Pirati gentiluomini
Tra i banchi delle superiori un bel ragazzo di nome Gog si innamora a prima vista di una ragazza, la signorina Cultura. Inizia a guardarla con occhi diversi, al confine con l’essere stalker seriale fa ricerche su di lei, la tipa ha una lista di ex niente male (si narra che in un periodo dell’anno ha il potere di diventare una Strega e chiunque giri mano nella mano nei corridoi scolastici con lei puntualmente diventa il rappresentante d’istituto). Tra i suoi ex amanti ci sono nomi di un certo spessore come Flaiano, Pavese, Moravia, Eco per dirne qualcuno. Anche quelli ai quali ha gentilmente offerto il mai simpatico “due di picche” non è che siano proprio quelli dell’ultimo banco e qualche bacio di nascosto, si dice, glielo abbia comunque concesso. Ne sanno qualcosa Malaparte, Pasolini, il bel Gassman e Calvino, quest’ultimo diciamo che più di una volta si è avvicinato a ricevere qualcosa di più di un bacio ma, nei periodi stregati, Cultura rimane fedele ad un solo amato.
Passano gli anni, Gog prende coraggio e prima della maturità decide di farsi avanti “mi piaci, perché non ci conosciamo meglio?” Cultura ci sta “va bene, proviamoci”.
Gog è innamorato, appena può organizza feste per lei, invita tutti i suoi amici per fargli capire quanto ci tiene e per un po’ di tempo le cose sembrano funzionare: serate a teatro, feste in Toscana, baci appassionati al centro di Roma, in un angolo di Via dei Coronari… la coppia arriva anche in TV, tutto per il meglio, i due si proteggono a vicenda.
La quiete prima della fottuta tempesta.
Cultura inizia ad essere strana, il suo parlare in codice diventa sempre di più ardua decifrazione per il giovane Gog, arrivano i primi paletti d’azione, lei li chiama libertà 2.0 lui li chiama cancelletti (quelli internazionalmente colti decidono di appellarlo con il “periodo degli hashtag”), confabula parole con lettere a caso tipo ISBN.
Il rumore delle lancette sull’orologio di Cultura è assordante, quel TikTok è solo un preavviso, il crack definitivo tra i due è dietro l’angolo. Alle feste che Cultura organizza, il non più novello Gog inizia a sentirsi stretto, è innamorato di lei ma odia gran parte dei suoi amici. Cultura ne combina una dopo l’altra, decide addirittura di iscriversi su Tinder con uno pseudonimo di dubbio gusto “Kultura”, Gog ha capito tutto ma la aspetta. Magari è solo una scappatella estiva. D’un tratto arriva l’ennesima dimostrazione che Cultura non è più la stessa “se vuoi ancora stare con me e vogliamo riscrivere la nostra storia, accetta la mia svolta creativa, e prendiamo casa a Torino, ho trovato lavoro a tempo determinato in una scuola privata, mi sembri si chiama Holden”, Gog prova a farla ragionare “è un lavoro del cazzo, dai e fermati a pensarci un attimo, il nostro amico Prezzolini cosa ne penserebbe?”.
Niente da fare la parte malata di Cultura ha la meglio, da Strega ormai una buona parte di lei si è piegata a Kultura. Ci sono lampi sporadici di lucidità ma Gog è sull’orlo della crisi di nervi. Altro che scappatella estiva questo è un disastro in piena regola. Kultura lo tradisce appena può… l’hanno vista tutti in Via della Distribuzione, si prostituisce per poco, per trenta danari. Gog non può più sostenere tutte quelle spese per lei, decide quindi di uscire poche volte l’anno ma quando lo fa deve essere impeccabile, senza sbavature e con uno stile ben preciso: forte e fuori dai dettami.
A Milano succede il pasticciaccio: classica e noiosa solita festa da salotto, Gog d’un tratto ricorda il miglior Orlando… Gog perde il senno. Gog è furioso e davanti a tutti gli invitati imbellettati si slaccia il bottone della camicia, si tira su le maniche, sale sul tavolo e annuncia in maniera poco ortodossa che si è rotto letteralmente le palle di tutti compresa Kultura. Nessuna coriandolata futurista ma Filippo Tommaso guarda soddisfatto il tutto dall’alto. Kultura e Gog tornano in macchina assieme, lei ha preso casa a Via della Distribuzione lui a Viale Facciamo un po’ come ci pare, la storia è ufficialmente finita.
Manifesto dell’editoria, ultimo fiore all’occhiello edito da Gog, è un destro in pieno petto al mondo degli editori, distributori e buona parte degli addetti ai lavori. È un rabbioso e disperato gesto di libertà (perché ridurlo a pamphlet è sbagliato), è issare la Jolly Roger al Port Hercule di Monaco bevendo una Peroni da 66. È presentarsi in felpa con cappuccio ad una tavola rotonda dove tutti sono in giacca e cravatta consapevoli che non conta l’abito ma il cuore ed il cervello del monaco.
Le recensioni standard del libro cercatele su altri siti, sotto altre firme… opera forte richiede articolo/recensione fuori gli schemi: lunga vita ai ribelli, a quei nodi che spezzano i pettini, a chi sa fare cultura sia chiudendosi il bottone sotto al collo della sua camicia bianca sia a chi tira su la zip della sua felpa, non importa come si fa cultura ma facciamola a nostra immagine somiglianza, facciamola da noi… facciamola libera.
In bocca a lupo romantici guerrieri rompipalle di Gog.
“Coraggiosi, noncuranti, beffardi, violenti –
Così ci vuole la saggezza:
che è femmina e sa amare solo il guerriero”
(Federico Guglielmo da Röcken)