Capri, il lusso del prima e le sfide del dopo
Capri, sospesa in acque blu, tra fascino senza tempo e turismo di massa, rischia di perdere la sua autenticità sotto il peso dell’overtourism. Mentre l’assalto dei turisti altera l’equilibrio di un luogo esclusivo, emergono nuove sfide per preservare l’anima di questa perla del Mediterraneo, sempre più contesa tra la cultura dell’immagine e il desiderio di esperienze autentiche.
In un’epoca in cui l’istantanea di un momento pare essere divenuta più importante del momento stesso, fenomeni come l’overtourism iniziano a destare non poche preoccupazioni. L’Organizzazione mondiale del turismo l’ha definito come “l’impatto del turismo su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori.”
Senz’altro, si tratta dell’ultima frontiera del consumismo di massa nell’era dei social network. I luoghi, le esperienze e i viaggi sono diventati i nuovi beni di consumo e, in quanto tali, più se ne collezionano e più ci si avvicina ad uno status quo. E collezionarli non è abbastanza, bisogna esibirli. Di una città non apprezzi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda, diceva Italo Calvino. Oggi, invece, potremmo dire che di una meta non si apprezzano più le sette o settantasette meraviglie, bensì lo “spot instagrammabile” da condividere con i propri follower.
Tuttavia, in un contesto come quello attuale, alcune mete provano a mantenere un’identità forte e a respingere un certo tipo di turismo. Non si può non pensare a Capri e alle sue mille contraddizioni. Lontana dal caos delle grandi città e molto più sofisticata di una semplice isola del Mediterraneo, Capri possiede un’anima rilassata ma allo stesso tempo sofisticata, insieme ad un fascino bohemienne-chic senza tempo. Anni fa, passeggiare per le strade di Capri dava la sensazione di trovarsi in un luogo esclusivo, accessibile a pochi. Oggi non è la stessa cosa, specialmente nei mesi estivi. L’isola, tanto cara all’imperatore romano Tiberio, viene presa d’assalto dai crocieristi, dai turisti italiani e stranieri che sostano per la giornata. Tutto ciò, insieme ad una serie di problemi legati all’impossibilità di garantire servizi di accoglienza efficienti per un gran numero di utenti, genera un peggioramento della qualità dell’esperienza Capri. Il rischio è quello di compromettere ciò che rende l’isola così speciale e unica al mondo.
Prima dell’inizio della stagione estiva 2024, sono stati attuati alcuni provvedimenti come l’aumento della tassa di navigazione e l’alleanza stretta dal sindaco Falco con Katerina Monogiou, deputata del Parlamento Greco per le Isole Cicladi. L’allarme overtourism riguarda anche l’ambiente in termini di vivibilità dei territori e danni dell’ecosistema. Lontane dalla pragmaticità dei provvedimenti istituzionali adottati, le regole dei radical chic per viversi Capri al meglio sono essenzialmente due.
- evitare i luoghi iconici e più cercati dai turisti cerca selfie, come Faraglioni e Grotta Azzurra,
- ripetere in ogni conversazione che Capri era meglio “prima”.
E qualsiasi caprese non può non essere dello stesso parere. Perché se di mattina pascolano masse di turisti provenienti da ogni parte del mondo, carichi di bagagli e alla ricerca dello scatto perfetto e del souvenir più scontato, di sera l’isola diventa scenario magico e misterioso degli eventi più esclusivi ed accoglie celebrità di ogni tipo. Ma il desiderio comune di preservare l’autenticità e l’esclusività di Capri non può essere legato solo al ricordo di ciò che è stata e sul nostalgico “era meglio prima” di un’élite che respinge la massa turistica.
E allora bisogna imparare a conviverci nell’isola delle contraddizioni, tenendo a mente che Capri è molto di più di uno sfondo per selfie.