I film per capire il conflitto tra Ucraina e Russia

Ucraina: spartiacque tra est e ovest
Il 24 febbraio 2022 Putin ha annunciato un’operazione militare nel Donbass, dando inizio ad un’invasione dell’Ucraina. Un momento storico difficile, un processo di involuzione e un desiderio di prevaricazione sull’altro, ma perché è successo?
La crisi russo-ucraina è uno scontro diplomatico-militare tra Russia ed Ucraina che si fonda sullo status della regione del Donbass e della Crimea, ma anche sulla possibile adesione dell’Ucraina alla NATO.
A seguito dello scioglimento dell’URSS e dell’indipendenza, l’Ucraina si è dichiarata uno stato neutrale, formando una limitata associazione militare con la Russia e stabilendo un Partenariato per la pace con la NATO (1994). Nel 2013, però, dopo che il governo del presidente ucraino Viktor Janukovyč aveva deciso di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea (che costituiva una zona di libero scambio globale) e di avere legami economici più stretti con la Russia, sono sorte una serie di manifestazioni di protesta pro-europee chiamate Euromaidan.

Le Euromaidan iniziate in Ucraina nella notte del 21 novembre 2013 e terminate il 23 febbraio 2014, si sono concentrate a Kiev e hanno subito un’inasprimento di violenza a causa del duro attacco repressivo attuato dalle forze governative contro i manifestanti. Le proteste sono sfociate così nella rivoluzione ucraina del 2014 e hanno causato la fuga del presidente Janukovyč.
Con le dimissioni di Janukovyč sono giunti in Crimea gruppi di soldati russi che hanno preso il controllo di alcune posizioni strategiche ed infrastrutture. Dopo un dibattuto referendum sull’autodeterminazione della Crimea (16 marzo 2014), la Russia ha annesso la Crimea nella Federazione. Il referendum è stato ampiamente criticato dalle Nazioni Unite sia per lo svolgimento del referendum senza il permesso del governo ucraino sia per la legittimità dei risultati. Successivamente ci sono state delle proteste filorusse nell’area ucraina di Donbass che hanno generato una guerra tra governo ucraino e separatisti russi. Ciò ha portato i separatisti ad autoproclamarsi in due repubbliche popolari indipendenti, quella di Donetsk e quella di Lugansk.

A febbraio 2022 la tensione rimonta tra Russia e Ucraina per le prolungate manovre militari delle forze armate russe e bielorusse lungo il confine ucraino, a causa del rifiuto da parte della NATO di accordare le garanzie richieste dalla Russia sulla non ulteriore espansione dell’alleanza militare occidentale verso est, ritenuta dai russi minacciosa per la sicurezza nazionale.
Film che spiegano bene il conflitto in corso
Il cinema non è rimasto impassibile al tema doloroso del conflitto tra la Russia e l’Ucraina ed ha prodotto dei film che oggi possono aiutarci a comprendere meglio le dinamiche interne.
Il primo ad essere citato sarà Donbass (2018) di Sergei Loznitsa, ambientato nel Donbass del 2014, in piena guerra civile tra separatisti e governo ucraino. Il regista ci mostra senza remora il caos e la violenza di quel periodo, denunciando le forze dominanti del Paese e dando voce a svariati personaggi. Il film è composto da 13 episodi, ognuno di essi racconta la realtà deformata dell’Ucraina ma da diversi punti di vista: dei soldati filorussi sbeffeggiano un giornalista tedesco, un matrimonio pomposo si festeggia in un palazzo di potenti, i civili sono costretti a vivere in condizioni precarie in ambienti umidi e stretti, i piccoli imprenditori vengono estorti. La corruzione regna sovrana, la legge del più forte ha la meglio e tutti cercano di non soccombere. I lunghi piano sequenza disorientano lo spettatore all’inizio ma poi lo coinvolgono e lo catturano nella morsa feroce del conflitto. Una black comedy, tanto drammatica quanto satirica, che scava nell’abisso umano e ci restituisce tutte le ipocrisie e l’abbrutimento della guerra.

Passiamo a Reflection (2021), diretto da Valentyn Vasyanovyc, una pellicola che si sofferma sulle immagini, quasi a creare un voyeurismo della violenza. Il protagonista è un chirurgo ucraino che viene fatto prigioniero dalle forze militari russe in una zona di guerra dell’Ucraina orientale. Il carcere si rivela un’esperienza distruttiva, è un susseguirsi di atti violenti, scene di orrore e umiliazione verso la vita umana. Una volta libero il medico torna alla sua vita borghese e tenta di riprendere in mano la sua vita, ma le atrocità esperite diventeranno un grande ostacolo per il ripristino di una normalità. Anche quando la guerra non c’è più, rimane dentro chi l’ha vissuta. Il suo processo di rinascita lo porta quindi a interrogarsi sulla crudeltà del mondo e sull’inesorabilità della morte. Le scene sono potenti, la camera è fissa, i corpi martoriati, ma le fotografia è curata in ogni dettaglio.

