Scissione: la serie geniale sulla società della performance

Scissione (titolo originale Severance) è una serie tv di genere thriller e psicologico, creata da Dan Erickson ma diretta da Ben Stiller e Aoife McArdle.
È distribuita su Apple TV+ e lo si può annoverare tra i migliori prodotti seriali degli ultimi tempi.
Nove puntate che ti incollano allo schermo, tra momenti di suspense e di avvincente storytelling, mostrando l’oscurità di una società malata e distopica.
Un cast straordinario che vanta nomi importanti del cinema americano quali John Turturro, Patricia Arquette e Christopher Walken.
Dentro e fuori
La trama ruota attorno alla Lumon, una compagnia di biotecnologie che si serve di un’innovativa procedura chirurgica, chiamata appunto scissione, per separare i ricordi della vita personale di alcuni suoi dipendenti dai loro ricordi sul luogo del lavoro.
Così l’io interno non sa nulla dell’io esterno e viceversa una volta superata la soglia aziendale.
Il protagonista è Mark, un dipendente dell’azienda sottoposto a questa procedura, che guida il team del suo settore fino a che non compare un misterioso collega, dando vita a un viaggio alla scoperta della verità riguardo al loro lavoro.

L’ardito esperimento di equilibrio tra sfera lavorativa e vita privata viene così messo in discussione da Mark e dagli altri colleghi, costretti a confrontarsi con la reale natura dell’azienda e di se stessi.
In un involucro asettico e sospeso si staglia una storia che ci spaventa, perché vicina a un futuro non troppo lontano. Una società distopica a metà tra The Truman Show e una puntata di Black Mirror che immobilizza e fa riflettere.
Non si può separare l’io interno dall’io esterno perché l’essere umano non è diviso chirurgicamente in due, bensì è un amalgama incoerente e multiforme di pulsioni, passioni e idee. Solo congiunto può esperire pienamente l’esistenza nel mondo, al contrario diviene monco e incompleto, perdendosi tra le incongruità della scissione.
Ciò che viene indagato dalla serie è proprio la frammentarietà dei momenti vissuti dai personaggi, i quali si sentono isolati e immobili. Come sospesi a metà tra l’assurda quotidianità dell’ufficio e l’assenza emozionale del mondo esterno.
Lo stile particolare, anch’esso sospeso e rarefatto, rende Scissione una serie che potrebbe non piacere a tutti. Ma di sicuro le conferisce una originalità audace e coinvolgente.
Società della performance
Oltre a essere ben strutturata nella ritmicità e nella disseminazione coerente di momenti ad alta tensione, la serie fa generare tante riflessioni interessanti.
La matrice è quella di una visione del mondo interamente votata al progresso e all’accumulo di ricchezze che è radicata nella cultura occidentale.

La vita intesa come prodotto è il presupposto fondamentale per la trasformazione dell’individuo da spettatore a performer.
In quest’ottica, il mercato del lavoro fornisce il corollario simbolico essenziale: da un lato la continua esaltazione di ritmi, figure professionali e gerarchie viste attraverso la lente della monetizzazione; dall’altra un odio accusatorio rivolto a chi vive al di fuori di questo severo schema economico.
Si genera così un eterno presente che rende l’esistenza precaria, costringendo al movimento senza pausa. L’idea di essere in una costante performance schiaccia le persone in una spirale alienante di iper-produzione e iper-attività. Solo una volta fermi si sente il peso distruttivo di una società creata per non fermarsi mai, generando ansia, depressione e solitudine.
La serie è, quindi, una critica alla società capitalista, la cosiddetta società della performance, che vede nel lavoro la completa realizzazione del singolo.
Scissione è un prodotto valido e intrigante, se non l’avete ancora vista, è arrivato il momento di farlo!

Scissione: serie geniale sulla società della performance