L’arte della gioia. La serie firmata da Valeria Golino perturbante e santa.

Sboccia nel mese della primavera e della festa della donna la miniserie televisiva diretta da Valeria Golino “ L’arte della gioia“; titolo omonimo del romanzo scritto da Goliarda Sapienza a cavallo degli anni Settanta. Venne inizialmente giudicato troppo scandaloso per la pubblicazione avvenuta solo nel 1998 e non in Italia.
C’è da dirlo l’arte della gioia è scomoda, la sua messa in pratica e la sua osservazione insidiano le budella di chi, per etichetta, ha abbandonato il godimento della vita. Assai differente dalla felicità, serenità o spensieratezza, questa è la gioia di trarre dalla vita il sublime, l’appagamento e la lussuria prettamente terrena. Come dirà la protagonista, la stupenda Tecla Insolia, “Ho amato quando è stato necessario” , “Tornai a fare tutto quello da cui ero partita e che mi faceva orrore, ma lo facevo con gioia”.
Autoaffermazione, libertà, corpo, sesso, piacere, autoerotismo. Tutti temi che, nella serialità italiana, sono spesso affrontati con superficialità. Valeria Golino li mette invece in scena in un opera audiovisiva con profondità, con la profondità di una donna libera. Un opera matura di una creatività potente.
Nonostante la protagonista sia spesso costretta o scelga di procedere nel suo cammino mettendo in atto gesta estreme, è impossibile non invidiarla nella posizione di spettatrice. Modesta, questo è il suo nome, si perdona. Non conosce paura. Si sceglie, non si giudica, vive quello che le resta nella vita con immensa gioia, caccia la felicità con arco e freccia.

Il suo fascino diviso tra quello di una santa e quello di una perturbante giovane, le apre le porte del cuore “dell’altro” , e accedere al cuore altrui con sensualità ed empatia è ben più potente che appartenere a una ricca famiglia ereditiera. La protagonista con i suoi miracoli profani fa lo slalom tra vite putrefatte, timori borghesi, angosce di cosa si potrebbe pensare in paese.
«Ho sempre rubato la mia parte di gioia», dice. È la sua filosofia di vita: nata poverissima nella Sicilia il primo gennaio del 1900, la protagonista rifiuta di piegarsi al destino che le era stato assegnato e si costruisce da sola, attraversando conventi, letti e palazzi con la brama di una fiera affamata, ma dolce, ma perfida. È una protagonista che va oltre la morale: uccide, imbroglia, ruba, senza sensi di colpa, perché per lei la felicità non si mendica, si prende.
Le prime quattro puntate sono visibili su Sky e Now. La vicenda editoriale del romanzo è molto più travagliata, troppo scabroso per l’Italia del settanta prende vita prima in Francia, gira l’Europa, e torna a casa rilegato, dopo essere stato scritto interamente a mano solo nel 2009. Che piaccia o no è una storia, una vita apparsa su questa terra che per lunghi tratti, come direbbero i siciliani, è “assai” invidiabile. In tante come Modesta non conoscono la pace, ma la gioia si, e la vogliono tutta per sé.