THOR RAGNAROK | Riscrivere la mitologia

Il Multiverso Marvel continua la sua perpetua espansione riportandoci tra le spire dorate di Asgard, per concludere la trilogia dedicata al dio del tuono con la pellicola più lunga tra le tre, annunciando, già nel titolo, l’infausto destino della terra degli dei, il Ragnarok.
La trama vede l’Avenger vichingo (Chris Hemsworth) intento a sventare le nuove e insidiose minacce alla pace galattica, aiutato dal suo fedele martello magico, il Mjollnir, mentre suo padre, Odino (Anthony Hopkins), è misteriosamente scomparso lasciando il trono di Asgard vacante.
Con la complicità del fratellastro Loki (Tom Hiddleston), sempre sul punto di tradirlo da bravo dio dell’inganno, i due scoprono che la loro allegra famigliola di divinità nordiche è in realtà più ampia di quanto credevano, e tra un cameo di altri personaggi Marvel e il tipico Humor della saga, fanno conoscenza con la loro sorella maggiore, la malvagia e cinica dea della morte Hela (Cate Blanchet).
In seguito ad una battaglia cosmica i due rampolli reali vengono sconfitti e gettati sul pianeta Sakaar, la gigantesca discarica spaziale dove si ritrovano coloro che vengono dimenticati.
Tra sfide in un futuristico colosseo e nuovi personaggi, il dinamico duo tenta di ritrovare la via di casa, mentre la perfida Hela fa suo il trono, anticipando la fine dei tempi, l’apocalisse vichinga: il Ragnarok.
Nei 130 minuti di film la carne messa sul fuoco è decisamente tanta, numerose sono le sottotrame e gli intricati rapporti tra i vari personaggi non aiutano di certo uno spettatore che si approccia per la prima volta alla mastodontica lore della Marvel, nonostante il film non si colleghi direttamente ai primi due installments della trilogia.
Paradossalmente, proprio la trama, anziché fare da filo conduttore degli eventi, risulta essere il punto più debole del cine-comics, che per stessa ammissione del regista (Taika Waititi) prende in prestito il nome “Rangarok” solo per attirare lo spettatore e creare una giusta dose di scompiglio in una Asgard che in realtà non aveva più molto da dire, saldamente messa al sicuro dagli eventi dei film precedenti.
Nella cultura norrena questo evento è il culmine della tragica fine dei tempi, un’epica battaglia finale nella quale le forze del bene vengono annientate senza pietà dall’ultimo grande inganno di Loki, il perfido dio dell’inganno, che fa trionfare tutto ciò di maligno ed inumano, distruggendo il concetto stesso di “buono”, dando inizio ad un’epoca senza tempo, senza gloria e senza vita. Un mondo grigio nel quale gli uomini non hanno posto, costretti a vagare tra i cadaveri delle loro divinità fino all’estinzione.
Nel film invece, il tutto si risolve in una grossa scazzottata per la via principale della città.
Thor, senza il suo martello, si trasforma in una sorta di Raiden (Mortal Kombat) biondo, esperto di Kung Fu. Hulk, Loki e gli altri personaggi della nuova allegra combriccola di super eroi fanno da sfondo al vero Main Event della battaglia, lo showdown tra i due Villain del film che (senza spoiler) risolveranno tutta la situazione da soli.
I costumi sono, forse volutamente, rattoppati e logori, più simili agli abiti di scena dei Power Rangers anni ’90 che a quelli di altre pellicole Marvel. Stesso discorso per le stravaganti architetture di Sakaar, che da una parte rispecchiano in pieno il feeling di un pianeta discarica, dall’altra risultano a tratti imbarazzanti, visibilmente finte e cartonate.
La fotografia è invece unica e accattivante, riesce a dare giustizia alla vera anima dell’ambientazione regalandoci panorami mozzafiato e numerose scene da poster, che riescono a rimanere vividamente impresse nella mente e nell’immaginario dello spettatore, indipendentemente dal giudizio finale che può avere sul film.
La pellicola offre però un’interessante spunto di riflessione, mostrando la morte di Odino, il padre degli dei. La sua dipartita , invece di esaltare il tema della famiglia, racconta una storia più cruda e reale, fatta di tradimenti, opportunismi, con l’improvvisa maturazione di Loki e Thor, fino ad ora figli ribelli senza troppe preoccupazioni per la testa.
Altro grande tema simbolico è quello che in realtà fa da sfondo all’intera epopea di Thor, la percezione della religione.
Odino è il simbolo della vecchia religione, fatta di dogmi, segreti e potere secolare. La sua morte diventa un pretesto narrativo per raccontare al pubblico di quanto la dimensione intima e spirituale della vita umana vada sempre più assottigliandosi, lasciando i suoi “figli” alla ricerca di altre risposte, altre certezze, che alcuni trovano nella scienza e nell’esplorazione spaziale (come con il personaggio di Bruce Banner), altri invece rimangono confusi e soli, persi (letteralmente nel film) in un cosmo freddo e ignoto, che alla prima occasione rapisce, imprigiona e lascia senza speranze. Un perpetuo conflitto all’ultimo sangue con i propri simili, colpevoli di non aver più un collante sociale comune, costretti dagli eventi a scagliarsi gli uni contro gli altri, in una lotta vana ed estenuante per l’autodeterminazione. Un universo freddo e snaturato, dove tutti si sentono orfani, soli e abbandonati, con la sola compagnia di se stessi, spesso più logorante della solitudine stessa.
7 Mjollnir su 10
Dati tecnici di Thor Ragnarok
TITOLO: Thor Ragnarok
USCITA: 25/10/17
REGIA: Taika Waititi
SCENEGGIATURA: Stan Lee, Eric Pearson, Craig Kyle, Christopher Yost
DURATA: 130
GENERE: Cine-comic
PAESE: USA
CASA DI PRODUZIONE: Marvel Studios
DISTRIBUZIONE (ITALIA): Walt Disney Studios Motion Pictures
FOTOGRAFIA: Javier Aguirresarobe
MONTAGGIO: Joel Negron, Zene Baker
CAST: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Cate Blanchett, Mark Ruffalo, Anthony Hopkins, Idris Helba, Jeff Goldblum, Tessa Thompson