Silvio, Beato lui ma il santo è Buttafuoco
Problema: come riempire una sala in pieno luglio, con un caldo africano, a Roma, presentando un libro?
Soluzione e svolgimento: prendi Pietrangelo Buttafuoco, lo ospiti da Comin & Partners e chiedigli di presentare il libro sul Cavaliere.
Risultato: sala piena…gioco, partita, incontro!
Edito per Longanesi, Beato lui, non è una biografia, non è un saggio dal tono accusatorio o difensivo, ha il sapore e la fluidità del romanzo ma non è un romanzo, Beato lui è Berlusconi raccontato come Capo di partito a Roma, Capo d’azienda a Milano e Capo del villaggio in Sardegna.
Se, come dice lo stesso Pietrangelo riferendosi a Berlusconi, come ha cambiato lui tutti, forse solo la minigonna di Mary Quant ecco che Buttafuoco fa lo stesso con l’arte della scrittura e figuriamoci se il protagonista del suo libro è il Silvio nazionale.
“Dopo di lui- poveri noi- solo la noia”
Frase coraggiosa, sincera, frase ahimè per noi vera perché è altrettanto vero il fatto che con la morte di Berlusconi, personaggio che può piacere o no, si volta l’ultima e definitiva pagina di un romanzo tutto all’italiana ed al momento, almeno di quel filone narrativo, in circolazione non ce ne sono altri…aspiranti copie forse ma pur sempre copie.
Buttafuoco, attraverso Silvio, riesce a dare un tono dinamico anche al calcio; in un’estate in cui il calciomercato profuma solo d’Arabia Saudita e stipendi da capogiro, ci ricorda gli aneddoti legati al passato del grande Milan o dell’ultima creazione ad immagine e somiglianza berlusconiana: il Monza, quello della promozione in Serie A, quello dell’uno a zero alla Juventus della Famiglia Agnelli.
Non mancano chiaramente le donne ma d’altronde…come potrebbero in un libro del genere mancare?
Alte, sui tacchi, bionde, tutte o quasi intorno a lui, raccontate da Pietrangelo Buttafuoco è come immaginarsi Silvio in un campo di grano, lui così dannatamente Silvio, così Beato.
In politica Silvio non è stato figlio del modello di quel genio di Machiavelli, né del grande Sun Tzu.
È riuscito a mischiare così tante volte le carte che il modello in cui si può inquadrare è forse uno solo: quello berlusconiano e basta, il resto sono chiacchiere da bar, da giornalisti in cerca di scoop tra un’accusa e l’altra. Buttafuoco lo racconta e basta ma lo fa a modo suo ed è questa la differenza con tutti gli altri.
Quel Cavaliere che dormiva poco perché considerava uno spreco il non vivere, ha sconfitto la noia una volta per tutte il dodici giugno; riprendendo dal libro il paragone con Luigi XIV dove anche Silvio Berlusconi poteva ben dire, nel suo secolo, “Io sono il Sole” da quel dodici giugno il sole, dopo mille e passa temporali in vita può finalmente tramontare.