DARK NIGHT | Intervista a Massimo Righetti
La Mariposa Cinematografica e 30Holding portano in Italia uno dei prodotti più innovativi della cinematografia d’autore made in USA. Tim Sutton con il suo Dark night disegna un’orbita, all’interno della quale gravitano sei personaggi alla vigilia del Massacro di Aurora, consumatosi il 20 luglio 2012 all’interno del cinema Century, durante la prima di Dark Knight Rises di Christopher Nolan. Sei drammi esistenziali,sei caratteri ai limiti dell’alienazione, compresa quella dell’assassino, che spinge lo spettatore di Dark night a percorrere la stessa strada di questi individui, ad analizzarne la coscienza, senza sapere esattamente chi tra loro sarà il carnefice della tragedia che ha sconvolto il Colorado sei anni fa. Il film è reduce dal grande successo al Sundance Film Festival del 2016 e del trionfo alla 73a Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, col premio Lanterna Magica
Massimo Righetti, in un panorama indie sempre più ampio, sia nazionale che internazionale, cosa ha spinto la Mariposa cinematografica a puntare su questo film?
Mariposa è una società in crescita che sta ampliando il suo sguardo anche verso un panorama più internazionale. La nostra linea editoriale predilige una forte apertura verso il mondo giovanile e in particolare di film la cui struttura narrativa passi anche attraverso una fotografia molto curata. Dark Night ha tutte queste caratteristiche.
Nel film viene proposto un linguaggio cinematografico nuovo, con scene molto lunghe e ricche di pause, attimi di vita estremamente reali. Crede che in futuro questa tecnica possa adattarsi alla grande produzione, o che questa interessante sperimentazione sia destinata esclusivamente al circuito indipendente?
Questo genere di linguaggio cinematografico in realtà sta conquistando non solo cenasti indipendenti ma anche registi abituati ad operare nella grande distribuzione, basti pensare a Villeneuve, nel suo suggestivo Blade Runner 2049 le immagini parlano prima dei personaggi.
Cosa vuole insegnarci il regista Tim Sutton attraverso questo specchio di vita nudo e crudo di sei individui alla vigilia del massacro di Aurora?
Credo che il suo scopo fosse quello di mostrare che l’ambiente, la solitudine e il senso di alienazione, così diffusa nella provincia americana, sono veri killer, sono in grado cioè di generare potenziali killer. In Dark Night in effetti tutti i personaggi possono essere considerati sia come vittime che come carnefici.
I personaggi che compaiono nel film portano il nome dei loro interpreti. Qual è il motivo alla base di questa decisione?
Credo essenzialmente che nello stile cinematografico di Sutton non conti tanto il nome quanto le caratteristiche psicologiche del personaggio e l’ambiente circostante in cui è inserito. Lo spettatore si accorge che ogni personaggio possiede uno o più aspetti del vero killer della strage.
Budget e tempistiche di realizzazione?
Tecnicamente il film è stato girato in 16 giorni con un budget non notevole ma questo non è stato affatto un limite per la cura nelle tecniche di ripresa sia di Sutton che della direttrice di fotografia Hélène Louvart.
Dark night è stato molto apprezzato in Italia, trionfando alla 73a Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, col premio Lanterna Magica. A tal proposito cosa si aspetta dal pubblico italiano che andrà in sala a vedere questo prodotto indipendente?
L’aspettativa è che, oltre i cultori del cinema che ne hanno apprezzato la singolare struttura narrativa e la tecnica di rappresentazione, il film possa catturare anche un target giovanile. Stando ai primi risultati della campagna marketing che abbiamo impostato con blogger e influencer direi che ci sono buone possibilità che sia così.
Il film arriva nel nostro paese in un clima socio politico estremamente delicato. I recenti fatti di cronaca sottolineano un crescente malcontento che sempre più spesso sfocia nella violenza pubblica. Circostanze completamente diverse da quelle narrate nel film, ma crede che questo possa incentivare o in qualche modo incuriosire ulteriormente la visione di Dark Night?
Credo che troppo spesso guardiamo a quanto accade negli Stati Uniti come fossimo alla finestra, da buoni europei pensiamo che le loro criticità siano peculiari della loro società, ma purtroppo le stragi compiute da uomini comuni anche dentro casa nostra ci dimostrano che la negatività di quella realtà è meno lontana di quanto sembri. La mia speranza è che questo film possa far riflettere sulla drammaticità di alcune condizioni sociali.
Questo prodotto ha trovato consensi anche in altri paese europei?
Ha avuto un’importante uscita in Gran Bretagna con un ottimo favore da parte della critica.
Sulla scia di questo film, vorrebbe lanciare un messaggio ai giovani registi e interpreti che in Italia si affollano per cercare il loro posto in piedi in paradiso?
Suggerirei loro di cercare di essere meno didascalici e soprattutto di guardarsi nel cuore, più che allo specchio.
Quando e dove potremo vedere dark night in sala?
Dal primo marzo partiremo dalle grandi città per poi arrivare anche alle province.
La ringrazio sinceramente per la sua disponibilità.