LA PARANZA DEI BAMBINI | La Berlinale scopre una diversa Gomorra
Vania Amitrano
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Cinema e tv
LA PARANZA DEI BAMBINI | La Berlinale scopre una diversa Gomorra
LA PARANZA DEI BAMBINI | La Berlinale scopre una diversa Gomorra
Cinema e tv - 17 Febbraio 2019
di Vania Amitrano
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Roberto Saviano? Sì, ma anche Vittorio De Sica ed Eduardo De Filippo. Sono questi gli autori che hanno ispirato Claudio Giovannesi nella creazione della sua ultima opera, La paranza dei bambini. L’unico film italiano in Concorso alla 69. edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino si è aggiudicato l’Orso d’Argento alla miglior sceneggiatura. L’atteso film tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano, che ne firma la sceneggiature con il regista Claudio Giovannesi e lo scrittore Maurizio Braucci, non è il racconto di un ghetto ma di una generazione.
DA FIORE A GOMORRA, UNA SINTESI ECCELLENTE
Il regista, che tre anni fa presentò con successo al Festival di Cannes Fiore, film delicato che si muoveva con garbo e sensibilità nel difficile mondo dei carceri minorili, dopo aver diretto due episodi della famosa serie televisiva Gomorra, è tornato nelle sale cinematografiche italiane con un altro soggetto che vede protagonisti il mondo dell’adolescenza tra criminalità e primi amori. Tratto questa volta dal primo romanzo di Saviano, La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi ha portato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino un racconto che non solo descrive con realismo la recente, sconcertante evoluzione della Camorra verso criminali sempre più giovani, ma che anche si fa simbolo di una gioventù contemporanea sempre più abbandonata, priva di speranze e prospettive e sempre più a rischio. La mano di Giovannesi, ormai palesemente attenta e sensibile agli aspetti più umani ed emotivi degli adolescenti che vivono in situazioni di forte disagio, si fonde in modo armonioso con lo sguardo attento ed analitico dello scrittore e giornalista napoletano Roberto Saviano. Il film tocca così corde sensibili dello spettatore, scuote, desta stupore, sconcerto e persino tenerezza, turba, ma senza mai aver bisogno di trascendere in una violenza spinta.
Con il film di Giovannesi Napoli arriva così nella compostissima Berlino e senza clamori presenta la sua criminalità e i suoi disagi. Napoli, con la sua precocissima delinquenza giovanile si fa teatro di un’adolescenza fortemente a rischio nel mondo intero e come i film di De Sica e le pièce di De Filippo, La paranza dei bambini riesce a raccontare la bellezza e la fragilità di una condizione umana quasi universale.
LA PARANZA DEI BAMBINI
Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò, sono fratelli di rione, il Rione Sanità a Napoli, hanno condiviso insieme l’infanzia e ora, quindicenni, vogliono diventare grandi, grandi come quegli adulti che fanno soldi facilmente e controllano la gente con il loro potere. Vogliono entrare nei locali esclusivi, comprare vestiti firmati e motorini nuovi, ma vorrebbero anche liberare i propri cari e se stessi dal giogo imposto dai capi camorra che controllano i diversi quartieri e con l’illusione di portare giustizia nel quartiere inseguono il bene attraverso il male. Sono come fratelli, non temono il carcere né la morte e l’unica possibilità che vedono è giocarsi tutto, subito. Questi sei ragazzi hanno negli occhi la sfacciata spavalderia degli adolescenti pronti e ansiosi di assaporare la vita anche se questa dovesse durare solo un soffio. Hanno il coraggio dei cuccioli feroci, e iniziano a giocare con le armi a fare una guerra, che però si fa sempre più vera e seria, e mentre corrono in scooter alla conquista del potere nel Rione Sanità si innamorano. Nell’arco di pochi mesi sembrano già raggiungere una vita da adulti, ma giocano ad un gioco più grande di loro e nell’incoscienza della loro età imboccano una strada senza senza ritorno che li costringerà a rinunciare a tutto.
LA RESPONSABILITÀ EDUCATIVA RISPETTO AI TEMI DELLA CRIMINALITÀ MINORILE
Praticamente bambini sono i personaggi e quasi bambini sono anche gli interpreti scelti da Giovannesi per La paranza dei bambini. Francesco Di Napoli (Nicola), Ar Tem (Tyson), Viviana Aprea (Letizia) e i loro compagni di viaggio in questa incredibile esperienza cinematografica, che ha portato in un importante festival del cinema internazionale come quello di Berlino un gruppo di giovani ragazzi forse mai usciti dal proprio rione, non sono attori professionisti, ma ragazzi di strada che hanno scelto di non cedere alla tentazione di facili guadagni. Loro però quella realtà criminale la vivono ogni giorno intorno a sé e sono stati capaci di interpretarla egregiamente. Lontano da ogni rischio di fascinazione, La paranza dei bambini racconta con vivido realismo un mondo purtroppo assai vero e attuale. Senza nessun intento sociologico Giovannesi muove la sua narrazione sempre tra gli estremi dell’iniziale purezza e innocenza dei protagonisti e lo spietato stato di guerra permanente in cui questi sono costretti a vivere. E alla domanda sulle eventuali derive emulative e i possibili intenti pedagogici di una storia di questo genere, il regista risponde con convinzione:
“Il cinema non deve essere pedagogico, il compito di educare spetta alle istituzioni. Quello che cerco di fare è raccontare l’umanità dei personaggi e creare empatia con essi in assenza di giudizio.”
Questo risultato La paranza dei bambini lo ottiene anche attraverso la ripresa dei volti stessi di quei ragazzi, apertamente espressivi, che manifestano in modo diretto, quasi sfacciato, ogni singola emozione e con una fotografia, straordinariamente diretta da Daniele Ciprì, che racconta di un mondo vivace e carico di tutte le contraddizioni attuali.
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