Loro 1 e 2 | L’originalità di Sorrentino, secondo Sorrentino

Gli hanno detto di voler imitare Kubrick, Fellini e Scorsese, ma Paolo Sorrentino ha avuto una risposta furba anche per questo genere di allusioni: “bisogna imitare i capolavori e, nella misura in cui non ci si riesce, si è originali”. Che sia un capolavoro o meno, Loro 1 e 2 ha certamente confermato lo stile estetizzante e furbescamente equilibrato del regista campano di fama internazionale.
Dopo l’entusiasmante fatica della serie The young Pope, Sorrentino sembra aver preso gusto nel dedicarsi ai lunghi lungometraggi e in conferenza stampa parla del suo doppio film su Silvio Berlusconi come di un fatto necessario.
“Volevo indagare la dimensione dei sentimenti che stanno dietro il personaggio. In particolare volevo sondare alcuni sentimenti molto forti che aleggiano in tutti: la paura, la vecchiaia, la morte. In questo sta la dimensione di attualità del film. Direi che Loro si potrebbe definire un film in costume, un racconto di finzione che narra di fatti verosimili o inventai. Racconta i sentimenti delle persone, quelli che rimangono nei secoli e che in quel periodo sono stati particolarmente vitali e ineluttabili”
Un film politico? No affatto. Sorrentino ha fatto un film che racconta della tenerezza e per quanti dovessero avere l’orticaria nell’associare questo sentimento ad un personaggio come Berlusconi, il regista spiega:
“Più di tutto volevo parlare del sentimento della tenerezza, senza emettere giudizi. Non volevo puntare il dito contro nessuno. Un libro o un film possono essere gli ultimi avamposti della comprensione di una cosa, un rischio che bisogna correre anche di fronte a cose moralmente discutibili. Loro ambisce a tratteggiare, per squarci o intuizioni un momento storico definitivamente chiuso, che in una visione molto sintetica delle cose, potrebbe definirsi amorale, decadente, ma straordinariamente vitale”
Nemmeno si parli di film ideologico. Berlusconi è un personaggio ormai talmente noto che serviva, secondo Sorrentino, una chiave nuova, diversa per parlarne. In Loro quindi tutto parte da una storia d’amore, ma Veronica Lario, interpretata da una straordinaria Elena Sofia Ricci, ricopre un ruolo chiave in questo racconto.
“Loro non è un film schierato o ideologico. Sarebbe stato anche stupido farlo dal momento che si tratta di questioni già ampiamente sviscerate. Io volevo sondare i sentimenti che stanno dietro l’uomo politico, non si tratta di una difesa o di un attacco al personaggio. Il personaggio di Veronica rappresenta in questo senso la controparte, ma ciò non significa che sia d’accordo con lei”
Insomma in Loro certamente l’originalità spiazzante non manca, ma la creatività forse è più spesa su i vari “loro”, frutto di dell’inventiva del regista, che nel film ruotano attorno a “lui”, Silvio Berloscuni.
“Il gioco del chi è chi è legittimo ma da rotocalco, non ha senso farlo. Nel film ci sono personaggi reali con i propri nomi e quelli che non hanno nomi reali vuol dire che non corrispondono esattamente ad un personaggio esistente né qualcuno che io volessi chiamare in causa. Con i personaggi reali naturalmente la libertà creativa viene contenuta. Con il personaggio del Papa in The Young Pope ho avuto certamente più libertà perché non si trattava evidentemente di un personaggio reale, e mi sono divertito ad inventare completamente. In questo caso però ero vincolato dalla necessità di restare entro una cornice di verosimiglianza assoluta”
Al livello del messaggio politico però Loro di Sorrentino offre una piccola sfumatura interessante: Silvio Berlosconi è certamente un “lui” a cui molti di “loro” ambiscono arrivare con bramosia spropositata, ma dietro di “lui” c’è un “dio”, ignoto e nascosto, assai più potente di lui.