Intervista a Simone Massi ideatore e direttore di Animavì

Animavì, il primo festival al mondo dedicato specificatamente all’animazione poetica e d’autore, si svolgerà anche quest’anno nel centro storico di Pergola (Pesaro – Urbino) dal 13 al 16 luglio, grazie alla direzione artistica di Simone Massi, illustratore e regista del cinema d’animazione fra più importanti in Italia.
A contendersi il Bronzo Dorato, prezioso trofeo artistico simbolo della cittadina marchigiana, saranno 16 opere di animazione provenienti da tutto il mondo, dall’Australia alla Svizzera. In questa sua seconda edizione Animavì sarà anche il luogo di incontro di illustri ospiti come il disegnatore e regista Sergio Staino, l’attore e regista Marco Paolini, gli attori Ninetto Davoli e Valentina Carnelutti, i poeti Nino De Vita e Umberto Piersanti e il Maestro svizzero Georges Schwizgebel, regista di fama internazionale che ha realizzato la locandina del festival. Nella sua intervista Simone Massi racconta il Festival.
Come nasce l’idea di un Festival Internazionale dedicato ad un aspetto così particolare del cinema d’animazione, quello poetico e d’autore?
Nasce dalla stanchezza del vedere i miei lavori buttati a casaccio nei programmi dei festival e dalla conseguente necessità di uscire da questo circuito. Ho pensato che altri autori la pensavano come me e il riscontro che sta ottenendo Animavì non fa che confermare questa sensazione. Le lamentele servono a poco, le cose che abbiamo intorno o si accettano per quello che sono o si cerca di cambiarle.
Sedici opere di animazione provenienti da tutto il mondo si contenderanno il Bronzo Dorato, quali sono le caratteristiche di questo genere di film? Chi giudicherà i film in concorso?
Prendiamo in considerazione quei lavori che non sono immediati magari perché non sono pensati dagli autori per un tornaconto, cioè per compiacere il pubblico o convincere una giuria. Si tratta di piccoli film in cui ogni singolo fotogramma viene concepito come un’opera d’arte e la narrazione segue strade meno battute e scontate, con degli spazi aperti che possono essere colmati dalla sensibilità del singolo spettatore. Un po’ come gli haiku che raccontano per suggestione, immagini e luoghi in cui regolarmente ci si perde e in cui non vediamo l’ora di tornare. I film verranno giudicati da Georges Schwizgebel, Nino De Vita e Valentina Carnelutti, che nella vita fanno rispettivamente l’animatore, il poeta e l’attrice. Tutto il programma è consultabile al link ufficiale www.animavi.org
Il Festival sarà ospitato nella suggestiva e pittoresca cornice di Pergola: come si sposa il gusto di un’arte cinematografica così originale con il paesaggio di questa piccola località marchigiana?
Al nostro festival non c’è spazio né per le maschere né per i discorsi inutili o retorici, ci presentiamo con un’idea di festa, con gli ultimi contadini messi di fianco ad autori di fama nazionale e internazionale e, sullo sfondo, la cornice i palazzi del centro storico e le colline. Questo è quello che siamo e che possiamo offrire.
L’evento vedrà anche la presenza di un ospite d’eccezione, il maestro svizzero Georges Schwizgebel, in cosa consiste la preziosità della sua tecnica d’animazione?
Di Schwizgebel ho sempre ammirato le invenzioni registiche e lo straordinario utilizzo del colore ma non sono un critico e non sta a me spiegare il valore della sua opera. Non ce n’è nemmeno bisogno, dato che i riconoscimenti che gli spettavano se li è presi da solo, grazie al suo lavoro e alla sua arte. Fa piacere, semmai, che un maestro come Schwizgebel abbia accettato l’invito di un festival come Animavì che è appena alla seconda edizione.
Per anni lei ha realizzato il trailer e la locandina della Mostra del Cinema di Venezia, quanto contano i Festival, più o meno grandi che siano, per promuovere e diffondere la conoscenza del cinema d’autore e di quello indipendente?
Sulla carta sono importanti, ma la carta conta poco e non è così semplice: nei grandi festival si finisce per essere regolarmente oscurati da film e autori considerati molto più importanti mentre nei piccoli festival ci vorrebbe una continuità che gli stessi naturalmente non possono garantire. Ciò detto non è che ci sia alternativa ai festival, si fanno film per mostrarli a un pubblico.