31° Torino Film Festival: chiusura da record e proiezione del thriller “Grand Piano”
Ieri sera, sabato 30 novembre 2013, si è concluso il 31° Torino Film Festival, ma non il mandato del direttore e regista toscano Paolo Virzì, confermato anche per la 32° edizione prevista per il 2014. A conti fatti, la rassegna cinematografica di quest’anno si è rivelata vincente sotto tutti i punti di vista, e per quanto riguarda la popolarità e il clima di festa riscontrato, la manifestazione artistico-culturale targata Virzì non ha deluso le aspettative, soprattutto perché sono stati superati i 100 mila spettatori, con un aumento degli incassi pari al 25%, ben 242 mila euro contro i 202 mila totali del 2012. Dati alla mano, per il 31° Torino Film Festival sono stati stanziati 150 mila euro in più. Infine, in occasione della chiusura dell’evento, ieri sera, alle ore 22, ha avuto luogo un mega-party per circa 650 invitati presso le sale juvariane dell’Archivio Storico di Torino, seguito dalla proiezione del film di Eugenio Mira “Grand Piano” e dalla premiazione delle pellicole vincitrici. Sul palco, come sempre, c’era Paolo Virzì accompagnato dalla vice Emanuela Martini.
Tornando quindi al film di chiusura del 31° Torino Film Festival, l’opera thriller dal chiaro stampo hitchcockiano intitolata “Grand Piano” e interpretata da Elijah Wood e John Cusack, presentata in anteprima italiana alle ore 21.30 presso la Multisala Reposi, e in uscita nei cinema nostrani nel febbraio del 2014, è la storia di un giovane e celebre pianista, Tom Selznick, che dopo cinque anni di ritiro forzato dalle scene, a causa di una seria forma di fobia da palcoscenico, decide di riprendere a suonare, dovendo poi vedersela con un pericoloso cecchino nascosto nel buio, il cui unico desiderio, forse di vendetta, non lo sappiamo, è quello di minacciare di morte il pianista e la sua famiglia. Il colpo da maestro della pellicola è offerto da una frase che comparirà sullo spartito del noto musicista, quando costui inizierà il suo atteso concerto di ritorno, in quanto il messaggio “Suona una nota sbagliata e morirai” giungerà al cuore e alla mente di Tom forte e limpido come non mai, rendendoci immediatamente partecipi del fatto che il pazzo criminale che lo tormenta non ha nessuna voglia di scherzare, e che non esiterà ad ucciderlo se non seguirà le sue direttive.
“Grand Piano” è un film ad alta tensione che strizza l’occhio a registi come Spielberg, Zemeckis, De Palma e al classico “L’uomo che sapeva troppo” di Sir Alfred Hitchcock. Definito uno “Speed al pianoforte” e girato in soli 44 giorni tra Barcellona, Chicago e Las Palmas de Gran Canaria, “Grand Piano” è costituito da 500 scene riprese all’interno di un teatro, ricostruito in parte in studio e in parte digitalmente. Per quanto concerne invece il pezzo musicale legato alla più che probabile, ma si spera scongiurabile, morte di Tom Selznick, si tratta della “Cinquette”, considerato impossibile da suonare. “Grand Piano” è un incubo reale dal quale il protagonista si augura di poter uscire presto, per il bene suo, di sua moglie e dei suoi amici. L’anima del film sono Tom, desideroso di sopravvivere a questo gioco perverso e senza senso, e il killer inquietante e misterioso che contatta il pianista attraverso un auricolare, e che tramite questo aggeggio controlla ogni suo movimento, alimentando sia la paura di Tom sia quella degli spettatori in sala che soffrono insieme a lui.
“Grand Piano” è claustrofobia architettata a regola d’arte, racchiusa tutta nella cassa di un pianoforte, nei pochi metri quadrati di un palcoscenico, e negli angusti anfratti, corridoi e camerini del dietro alle quinte di un edificio colmo di mortali pericoli. “Grand Piano” è una spasmodica caccia al tesoro, dalla quale il personaggio principale viene costantemente inghiottito, solo ed immerso nel peggior incubo della propria vita, animato da un disperato istinto di sopravvivenza e dal grande amore per la moglie, disposto a tutto per salvarla. “Grand Piano” è prodotto da Adrian Guerra e Rodrigo Cortés, regista di “Buried – Sepolto”.
Che altro dire? Arrivederci a Paolo Virzì e al 32° Torino Film Festival.
Selene Virdò
1 dicembre 2013