IL MIRACOLO DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2020

A dispetto di ogni pessimistica previsione, tra polemiche, perplessità e atti di coraggio, la Mostra del Cinema di Venezia è partita e, mentre si avvia alla sua conclusione, sembra aver retto bene il peso di un’edizione ai limiti dell’impossibile. I suoi film di apertura LACCI di Daniele Lucchetti (Concorso Venezia 77), APPLES di Christos Nikou (Concorso Orizzonti) e HONEY CIGAR di Kamir Aïnouz (Settimana della Critica), non sono state forse première in odore di Oscar, ma hanno dato il via una selezione che nonostante tutto ha riservato non poche gradite sorprese.
LE DONNE CHE SALVANO LA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
La Mostra del Cinema di Venezia 2020 è il primo festival internazionale del cinema ad essere realizzato dopo il lockdown nella speranza di rappresentare l’inizio di una nuova stagione cinematografica e la sua risalita dal baratro in cui la pandemia l’ha gettata.
Mancano la gran quantità di nomi di star internazionali che di solito hanno attraversato il red carpet del Festival del Cinema di Venezia – red carpet che in pratica nemmeno c’è, se non per TV e fotografi -, come pure mancano quei grandi titoli di richiamo ( a parte l’atteso NOMADLAND di Chloé Zhao) pronti ad iniziare il loro viaggio dal Lido fino agli Oscar accompagnati da qualche prezioso leone.
Anche l’aspetto più mondano e modaiolo del Festival del Cinema di Venezia è stato ridotto ai minimi termini. Non ci sono stati grandi party, gli eventi sono stati ridotti e ristretti a pochissimi e per gli incontri come le conferenze stampa si è ricorso spesso all’uso delle tecnologie di comunicazione da remoto.
Eppure – niente di strano a ben pensarci – sono stati i nomi di donna a dominare la passerella della Mostra del Cinema Di Venezia, alcuni in particolare: Cate Blanchett, presidente di giuria del Concorso Venezia 77, che ha affascinato con il suo charme composto e brillante, sia nell’aspetto che nelle parole; Tilda Swinton, intensa interprete dello straordinari cortometraggio presentato al Festival del Cinema di Venezia da Pedro Almodóvar, THE HUMAN VOICE, che ha stregato il pubblico con i suoi modi vividi e il suo sguardo magnetico; Vanessa Kirby che con i suoi due film in Concorso a Venezia 77, PIECES OF A WOMAN di Kornél Mundruczó e THE WORLD TO COME di Mona Fastvold, ha colpito e sorpreso tutti per la sua recitazione e la sua bellezza seducente, un po’ ruvida ma emozionante; la fresca Adèle Exarchopoulos interprete fole e sorprendente di MANDIBULES di Quentin Dupieux; e Stacy Martin elegante e malinconica protagonista di AMANTS di Nicole Garcia.
Dunque le strette regole imposte dall’organizzazione della Biennale per il contenimento del contagio da covid-19 hanno certamente cambiato molte consuetudini del Festival del Cinema di Venezia, ma non ne hanno annientato la sostanza. Il tentativo, per ora riuscito, è infatti quello di conciliare le esigenze di un grande festival internazionale con le ristrettezze imposte da un rigidissimo, ma necessario, codice comportamentale comune a tutti, team, accreditati e pubblico, e che tuteli tutti.
IL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA E IL SUO MIRACOLO
Per usare le parole stesse di Cate Blanchett, la Mostra del Cinema di Venezia è insomma riuscita a ricreare il miracolo dell’evento cinematografico a cui per qualche mese abbiamo dovuto rinunciare e di cui il cinema stesso vive:
“Estranei che si radunano nel buio pregustando un’esperienza collettiva, un evento”.
Nonostante la selezione ufficiale abbia risentito fortemente dei blocchi imposti sulla circolazione internazionale e, naturalmente, della paura, ancora incombente, di possibili contagi da parte dei partecipanti, Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia, e il suo team sono riusciti a mettere insieme un buon numero di proposte davvero interessanti in tutte e tre le sezioni ufficiali (Concorso Venezia77, Fuori Concorso, Concorso Orizzonti). Ci sono film d’autore, come il pregevole DOROGIE TOVARISCHI! (DEAR COMRADES! – CARI COMPAGNI!) di Andrei Konchalovsky, commedie, come il surreale ed inaspettato MANDIBULES di Quentin Dupieux, documentari – da quello di Gianfranco Rosi, NOTTURNO a quello di Frederick Wiseman, CITY HALL,passando per Luca Guadagnino con il suo SALVATORE – SHOEMAKER OF DREAMS, la scelta non manca -, film horror, gangster movies, come l’originale NIGHT IN PARADISE (NAK-WON-EUI-BAM – UNA NOTTE IN PARADISO) di Park Hoon-jung, e tutti quei lavori capaci di contaminare i diversi generi tra loro creando linguaggi e forme estetiche tutte da scoprire, come l’originale MILA (APPLES – MELE) di Christos Nikou o il grazioso GAZA MON AMOUR di Tarzan e Arab Nasser che stupisce.
“Il programma della Mostra di quest’anno – ha dichiarato Alberto Barbera – , per dirla con Bob Dylan, ‘contiene moltitudini’: di film, di generi, di prospettive. I film invitati sono un numero consistente e solo di poco inferiore alle tradizionali proposte veneziane. Segno che il cinema non è stato travolto dallo tsunami della pandemia”.