BOYS CRY (LA TERRA DELLABBASTANZA) | Sorpresa italiana alla Berlinale 68

Molto giovani, giovanissimi ed esordienti, sono i sorprendenti registi romani Damiano e Fabio D’Innocenzo che presentano nella sezione Panorama della 68. Edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino il loro primo film, La terra dell’abbastanza, storia di due amici ambientata nella periferia romana, una sorta di romanzo di formazione criminale di grande tensione narrativa, con Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti e Milena Mancini, Luca Zingaretti e Max Tortora.
Mirko (Matteo Olivetti) e Manolo (Andrea Carpenzano) sono due giovani amici della periferia romana. Mirko e Manolo sono bravi ragazzi, ma una notte investono un uomo e, terrorizzati, decidono di scappare. La tragedia però si potrebbe rivelare un apparente colpo di fortuna, perché l’uomo che hanno investito è in realtà un pentito di un clan criminale della zona. Uccidendolo i due ragazzi si sono involontariamente guadagnati un ruolo, il rispetto e il denaro che non hanno mai avuto. Quello che però sembra apparentemente un lasciapassare verso il paradiso, in realtà non è altro che un biglietto d’ingresso per l’inferno.
Una splendida fotografia, scarna e oscura, una coinvolgente e toccante sceneggiatura e un’intensa interpretazione sono solo alcuni tra i pregi di questa opera che è una vera rivelazione in ogni senso. La terra dell’abbastanza è una storia dura e formidabile, i cui tempi narrativi sono in grado di lasciare impietriti dallo stupore. Un racconto che attraverso i suoi personaggi ridefinisce continuamente il concetto di vittima.
La prospettiva di potere, per quanto effimero e malvagio, e il sogno di facili e abbondanti guadagni in un attimo spazzano via la spensieratezza adolescenziale e le speranze di un futuro migliore di Mirko e Manolo, che si trasformano. Eppure la parte sana di loro continua a vivere nascosta e li corrode dentro come un cancro. Ogni scena de La terra dell’abbastanza riesce non solo a raccontare una storia di borgata e di criminalità, ma mette anche in evidenza lo sviluppo di un tragico conflitto interiore. Quella che Manolo e Mirko vivono è più di tutto una guerra della coscienza, che, prima repressa e anestetizzata, improvvisamente torna a farsi sentire con tutta la potenza dell’affetto che li lega. Il dramma che nasce da una condizione di miseria devasta e investe tutto e tutti come solo il cinema neorealista sapeva mostrare.
Per quanto il tema del film possa apparire ormai stantio per un certo cinema di genere e i riferimenti cinematografici siano molteplici, i gemelli D’Innocenzo riescono a rigenerarlo con uno stile che impressiona nella sua semplicità.