La GPA sarà “reato universale”: avanza l’ipotesi reddito di maternità
La commissione Giustizia del Senato ha dato ufficialmente il via libera al disegno di legge renderà la maternità surrogata “reato universale”. I gruppi hanno ufficialmente dato il mandato al relatore per l’approdo del testo in Aula.
Come previsto, il centrodestra è a favore, mentre restano contrarie tutte le opposizioni. Gasparri, invece, rilancia la sua proposta di reddito di maternità.
Lo scontro sulla GPA
Il provvedimento voluto da Fratelli d’Italia incarna la volontà diretta della stessa premier Giorgia Meloni. Ma non solo, hanno espresso la propria soddisfazione anche del capogruppo alla Camera Tommaso Foti che afferma la volontà di dire “basta al business esecrabile di commercializzazione del corpo femminile e di bambini”. Nonché, anche la vice capogruppo di Fdl alla Camera Augusta Montaruli che sostiene che tale ddl introduca “il diniego a una pratica indegna, che trasforma il corpo delle donne e la procreazione di bambini come merce da vendere al miglior offerente”.
Non si è fatta attendere la risposta del senatore del Pd Alfredo Bazoli: “È francamente inaccettabile che si facciano le corse per approvare in commissione un provvedimento che non è neanche calendarizzato per l’Aula e ci sia il totale silenzio, da parte dei presidenti di commissione, sul fine vita che invece è in calendario per l’aula il 17 settembre. Su quel disegno di legge non si fa niente, non sono state convocate le commissioni mentre si obbliga la commissione Giustizia a lavorare a tappe forzate per chiudere un provvedimento, quello sulla maternità surrogata, che ha carattere ideologico e interessa alla maggioranza”. Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra ha affermato che “una proposta di legge che chiede la deroga al principio di territorialità, basandosi sul riconoscimento, a livello universale, del disvalore della Gpa, è inammissibile, trattandosi di un percorso legale in diversi Paesi europei e nel mondo”.
La proposta del senatore Gasparri
Nel mentre, Gasparri ha rilanciato la proposta di reddito di maternità annunciata lo scorso febbraio al congresso di Forza Italia. La proposta, che non va attribuita a nessuno, afferma Gasparri, “se non alla mia coscienza”, prevede un reddito di 1000 euro al mese fino al compimento del quinto anno d’età del figlio, alle donne in difficoltà economiche e con un ISEE fino a 15 mila euro, se rinunciano ad abortire. Per ogni figlio, inoltre, dal terzo in poi, scatterebbe una maggiorazione di 50 euro al mese (100 se portatori di disabilità). Quali sarebbero le coperture? Il testo indica una previsione di spesa annua fino a 600 milioni di euro che verrebbe coperta da un fondo ad hoc previsto a decorrere dal 2024.
Nonostante ciò, il senatore ha ribadito che l’ipotesi di copertura è figlia di un calcolo statistico e che non sarà in grado di prevedere precisamente quanto costerà mettere in piedi tutto ciò. Ma ha ribadito che si tratti di “un’opportunità che nasce da una scelta della donna”. Infine, rifendosi al fatto che il reddito sarebbe previsto solo per donne italiane ha spiegato di aver “usato il criterio della cittadinanza italiana non come un concetto etnico ma amministrativo e giuridico. Vorrei evitare che una canadese, nel senso di non italiana, possa venire qua per approfittarne“.
Criticità del reddito di maternità
Per quanto sia vero che alcune donne scelgano di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza per motivi economici – e per questo la legge 194 ha varie parti tra cui l’articolo 5 – bisogna ricordare che l’aborto può essere esercitato anche solo per ragioni economiche. Quindi, va bene dare un’alternativa fintantoché rimane la libertà di scelta. Il problema, però, è che quest’alternativa sembri un po’ finta e pericolosa. Innanzitutto, perché il reddito, essendo pensato per ISEE non superiori ai 15.000 euro, è destinato a poche persone. Si tratta di una finestra troppo bassa. Avere un ISEE di 16.000 o 20.000 euro non significa non avere bisogno di aiuto. Stesso discorso vale per la “clausola dell’italianità”. Come non bastasse, la finestra temporale quinquennale sembra troppo breve considerando che la maternità non smette certo di comportare problemi superata la suddetta soglia.
La soluzione proposta da Gasparri non sembra veramente risolutiva. Si sta tamponando un problema che è fondamentalmente sistemico: quello del rapporto tra figura di madre e di donna lavoratrice. Due ruoli ad oggi ancora incompatibili nel nostro paese se non passando attraverso una marea di sacrifici. È su questo problema che si dovrebbe intervenire con maggiori sussidi economici. Se si vuole dare un’alternativa mantenendo la libertà di scelta lo si fa cambiando il paradigma. Inoltre, la proposta di Gasparri potrebbe rappresentare addirittura un boomerang dal punto di vista etico: se questa proposta si applica solo agli ISEE inferiori ai 15.000 euro ci sta il rischio che molte donne scelgano di proseguire nella propria gravidanza, pur non volendola, solo per motivi economici.