Perché Amelie Poulain non deve stancarci
Ventitré anni fa usciva in Italia :
“Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain” ,è un film del 2001 scritto e diretto da Jean-Pierre .
Cullata dalla preziosa colonna sonora del compositore Yann Tiersen, l’intera pellicola segna un’ epoca che inizia a non essere più così vicina, forse è l’ultima piccola mattonella dei film d’altri tempi. Amelie apre la via alle nuove protagonista femminili, protagoniste che come merito hanno solo quello di narrare allo spettatore la propria esistenza, le proprie stranezze, la propria sessualità. Senza sessualizzazione della propria immagine, o senza essere segnate da favolosi destini, brillanti carriere, amori disperati .
Amelie ci parla dell’importanza di cogliere i piccoli particolari della vita.
Parla della vita stessa e di come questa sia miracolosa senza particolari scopi . Se non quello di vivere assaporandone a pieno ciò che ci passa accanto durante il nostro breve e lungo viaggio.
Amelie ci racconta che dentro una gocce c’è un oceano, e rifugiarsi nella sua storia resta sempre posto sicuro. Quando il consumismo sessuale di questo mondo sembra divorare tutto, la frenesia delle giornate non ci lascia più porre domande cretine da porre verso il mondo, quando gli imprevisti altro non sembrano che disastri mentre invece possono salvarti la vita; si, è in quei 155’ minuti di film che il cuore troverà riposo. E la mente farà ordine .
Amelie Poulain, interpretata da una bellissima Audrey Tautou, non ancora ci ha stancati, neanche a chi dice di averlo fatto.
Le sue abitudine sono un cult: immagini, onomatopee, allegorie e la sua Parigi sono un posto da cui è impossibile tornare perché averle viste ci ha fatti felici.
Quando trova casualmente una vecchia scatola di latta piena di ricordi e la restituisce al legittimo proprietario, scopre che la vocazione della sua vita è quella di aiutare gli altri a raggiungere la felicità. Vicini di casa, sconosciuti, colleghe e parenti proveranno, per merito suo, gioie inaspettate. E anche per lei, tra coincidenze e inseguimenti, finalmente arriverà l’amore. Semplice e limpida incastrerà le sue stranezze con quelle di un altro.
Amelie non è timida.
Conosce perfettamente cosa vuole da quello sconosciuto e farà di tutto per averlo. Raggiungendo meritatamente dopo tanta solitudine il suo obiettivo.
La dolcezza non è debolezza , ma sfrontata e divampante porta a vivere una vita piena .
Questo film è un manifesto di bellezza, un inno al senso della vita, il cui unico senso è viverla e basta secondo la proprio natura, pur bizzarra che sia. Era il 2001 quando questo film fece record di incassi al botteghino, quando vinse decine di premi e quando ci sembrava estremamente innovativo; mentre oggi lo guardiamo con occhi forse melensi e annoiati.
Certo è, che in questi ventitré anni siamo già cambiati.
Ma il modo di vivere della Poulain resta l’unico modo giusto per affrontare questa vita, molte volte non clemente. Il modo per esorcizzare tutto questo dolore, ci insegna la giovane parigina, un dolore anche presente nei vari personaggi di questa storia corale, è credere in qualche magia, inventarne delle nuove e vivere.