IL PERMESSO – 48 ORE FUORI | Amore, riscatto e perdizione
Alla sua seconda esperienza dietro la macchina da presa, Claudio Amendola dirige Il permesso – 48 ore fuori, film di genere che rientra nelle corde dell’attore romano ma che zoppica in aspetti che potevano e dovevano essere curati maggiormente.
Luigi, Donato, Rossana e Angelo hanno un’occasione unica: 48 ore di permesso fuori dal carcere di Civitavecchia. I quattro si trovano reclusi per motivi completamente diversi, e hanno intenzione di sfruttare il privilegio che gli è stato concesso per regolare i conti col passato e per sistemare il loro futuro. Così, Luigi tenta di riparare agli errori che ha commesso il figlio, il quale cerca di seguire le sue impronte criminali che poco gli hanno fruttato se non 17 anni di galera. Donato, ex lottatore clandestino, si mette invece alla ricerca della moglie, scomparsa misteriosamente. Rossana tenta di organizzare la sua fuga dal carcere e dal mondo altoborghese da cui proviene, facendo perdere le sue tracce. Angelo torna a casa dai suoi amici che aveva protetto, mentre loro lo aspettano per compiere un nuovo colpo. Saranno le 48 ore più dense della loro vita.
Il permesso – 48 ore fuori racconta fondamentalmente quattro storie d’amore, diverse ognuna dall’altra. L’amore per un figlio, per una compagna, per la famiglia o per gli amici. Sono storie di persone che la vita ha toccato in modo irreversibile, quattro destini fatti di scelte sbagliate alle quali non riusciranno mai a porre rimedio. Sono tutti personaggi tenuti fuori dalla criminalità organizzata, proprio a rimarcare la loro natura di uomini che sbagliano da soli. Quello che il film però non racconta, purtroppo, è proprio il passato di queste persone, la causa di tutta la narrazione. Ed è inevitabile che lo spettatore non si affezioni ai personaggi se non conosce il motivo del loro vagare: come si fa a seguire delle storie di vendetta e redenzione se non sappiamo il contesto in cui le persone agiscono, se non ci vengono quantomeno accennati i torti fatti e quelli subiti?
La mano di Claudio Amendola è comunque presente nel film, forse più sul versante attoriale. Si nota fin da subito come la macchina da presa si muova in funzione dei personaggi, come li segua fin dentro i loro dialoghi se non addirittura nei pensieri. Ed è un peccato come l’interpretazione meno convincente (probabilmente perché è proprio quella da cui ci si aspettava di più) è quella di Amendola, troppo impegnato evidentemente a gestire i suoi colleghi. Siamo lontani dall’ottima interpretazione di Samurai in Suburra, dove tanto facevano i silenzi e le languide occhiate di una persona stanca e logora. La stessa sceneggiatura, firmata da Giancarlo De Cataldo e Roberto Jannone, risulta lacunosa, forse per la necessità di essere adattata ad un film di breve durata.
In conclusione, Il permesso – 48 ore fuori è un film generoso, che vuole essere troppe cose tutte insieme: e nonostante mostri come la direzione intrapresa dai film di genere in Italia sia quella giusta, non riesce a decollare e a coinvolgere in pieno lo spettatore.
VOTO 6
Dati tecnici di Il permesso – 48 ore fuori
TITOLO: Il permesso – 48 ore fuori
USCITA: 30 marzo 2017
REGIA: Claudio Amendola
SOGGETTO: Giancarlo De Cataldo
SCENEGGIATURA: Giancarlo De Cataldo, Roberto Jannone, Claudio Amendola
DURATA: 91’ minuti
GENERE: drammatico, noir, thriller
PAESE: Italia, 2017
CASA DI PRODUZIONE: Carnielbonivento Film
DISTRIBUZIONE (ITALIA): Eagle Pictures
FOTOGRAFIA: Maurizio Calvesi
MUSICHE: Paolo Vivaldi
MONTAGGIO: Roberto Siciliano
CAST: Claudio Amendola, Luca Argentero, Valentina Bellè, Giacomo Ferrara, Valentina Sperlì, Antonino Iuorio, Ivan Franek, Alessandra Roca, Massimo De Santis, Stefano Rabatti, Andrea Carpenzano, Gerry Mastrodomenico, Alice Pagani