Le nuove bombe nucleari Usa sono giunte in Italia

Sono da poco arrivate in Italia, ad Aviano e Ghedi, le nuove bombe nucleari Usa B61-12.
Questo è quanto dichiarato da Hans Kristensen, studioso della Federation of American Scientists.
La notizia è giunta poco tempo dopo le ultime dichiarazioni di Emmanuel Macron sulla messa a disposizione dell’Europa dell’arsenale nucleare francese.
Si tratta di ordigni più precisi e potenti, rispetto a quelli impiegati finora, e si inseriscono in un quadro geopolitico caratterizzato da non pochi paradossi strategici: come arrivare alla pace se si continua ad alimentare l’arsenale?

Le nuove bombe Usa
Le nuove bombe nucleare tattiche, denominate B61-12 e successive alle B61 (risalenti agli anni Sessanta), erano già state annunciate tempo fa, alla terza Conferenza degli Stati Parti del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari: un accordo firmato da 98 Stati del mondo su 197, tranne che dall’Italia, che non si è neanche presentata alla Conferenza.
Le B61-12 sono molto più precise delle vecchie, in quanto dotate di un sistema di guida con coda aerodinamica. Possiedono anche una potenza esplosiva superiore e regolabile, con un range stimato tra 0,3 e 50 kilotoni: la bomba su Hiroshima era di 15 kilotoni.
Bombe in Italia: le basi di Aviano e Ghedi
Gli ordigni fanno parte del programma di condivisione nucleare della Nato (Nuclear Sharing), un accordo che prevede che alcuni paesi dell’Alleanza possano ospitare testate statunitensi sul proprio territorio, addestrandosi in caso di conflitto.
La presenza di bombe americane non è un fatto solo italiano, bensì coinvolge anche altri Paesi, come la Germania, l’Olanda, il Belgio e la Turchia.
Ma è il nostro Paese ad avere il numero più elevato di armi nucleari Usa, nonché l’unico con due basi: la prima ad Aviano, in Friuli-Venezia Giulia (dove sono stimati tra i 20 e i 30 ordigni), la seconda a Ghedi, vicino Brescia (dalle 10 alle 15 unità).

Il perché delle B61-12
Come giustificare la presenza diffusa di bombe nucleari statunitensi in Europa, che diventa così un diretto bersaglio di Mosca, l’Italia in primis? Il motivo va sicuramente rintracciato nel recente atteggiamento di deterrenza e di intimidazione nei confronti della Russia.
Una nota discordante però c’è e si chiama Donald Trump: perché dimostrare di avere così tanta fretta di concludere la guerra in Ucraina per via diplomatica, per poi continuare ad alimentare l’arsenale europeo, un atteggiamento che fa pensare più a un’escalation?
Sono proprio tali contraddizioni, ingredienti fondamentali di ogni guerra, ad aumentare il timore generale.