GREEN BOOK | Viggo Mortensen invita a fare un viaggio

C’era una volta negli anni ’60 negli Usa un eccezionale pianista di colore la cui figura esulava da ogni schema e c’era un bianco italoamericano che gli fece da autista e che comprese, prima dei tempi, quanto l’esteriorità e i preconcetti ingannino. Sembra un racconto di formazione, ma si tratta di una storia vera e a narrare la straordinaria amicizia che legò queste due persone così agli antipodi è il regista Peter Farrelly in un film che ha il calore e il colore di un viaggio intimo, garbato e divertente, Green book, presentato alla 13. edizione della Festa del Cinema di Roma.
Viggo Mortensen, presi quasi 20 kg in più rispetto al suo peso, in Green book è Tony Lip, pseudonimo di Frank Anthony Vallelonga. Dopo aver lavorato come buttafuori nei nightclub newyorkesi e prima di diventare un attore (Il Padrino, 1972, I Soprano, 2001- 2007), Tony visse una delle esperienze più toccanti della sua vita: fu scelto dal pianista e compositore Donald Walbridge Shirley come suo autista personale per una sua tournée nel sud degli States. Mahershala Ali (Moonlight, 2016) è Don Shirley.
È il 1962, quando l’italoamericano Tony, per mantenere la sua famiglia, accetta di lavorare per il pianista afroamericano Don Shirley e lo accompagna per due mesi in tour nel sud, in quegli stati in cui vive ancore una fortissima intolleranza razziale. Nonostante le differenze e gli iniziali contrasti, tra i due si instaura una inaspettata amicizia.
Un elegante afroamericano dall’aspetto raffinato seduto a bordo di una Cadillac guidata da un autista bianco dall’apparenza un po’ grossolana è l’immagine che sintetizza la storia di questa singolare amicizia al di fuori di ogni stereotipo e di Green book nel complesso. In un’America che considera i neri perlopiù ancora come come schiavi, la vita di un pianista virtuoso come Don Shirley, pur avendo raggiunto fama e ricchezza, è assai dura e condannata ad una profonda solitudine. “Sono troppo nero per essere come un bianco e sono troppo bianco per essere un vero nero”: è ciò che dice Don al suo autista Tony in un momento di sfogo molto personale.
In questo rovesciamento Tony si inserisce con involontaria discrezione e apparente indifferenza, ma, al di là della sua esteriore semplicità, l’autista non è affatto stupido. Sa qual è il suo posto, sa come vanno le cose nel suo paese e sa come gestire le situazioni e difendere il suo capo senza esasperare gli animi. Tra Don e Tony si crea così un equilibrio straordinario. Mentre il pianista porta avanti la sua silenziosa e dolorosa lotta per affermare il valore della persona al di sopra della razza, il suo autista difende i suoi interessi, ma al tempo stesso anche la causa del suo capo. Ciascuno dei due però, in questo viaggio attraverso la parte più razzista del paese, riesce a dare qualcosa all’altro in una consonanza umana che si muove tra tenerezza e profondo rispetto reciproco.
Il personaggio di Tony, nella squisita interpretazione di Mortensen, è la chiave che dimostra quanto le apparenze siano inutili e ingannevoli e Don sembra comprendere questo importante aspetto del suo autista sin dal principio.
“[Green book] È un film davvero speciale – spiega l’attore Viggo Mortensen nel suo intervento alla Festa del Cinema di Roma -. Non ti dice cosa devi pensare o ascoltare, è un invito a fare un viaggio, a ridere, a piangere e a riflettere sui limiti delle prime impressioni. Non è una lezione forzata, ma una bella storia presa dal passato, che può aiutarci a capire e riflettere. Penso che queste storie siano molto importanti in qualsiasi momento”.
Green book è un delizioso insieme di piacevoli sorprese e interessanti scoperte, per la sua storia, per i suoi personaggi e finanche per la realizzazione stessa del film. Per interpretare il suo personaggio Viggo Mortensen ha personalmente frequentato la famiglia di Tony Vallelonga. Accolto come fosse un nuovo membro della calorosa, piccola comunità di italoamericani, Mortensen ha direttamente sperimentato con loro il clima e il modo in cui è vissuto il suo personaggio Tony. Ha anche assaporato con piacere e divertimento le abbondanti abbuffate dell’accogliente cucina nata nel sud d’Italia e trapiantata negli States e ha ascoltato con attenzione i racconti dei familiari di Tony su di lui.
“Io non sono italiano – ha raccontato Mortensen – , ci sono attori italoamericani davvero bravi e io ero cosciente dei miei limiti e della mia responsabilità. Volevo assolutamente evitare che il personaggio di Tony finisse per diventare una caricatura. Volevo renderlo nella maniera giusta e in questo ho ricevuto un grande aiuto in particolare da parte della famiglia Vallelonga che mi ha dato molte indicazioni. Prendere quasi 20 kili è stato un piacere, un po’ più difficile è stato perderli! Per quanto riguarda la lingua non ho avuto un coach, posso parlare un po’ di italiano. Ma non è solo una questione di lingua. A New York si è creata una comunità che mischia dialetti del sud d’Italia con l’inglese e modi tipici degli italiani con i modi americani, per questo per me è stato importante frequentare direttamente la famiglia Vallelonga”
La famiglia di Tony ha inoltre direttamente partecipato alla realizzazione del film. Suo figlio Nick Vallelonga, è sia sceneggiatore che interprete nel film di uno dei membri della famiglia di Tony. Con lui anche il cognato di Tony in Green book veste i panni del padre di Dolores, la moglie del protagonista.
Green book, distribuito in Italia da Eagle Pictures, sarà nelle sale a partire dal 7 febbraio 2019.