EURISPES: Italia a rischio di una bomba sociale
I dati statistici che ci riportano le cifre relative al grado di povertà e disoccupazione del nostro Paese appaiono piuttosto discordanti e aleatorie, in quanto sottoposte ad analisi di medio o lungo periodo. Si parla comunque di 8 milioni e più di persone che vivono sotto la soglia di povertà, mantenendoci in classifica europea secondi alla Grecia.
Le dichiarazioni date alle stampa da Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, l’Istituto privato che si occupa di analisi politiche, economiche e sociali, sembrano quanto mai lo specchio della realtà che stiamo vivendo. Lo stesso tiene a mettere in risalto come il recente Rapporto Eurostat 2012 vada a confermare quanto già rilevato dagli studi Eurispes fin dagli anni Novanta.
Bomba sociale
“ La povertà in Italia è un problema più grave di come viene giornalmente descritto “ – esordisce Fara – dimostrando che le nostre stime non solo non fossero esagerate ma addirittura approssimate per difetto”.
Infatti, prosegue il Presidente Eurispes, “Ci stiamo avvicinando alla profezia che lanciammo fin dagli anni ’90, quando sostenemmo che la popolazione italiana si stava avviando a dividersi in tre categorie: un terzo di poveri, un terzo di blindati e un terzo sulla via della progressiva proletarizzazione. Stiamo parlando di una vera e propria bomba sociale perché a chi vive nel disagio bisogna aggiungere circa 25 milioni di persone appartenenti al ceto medio che vivono sempre più in una condizione di instabilità e precarietà”.
Parametri fuori dalla realtà
“La verità è che – fa notare Gian Maria Fara – in Italia manca un sistema di rilevazione serio che prenda in considerazione parametri più aderenti alla realtà. Se si pensa che il parametro per stabilire la soglia di povertà è 990,88 euro di reddito per un nucleo familiare composto da 2 persone, significa pensare che una famiglia che tira avanti con 1.000 euro al mese sia benestante. Un’assurdità|! Tutto ciò segnala la necessità che la politica torni a governare i processi economici e sociali perché non possiamo restare ostaggio della finanza, della burocrazia e delle banche.”
A.G.Arcuri
Roma, 10 dicembre 2013.