Bad Roads (2020) di Natalya Vorozhbit, analizza le vite nella regione occupata del Donbass, presentando al mondo il duro impatto che ha avuto l’annessione della Crimea da parte della Russia. In un’atmosfera teatrale si susseguono 4 storie intrise di odio, follia e terrore, tutti elementi provati dalla guerra. Qui il male genera il male e basta poco per perdere l’umanità, non c’è una netta divisione tra buoni e cattivi. Esiste soltanto la sopravvivenza e l’adeguamento dell’uomo ad uno stato di brutalità meschina e di violenza quotidiana.
Cyborgs: heroes never die (2017) di Akhtem Seitablaev è un film drammatico sulla seconda battaglia dell’aeroporto di Donetsk durante la guerra nel Donbass. Il regista descrive le vite in guerra di cinque fratelli in armi ucraini che combattono per il controllo dell’aeroporto internazionale di Donetsk. I cinque uomini rappresentano diverse tipologia di persone con differenti strati sociali, professioni e valori ma uniti dall’attaccamento alla propria terra. La terra che li ha messi al mondo e per la quale sono disposti a uccidere ma soprattutto pronti a morire.

Klondike (2022), regia ucraina di Marina er Gorbach, ruota attorno all’episodio accaduto durante le prime settimane del conflitto in Donbass: dopo giorni di estenuanti scontri tra separatisti filorussi ed esercito ucraino, il volo Malaysian Airlines 17, partito da Amsterdam in direzione Kuala Lumpur, viene colpito da un missile terra aria, sparato dalla regione, e carbonizzato. Questo tragico evento toglie la vita a tutti i 300 passeggeri a bordo e fa piovere innumerevoli detriti sulle case sottostanti. Protagonista della pellicola è una coppia che vive sul confine russo-ucraino, la donna è prossima a partorire ma la guerra li coglie imprevedibilmente. I due cercano disperatamente di conservare gli ultimi frammenti di normalità ma il loro rapporto viene mano mano distrutto e la donna dovrà scegliere se fuggire o rimanere con il marito tra le macerie della vecchia casa.
Unavailable (2018) è un cortometraggio di Nikon Romanchenko, 25 minuti possono bastare a raccontare la tragedia e la desolazione della guerra. Una donna, che lavora in una fabbrica di dolciumi in una piccola città dell’ovest, è preoccupata perché non ha notizie di suo figlio in guerra ad est. Inizia quindi un lungo viaggio alla sua ricerca e lo spettatore scopre così l’Ucraina contemporanea, tramite gli occhi della protagonista. Pregnante!
Ci sono infine dei documentari che riportano accuratamente i dettagli del conflitto.

E’ il caso di Winter on fire: Ukraine’s fight for freedom che mostra le immagini della protesta Euromaidan, gli scontri violenti con la polizia e la tenacia dei manifestanti, pronti anche a perdere la vita per la libertà del proprio Paese. Con la visione dei filmati reali, che hanno come protagonisti persone reali, scopriamo l’Ucraina come un popolo che combatte per i propri diritti e per il futuro. Non è difficile quindi capire la paura di una sottomissione che li spinge a combattere e resistere ora all’attacco della Russia di Putin.
War Note è, invece, un collage di filmati girati con i cellulari dai combattenti, soldati e volontari ucraini. Alcuni momenti di leggerezza si alternano a quelli più bui della guerra, della battaglia sul campo, delle esplosioni che tramortiscono i corpi e dei colpi delle armi. Ma come dice un ragazzo “Se muoio domani, almeno rimarrà qualcosa”, quindi perché non lasciare una testimonianza di ciò che sta accadendo, soprattutto in un momento di difficoltà?

La lista si conclude con The earth is blue as an orange, il prodotto più poetico e sensibile tra quelli elencati finora. In un’area remota della regione del Donbass vive una madre con i suoi figli, loro fanno parte di un piccolo gruppo di persone che non sono fuggite dal conflitto armato. Si son rifugiati in cantina e lavorano sul loro film, girando le scene e montandole. Mentre fuori gli edifici crollano e i soldati si sparano, dentro la casa una famiglia cerca di non lasciar svanire la normalità. Tra le luci fioche delle candele si staglia uno spazio di vita che chiede pace e lo fa nel modo migliore possibile, ossia con l’ottimismo e la purezza dei bambini.
C’è speranza.