Assisi, Santo e Papa Francesco si incontrano: ‘basta cristiani da pasticceria’
Il 4 ottobre 2013, in occasione della festa di San Francesco, Papa Bergoglio si è recato nella città di Assisi per rendere omaggio al patrono d’Italia. Si è trattato di un incontro spirituale storico, fuori da ogni materialismo, avente lo scopo di rendere la Chiesa più povera, quindi umile ed a misura degli umili.
Un evento mediatico senza precedenti che ha ricordato la giornata mondiale della gioventù del 2000, quella celebrata da Papa Giovanni Paolo II, alla quale parteciparono oltre 2 milioni di giovani.
Molti giovani si sono recati ad Assisi anche per l’incontro tra i due ‘poverelli’, San Francesco e Papa Francesco. Il messaggio che il vescovo di Roma ha voluto dare alla folla è stato chiarissimo: «La Chiesa, ovvero tutti noi, deve spogliarsi della mondanità, che la porta a vanità, orgoglio e idolatria. L’idolatria, oggi, è il peccato più forte. La Chiesa non ha bisogno di cristiani da pasticceria».
Cristiani da pasticceria, ovvero gente bella da vedere ma insapore. Parole che sembrano esser state pronunciate dallo stesso San Francesco: «la mondanità è la lebbra, il cancro della società. La Chiesa deve spogliarsi della mondanità. Gesù dice non si può servire a due padroni: o Dio o il denaro».
Un messaggio che dovrebbe arrivare soprattutto ai giovani, sempre più scevri di valori positivi ed educazione. Ma passeggiando per le vie di Assisi, e chi c’è stato può averlo notato con facilità, durante quella bellissima giornata, rovinata solo da qualche breve acquazzone, i contrasti emersi sono stati molti. Fra i cristiani presenti i più interessati e rispettosi sono stati quelli adulti, le famiglie in particolar modo. Buona parte dei giovani invece, almeno la metà, sembrano non cogliere il vero valore di quella giornata: sdraiati a terra, fumanti e disinteressati alle funzioni liturgiche.
Da una recente indagine, condotta dall’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica, Istituto demoscopico Ipsos e Fondazione Cariplo, emerge poi che in Italia solo il 56% dei giovani, di età compresa tra i 18 ed i 29 anni, sono cattolici.
Quello che serve quindi a questa riforma ‘umile’ della Chiesa non sta solo nel mettere a dieta i cristiani da pasticceria ma soprattutto recuperare tutti quei giovani che, seppur si definiscono cristiani, ancora non hanno colto il vero significato della Fede ed i benefici che questa può infondere nello spirito.
Enrico Ferdinandi
(@FerdinandiE)
6 ottobre 2013