THE KING, l’attualità del medioevo secondo Venezia 76

Il medioevo alla 76. Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia porta il volto del giovane Timothée Chalamet (Chiamami col tuo nome, 2017) che in The King di David Michôd veste i panni di Enrico V. Tra Shakespeare e storia questa volta il cinema sceglie di dare spazio all’aspetto più umano dell’epoca medioevale rappresentando un personaggio senza tempo. Prodotto, tra gli altri, anche da Brad Pitt, The King, che porta anche la firma del regista e attore Joel Edgerton, è stato presentato nella sezione Fuori Concorso di Venezia 76 e sarà presto disponibile su Netflix.
THE KING, LA TRAMA
L’Inghilterra è devastata da guerre e rivolte a cui il re Enrico IV, accecato dalla brama di potere, non sa sa e non intende porre fine, proseguendo una catena di violenza e distruzione che divide il suo paese. Hal (Timothée Chalamet), futuro erede al trono d’Inghilterra, è un principe ribelle e riluttante che sfugge alla vita di corte e vive tra il popolo. Quando però il tirannico padre muore, Hal è costretto ad indossare la corona di re con il nome di Enrico V. Il giovane re si trova così a doversi destreggiare tra la politica di palazzo, il caos, le guerre che il padre gli ha lasciato in eredità, e le vicende emotive della sua vita passata, incluso il rapporto con l’intimo amico e mentore, l’anziano cavaliere alcolista John Falstaff (Joel Edgerton).
THE KING, IL FILM
Il dramma prende spunto dalle vicende di Enrico V d’Inghilterra, re dal 1413 al 1422. Monarca tra i più innovatori del medioevo, conquistò la Franca nella famosa battaglia di Azincourt (1415). La sua figura fu soggetto del dramma senza tempo di Shakespeare che porta il suo nome e di due adattamenti cinematografici di successo. David Michôd e Joel Edgerton hanno però scorto nella storia del giovane re temi contemporanei inesplorati e hanno scelto, nella sceneggiatura di The King, un approccio innovativo al personaggio, alla sua vita e ai suoi tempi. The King infatti mescola il dato storico con la finzione letteraria in una chiave di lettura moderna che si concentra sulla disanima delle insidie del potere, della brutalità della guerra e della vanità degli uomini i cui danni continuano a riversarsi sulle generazioni a venire.
Se si può accusare gli sceneggiatori di scarsa fedeltà ai dati storici, bisogna però riconoscere che il lavoro di Michôd ed Edgerton ha dato vita ad un personaggio, quello di un giovanissimo Enrico V, completo, moderno e stimolante, non privo di contraddizioni, ma umanamente e storicamente realistico.
Hal, Enrico V, è un ragazzo dal temperamento forte, tormentato ma capace di una visione lucida e determinata delle cose, sia allivello politico che personale. Il suo personaggio si fonda principalmente sulla sua totale assenza di brama di potere, che in un primo momento lo porta a rifuggire più possibile dall’idea di diventare re. Eppure, una volta investito di una responsabilità dalla quale non può più sottrarsi, quella stessa mancanza di vanità e desiderio di comando gli consentirà di operare scelte illuminate e, pur commettendo alcuni errori, di riuscire a restare fedele al suo obiettivo di portare la pace e l’unità al suo popolo.
Nella precisa e aderente interpretazione di Timothée Chalamet, Enrico V, diventa il ritratto senza tempo ed estremamente positivo di un giovane uomo, pervaso da grandi ideali, investito di grandi responsabilità, coraggioso ma al tempo stesso appesantito da tremendi dubbi e soprattutto capace di scorgere con onestà gli errori propri e altrui. Joel Edgerton, taciturno e forte Falstaff, affascina, mentre Robert Pattinson, seppur nel breve spazio delle poche scene in cui compare il delfino di Francia, stupisce per un accento francese del tutto inaspettato e credibile.
Quello creato da David Michôd in The King è un medioevo tratteggiato con semplici schizzi, che però non tradiscono il contesto storico e offrono un quadro comunque chiaro e una prospettiva umanamente diversa dell’epoca.
“Non mi sono mai sentito molto vicino a spade e cavalli. Ma più ne parlavamo e approfondivo le ricerche, più mi entusiasmavo all’idea di ritrarre il Medioevo – con le sue ombre, la sua brutalità, la precarietà tra la vita e la morte, il suo misticismo – in modo crudo e umano allo stesso tempo” ha detto il regista David Michôd