MARIA MADDALENA | Moderatamente gnostico, velatamente new age

Con che aspettative andrete a vedere Maria Maddalena? Il film di Garth Davis, regista che lo scorso anno ci ha commosso con Lion- La strada verso casa, dal 15 marzo porterà nelle sale italiane Joaquin Phoenix nei panni di Gesù di Nazareth e Rooney Mara in quelli di Maria Maddalena. Ci sono però due modi opposti con cui approcciarsi a questo film, due modi che potrebbero generare opinioni del tutto discordanti.
Maria Maddalena è il film liberamente, molto liberamente, ispirato alla figura evangelica di Maria di Magdala, la prima discepola (non apostola in senso stretto) che vide Gesù dopo la sua resurrezione e che portò l’annuncio dello straordinario evento agli apostoli rimasti nascosti dopo la crocifissione del Messia. Come per molte figure delle Sacre Scritture, di lei nei Vangeli canonici si dice assai poco e tutto quel che si sa si evince da dettagli contenuti nei pochi, brevi versetti che la vedono protagonista. Che poi precedentemente all’incontro con Gesù, Maria Maddalena fosse un’adultera, una prostituta o una donna posseduta da demoni è solo un’ipotesi. Certamente era una delle donne che seguivano Gesù e i suoi apostoli nel cammino verso Gerusalemme, ma è altrettanto certo che non fosse la sola a farlo e soprattutto non a stretto e diretto contatto con gli uomini, cosa che all’epoca non sarebbe stata assolutamente né possibile, né pensabile.
Il film di Garth Davis si ispira a questa figura definita “apostola degli apostoli” e ne fa il prototipo di una donna libera, tenace, femminile e moderna ante litteram. Fin qui nulla di male. Il punto è che l’ispirazione narrativa di Davis va talmente oltre i Vangeli e il reale contesto storico dell’epoca, da rischiare di spaccare il pubblico nettamente in due.
Se uno spettatore pensasse di andare al cinema per rivedere la trasposizione storica, o anche una possibile (passabile) rilettura degli episodi dei Vangeli, ma con un particolare focus sulla figura di Maria Maddalena, purtroppo dovrà prepararsi ad una cocente delusione. Perché Maria Maddalena di evangelico ha veramente ben poco. L’ispirazione neotestamentaria non manca di sicuro e, trattandosi di cinema e non di esegesi, si sarebbe potuta concedere al film anche una buona dose di creatività artistica nel raccontare episodi comunque assai noti in una innovativa chiave femminile. Ma Davis va decisamente oltre la licenza artistica e si può dire che abbia riscritto i Vangeli proponendo Maria Maddalena come una sorta di messia del Messia (più ancora che un’apostola degli apostoli).
Se invece si sceglie di assistere al film con una impostazione assolutamente scevra da ogni aspettativa storica e religiosa, allora la faccenda potrebbe cambiare. Se ne potrà apprezzare innanzitutto l’espressione e il suggestivo aspetto etereo di Rooney Mara, bellissima nella sua semplicità, il cui sguardo profondo, un misto tra il vacuo e il perso nell’infinito, risulta indubbiamente suggestivo. E se ne potranno apprezzare anche alcune piccole preziosità stilistiche della narrazione, a cui Davis ci ha abituato, che comunicano in modo assai diretto e incisivo concetti che arrivano chiarissimi, come la confusione in cui il popolo ebraico e i discepoli di Gesù versavano di fronte ad una figura così divina e così umana al tempo stesso. C’era in effetti chi cedeva alla facile tentazione del miracolismo, chi auspicava l’avvento di una nuova potente figura politica rivoluzionaria e chi invece si aspettava di vedere l’intero mondo trasformarsi da un momento all’altro in una sorta di paradiso terrestre. In mezzo a tanto caos nel film solo lei, solo Maria Maddalena, sembra aver davvero capito il messaggio del Messia. Il problema è che sembra averlo capito persino meglio del Messia stesso.
Questo Gesù/Joaquin Phoenix finisce per assumere infatti le sembianze di un popolare musicista rock sotto l’effetto di potenti stupefacenti, uno di quelli capaci di trascinare folle nei suoi stati di invasamento ed esaltazione spirituale e di piombare poi improvvisamente in uno stato depressivo e incosciente. Maria invece per tutta la durata del film mantiene sempre un suo lucido equilibrio, una calma ammirevole e decisa e un’incrollabile coerenza. Insomma, non rappresenta solo la controparte femminile della fede, quella che conferisce delicata umanità e sentimento alla visione, a volte un po’ rozza, rigida e confusa, degli apostoli, ma diventa in un certo senso l’unica vera depositaria di un insegnamento evangelico e umanitario che in realtà nel film questo Gesù non riesce a trasmettere mai.
Tra derive new age che sfiorano l’eresia gnostica, Maria Maddalena di Davis propone ed esalta una figura femminile decisamente affascinante, ma che nulla potrebbe avere a che fare con il dato storico o religioso.
MARIA MADDALENA | Scheda tecnica
TITOLO ORGINALE: Mary Magdalene
VOTO: 6,5/10
PAESE: USA, UK, Australia
ANNO: 2018
GENERE: drammatico
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
USCITA: 15 marzo 2018
DURATA: 120′
REGIA: Garth Davis
SCENEGGIATURA: Helen Edmundson, Philippa Goslett
INTERPRETI: Rooney Mara, Joaquin Phoenix, Chiwetel Ejiofor, Tahar Rahim
DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA: Greig Fraser
MUSICHE: Hildur Guðnadóttir, Jóhann Jóhannsson