.
Dal punto di vista sociale, Bruxelles si è trasformata in una delle città più cosmopolite del mondo, con quasi la metà della popolazione di origine straniera. Questa trasformazione, tuttavia, ha anche creato una divisione tra la comunità internazionale e i residenti locali, in particolare in aree come il Quartiere europeo, definito da alcuni come un “ghetto di colletti bianchi”. Molti dei suoi residenti sono solo di passaggio e spesso non si stabiliscono a lungo termine. Di conseguenza, tendono a rimanere all’interno di una bolla internazionale, parlando soprattutto inglese e frequentando scuole europee o internazionali, invece delle scuole locali.
Gli espatriati che lavorano nelle istituzioni europee spesso non parlano né il francese né il fiammingo. Questo ha alimentato una certa frustrazione tra i residenti locali, che vedono un’erosione delle loro identità culturali e linguistiche nel cuore della loro città. La concentrazione di dipendenti internazionali, spesso con salari più alti rispetto alla media locale, ha portato a una gentrificazione nel Quartiere Europeo e nelle aree circostanti. Questo ha fatto salire i prezzi degli immobili, rendendo alcune parti della città meno accessibili ai residenti locali.
In un certo senso, il prestigio internazionale dato dal Parlamento Europeo, così come la crescita economica evidente e la multiculturalità, che hanno dato il loro contributo alla formazione identitaria della capitale belga, hanno aperto però nuove problematiche, nuove sfide che la città di Bruxelles dovrà presto affrontare.