Un nuovo mondo, un mondo perduto, un “Mondocane”.

Mondocane, presentato a Venezia durante la Settimana della Critica, esordio alla regia di Alessandro Celli, è un film ambizioso. I temi che affronta sono molteplici e le linee narrative si intrecciano portando lo spettatore in un mondo distopico, con uno sfondo di ciminiere fumanti, ma anche nel mare limpido e fresco di Taranto, dove si racconta la sopravvivenza, l’amicizia, l’amore per un luogo, per una professione, per la libertà. Il titolo stesso è azzeccato per questo mondo futuristico e futuribile, dove sono i ragazzi e i bambini a subire di più gli scempi lasciati dagli adulti.
Sembra una frase già sentita? Contemporanea? In effetti sì, e questo rende il film ancora più accattivante, perché non è fantascienza quello che lascia intendere, ma è ciò che viviamo oggi, tutti i giorni: un ambiente che si sta accartocciando su se stesso per via del nostro modo scellerato di rapportarci, una società che non cura la salute e il benessere ma ha ucciso la concezione di Dio trasformandolo in dio-denaro, la vita è diventata un numero su cui basare il PIL. L’umanità si sta inginocchiando alla tecnologia, rendendola più importante dei sentimenti, della morale, di ciò che ci rende diversi dalle bestie.
In questo mondo distopico, ci accorgiamo, invece, che tutto è morto e si deve ricostruire, o forse si può solo sopravvivere. C’è salvezza? C’è una qualche via d’uscita da tutto questo?
Seguiamo la storia di Pietro e Christian che vogliono entrare nella banda delle Formiche, capeggiata da Testacalda (Alessandro Borghi). Superano la prova di accettazione, o meglio, la supera solo Pietro (che da quel momento diviene Mondocane) perché tra le Formiche non c’è posto per i malati (Christian soffre di epilessia). Mondocane però insiste e Testacalda accetta anche il suo compagno, che da quel momento prende il nome di Pisciasotto.
In questa storia di amicizia e di crescita, troviamo le tematiche ecologiste e il concetto di famiglia, di identità, qualcosa che è mancato ai ragazzi.
Quindi, in questo mondo dove tutto crolla, i valori, l’amore, l’amicizia possono vincere la morte?
Mondocane: un titolo che ci catapulta in uno spazio nuovo, una terra dura, terribile, cattiva. Con pugni chiusi e denti serrati ci appropinquiamo al viaggio che il regista Alessandro Celli e il produttore Matteo Rovere hanno deciso di regalarci, perché non è sempre facile affrontare questi temi, con questo genere, in un periodo così difficile, in un momento così cupo e duro, non solo per il covid. Non è facile, ma qualcuno ce l’ha fatta.