Manuel | una storia eccezionale
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“Dite sempre che noi se demo fa er doppio della fatica, mbe io er triplo”. Parole che piovono dalla bocca di un ragazzo cresciuto in casa famiglia, protagonista dell’ultimo film di Dario Albertini “Manuel”, fuori nelle sale il 5 Maggio. Un coraggioso tentativo del regista italiano che porta nei cinema una pellicola toccante e travolgente,una storia eccezionale vissuta da un ragazzo dall’animo profondo a cui, però, la vita ha riservato un destino faticoso. Manuel, impersonato da Andrea Lattanzi, vive in un istituto da quando la mamma è stata incarcerata per un crimine che non viene chiarito nel corso della proiezione. All’interno dell’istituto Manuel sviluppa un carattere forte, responsabile e profondamente gentile. E’ il fratello maggiore di tanti bambini che vivono sotto il suo stesso tetto, dove però respira un senso di soffocamento, oppressione. A dare motore a questa situazione stabile sono due eventi strettamente connessi: Manuel è maggiorenne è ora può lasciare l’istituto, così che alla mamma potrebbero essere concessi i domiciliari. La libertà appena acquisita è una condizione che sarà tanto grave quanto lo era la vita in casa famiglia, Manuel deve trovare la sua strada, o meglio devo costruirla.
L’ambiente della casa famiglia ha reso Manuel un ragazzo particolarmente sensibile, la sua condizione e la capacità di essere leader lo sobbarcano di incarichi, pressioni, sentimenti ambigui e contrastanti. Nelle campagne che circondano Roma è immerso l’edificio in cui vive Manuel. Il rapporto con le assistenti sociali non è ottimo, le educatrici hanno il compito di imporre le regole e questo le rende antipatiche agli occhi dei ragazzi. L’affetto Manuel lo trova in figure come Don Marcello Sor Attilio, il guardiano dell’orto, anche lui un ex inquilino della casa famiglia. Salutati gli amici, i piccoli della casa, preparate le sue cose Manuel è pronto a raggiungere il litorale, dove c’è casa di sua madre. Il viaggio che lo porta a stabilirsi nella solitudine del litorale e il processo con cui tenterà di riportare a casa sua madre sono un percorso di formazione in cui Manuel costruisce la sua identità all’esterno di quelle mura dove ha trascorso la sua adolescenza. Durante questo periodo Manuel fa diversi incontri e da ogni personaggio riesce a ricavare un qualcosa di positivo, che gli da la forza per affrontare una tempesta.
Gli dirà l’avvocato: “che c’entra la speranza con i fatti?”. Saranno i fatti a scandire il ritmo del racconto. Manuel ha una serie di cose da fare. Deve sbrigare le faccende con l’avvocato, trovare lavoro, fare il colloquio con l’assistente sociale, riportare a casa sua madre. Una serie di imperative che rievocano il senso di claustrofobia dell’istituto, sono mura ancor più strette che fanno sfociare questa sensazione in piccoli attacchi di panico. E’ il peso delle responsabilità nonostante cui Manuel raggiungerà il suo obiettivo, senza piegarsi mai.
Un racconto estremamente realistico che ha per protagonista un ragazzo eccezionale, Manuel. Le Figaro ha accolto così il film: “il primo film di Dario Albertini è il sorprendente ritratto di un adolescente, forte, coinvolgente, sensibile, superbamente interpretato da Andrea Lattanzi, attore esordiente ed ispirato”. Tutta la stampa francese elogia Albertini e il giovane attore protagonista. Non potrebbe essere altrimenti in una pellicola dove la regia sorveglia ogni cosa e regala un racconto che eludendo il pathos esplode nella potenza della realtà grazie anche all’esperienza documentaristica di Albertini. Per il suo primo lungometraggio il regista si cimenta in un ambiente che già conosce, aveva raccontato in “La Repubblica dei Ragazzi”, la storia di un autogoverno di ragazzi usciti da casa famiglia in un documentario prodotto da Rai Cinema.
D’altra parte, all’efficienza narrativa di Albertini, contribuisce la straordinaria capacità di Andrea Lattanzi di calarsi nell’abito di Manuel, un diciottenne carico di responsabilità con un grande cuore. L’attore è molto bravo a far trasparire il carattere puro, genuino del protagonista attraverso gli sguardi, la riservatezza di certi momenti, la disposizione ad aiutare l’altro e poi a definire la sua identità privata e pubblica.
Il racconto si compone di una serie di passi che Manuel fa per arrivare al processo, incontrando diversi personaggi che lo spingono a riflettere ed andare avanti responsabilmente, nonostante la giovane età. Una narrazione costellata dalla presenza di personaggi funzionali alla crescita di Manuel. Dall’uscita dall’istituto inizia una nuova vita e Elpidio, un cinquantenne ex inquilino della casa famiglia, l’aspirante attrice segnata da una vocazione a fare il bene, il fornaio sono i primi rapporti di Manuel con il mondo esterno. Così un’ottima regia dominata dall’attore protagonista e impreziosita dalla presenza di piccoli ruoli ci regala un film veramente realistico, mai banale.
Tutto ciò è incorniciato in una fotografia volutamente stretta e costruita su tonalità underground. Iluoghi ritratti rimandano sempre a un senso di opprimente solitudine. La scenografia contribuisce a rendere magica la narrazione. Con sofistica attenzione alcuni ambienti sono capaci di evocare sensazioni connesse alla scene. Esempio Manuel che abbandono l’istituto e deve portar via le sue cose, quando toglie dalla mensole le caricature dei calciatori è immediato il senso di nostalgia nello spettatore che in circostanze diverse avrà svolto la stessa azione tenendo tra le mani proprio quei modellini.
Una pellicola che funziona e si proietta verso il futuro. E’ vero che la speranza non ha spazio nella vita di Manuel, ma quei fatti, che l’avvocato richiede, alla fine costruiranno la speranza di un futuro migliore. “Manuel” è un racconto realistico e concreta è la prospettiva che propone: ognuno è artefice del suo destino. Il giovane ne è consapevole, per questo caricandosi di responsabilità, con tanta fatica è pronto determinare la sua vita, a renderla diversa, migliore rispetto a quello che sarebbe stato un normale epilogo.
VOTO 9
TITOLO Manuel
GENERE Dramma
PRODUZIONE Bibi Film
DISTRIBUZIONE Tucker Film
REGIA Dario Albertini
SCENEGGIATURA Simone Ranucci, Dario Albertini
FOTOGRAFIA Giuseppe Maio
SCENOGRAFIA Alessandra Ricci
CAST Andrea Lattanzi, Francesca Antonelli, Renato Scarpa, Giulia Elettra Goretti