Berlinale 2017 | Logan, tutto fuori dalle norme

Berlino – Tutto sta per finire, l’ultimo capitolo della saga di Logan alias Wolverine è compiuto e per la prima volta un cinecomic viene portato al Festival del Cinema di Berlino. Logan – The Wolverine di James Mangold è stato presentato dal regista e dai due protagonisti, Hugh Jackman e Patrick Stewart, oggi alla Berlina Fuori concorso.
“Sapendo che questa sarà l’ultima volta in cui io interpreterò il ruolo di Logan, il fatto di essere ad un Festival è come un sogno divenuto realtà per noi” così Hugh Jackman ha esordito in conferenza stampa alla Berlinale. Logan – The Wolverine si accaparra così due primati: uno per essere il primo film di una saga tratta dai fumetti ad essere presentato ad un Festival del Cinema come quello di Berlino, e il secondo per essere uno tra i più violenti e sanguinari cinecomic visti finora.
“Quando ho visto il film – ha commentato Hugh Jackman – ero molto nervoso. L’ho guardato e mi sono commosso in diversi momenti e questo mi ha fatto capire che io ho amato molto questo personaggio. Non posso dire che Logan mi mancherà perché non credo che andrà mai via, resterà sempre dentro di me. Primo perché i fans me lo ricorderanno ogni singolo giorno della mia vita e secondo perchè ormai è parte di ciò che sono e ne sono molto grato”.
Logan – The Wolverine è il secondo film della trilogia ad essere diretto da James Mangold. Jackman ha spiegato di non aver avuto esitazioni nell’accettare di lavorare con questo regista per la sua abilità nel creare storie di ogni genere che riflettono il mondo intorno a noi.
“James è riuscito a raccontare una storia che parla anche delle famiglia dal punto di vista di chi ne è terrorizzato come Logan e l’ha posta in un mondo in cui si sente che le situazioni sono mutevoli, diviso tra il desiderio di stare da soli e quello di essere connesso con altri anche se alle volte può essere frustrante e forse anche pericoloso” ha detto Jackman.
In questa parte finale della sua storia Logan (Hugh Jackman) comincia a vedere che i suoi poteri rigeneranti si stanno indebolendo e si chiude sempre più in un mondo appartato e nascosto mentre si prende cura di un malato e ormai anziano professor Xavier (Patrick Stewart). Nella sua vita cupa e depressa però fanno irruzione una donna e la sua misteriosa figlia in cerca di aiuto.
Se da un lato Logan viene a contatto con un aspetto per lui nuovo della vita quello cioè dell’affetto che lega genitore e figlio, dall’altro la storia si sviluppa con un gusto della violenza quasi sanguinario in cui a far sconcertare è proprio la ferocia della bambina di cui Logan e il professor X si fanno carico.
“Non si tratta di certo di un film per bambini e – ha spiegato James Mangold – con questa storia non intendevo dare una risposta alla domanda sul senso della paternità. Mi interessava raccontare una storia che potesse appassionare una larga fascia di pubblico e che desse una visione potente della natura sofisticata della vita stessa”.
Il regista ha e idee molto chiare riguardo al discorso della violenza e tanto lui quanto il suo cast rispondo in modo preparato alle domande della stampa sulla natura troppo sanguinaria del film e delle scene mostrate.
“Ho realizzato esattamente il film che volevo. Questi protagonisti sono leggende e volevo mostrare soprattutto le conseguenze della violenza nella loro storia. Non importa quanto sangue viene mostrato ciò che conta è raccontare i segni che la violenza lascia” ha spiegato Mangold. Sir Patrick Stewart ha poi aggiunto: ” Nel film inizialmente si vede una bambina misteriosa che è una sorta di macchina per uccidere, ma procedendo con la storia si comprende la sua umanità e il suo desiderio di far parte di una famiglia e il personaggio cresce in un modo positivo”.