MYSTIFY: MICHAEL HUTCHENCE | Il documentario sul frontman degli INXS

La recensione di Mystify: Michael Hutchence
Forse, di quel periodo storico e dei residui del rock, Michael Hutchence resta ancor oggi uno degli epigoni più brillanti. Non a caso, non c’è playlist dedicata agli anni ’80 che non contenga almeno una tra Need You Tonight e New Sensation.
E diciamo “residui” perché, di lì a breve, anche il genere musicale più rivoluzionario (e rivoluzionato) dell’ultimo secolo avrebbe avuto la prima vera grande crisi. Il grunge dei Nirvana prima, il britpop degli Oasis poi, ridefiniscono in maniera definitiva il concetto stesso di rock band, consegnandosi alla storia come ultimi modelli di musica elaborata insieme, per essere suonata insieme.
Durante Mystify questo passaggio di consegne è intravisto in maniera sottile ma non casuale: è la notte dei Brits Awards 1996, Wonderwall vince il premio come miglior videoclip e a consegnare la statuetta ai fratelli Gallagher c’è proprio Hutchence, il quale si becca parole non proprio lusinghiere da parte dei due mancuniani.
Sembra quasi un passaggio di consegne. Il passaggio dagli anni Ottanta ai Novanta porta all’inevitabile fine dell’edonismo, del sex appeal prima di tutto, lasciando le redini del gioco a gruppi difficilmente riconoscibili come modelli da copertina (se non per le loro scorribande notturne).
Alla luce di ciò, è ancor più chiaro il motivo per cui il frontman degli INXS vada inquadrato tenendo conto del periodo storico in cui il successo sia giunto all’apice, giustificandone la progressiva inversione di tendenza nel momento in cui i nuovi ragazzi terribili si facevano largo sulla scena.
Richard Lowenstein ha bene in mente tutto questo e, nel rimettere insieme i pezzi del suo documentario, non perde mai di vista la linea temporale che detta la vita del suo animale da palco. Il lavoro che fa con il materiale di repertorio a disposizione è infatti mastodontico, sulla scia del pluripremiato Amy di Asif Kapadia: filmati privati (girati direttamente da Hutchence), interviste del tempo, spezzoni televisivi, fotografie ed interviste che in voice over fungono da commento alle immagini.
Ne esce un quadro a tutto tondo, che racconta in maniera precisa la debolezza di un uomo terrorizzato dalla solitudine, vittima dei vuoti da colmare. Che poi quei vuoti venissero riempiti con l’oppio o con degli amori momentanei, importa poco.
Michael Hutchence è l’ennesimo divo vittima dello showbiz, andatosene via troppo presto per levarsi tutti i sassolini che aveva nelle scarpe.
Voto: 7/10
La scheda tecnica di Mystify: Michael Hutchence
TITOLO ORIGINALE: Mystify: Michael Hutchence
REGIA: Richard Lowenstein
DURATA: 102 minuti
GENERE: documentario
PAESE: Australia, 2019
FOTOGRAFIA: Andrew De Groot
MONTAGGIO: Tayler Martin