L’USIGRai denuncia la nuova par condicio

Il 10 Aprile l’USIGRrai ha emesso un comunicato stampa per criticare una delibera approvata dalla Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Questa è inerente alla campagna elettorale per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno.
Sono immediatamente state prese posizioni avverse alla delibera dai vari partiti all’opposizione. Mentre, i partiti che sostengono il governo, intuibilmente, hanno difeso il provvedimento.
La modifica dello schema di delibera dell’Agcom
Il 9 aprile si è riunita la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, meglio detta “Commissione di Vigilanza Rai”. In breve, 20 deputati e 20 senatori hanno il compito di nominare alcuni dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai e di controllare il rispetto delle direttive ricevute dal servizio pubblico. Presidente della Commissione è Barbara Floridia, senatrice del Movimento 5 Stelle. La sua presenza è atta a garantire il principio di pluralismo dell’informazione. La Commissione ha esaminato lo schema di una delibera dell’Agcom. La sua autorità, in quanto indipendente, ha il compito di tutelare la concorrenza nel mercato della comunicazione e i consumatori.
Più nel dettaglio, la delibera riguarda la comunicazione politica inerente alla campagna elettorale per le elezioni europee dell’8 o 9 giugno. In tal senso, l’Agcom ha il compito di tutelare non solo il pluralismo dell’informazione, ma anche il rispetto del principio di par condicio. Quest’ultima espressione indica l’insieme delle regole che servono a far sì che tutti i partiti abbiano lo stesso spazio negli spazi d’informazione durante le campagne elettorali. Ora, durante l’esame della delibera, la Commissione di Vigilanza Rai ha approvato alcuni emendamenti che modificano lo schema di delibera dell’Agcom. Quelli più contestati dai partiti di opposizione sono stati i due proposti da Francesco Filini (FDI), Maurizio Lupi (Noi Moderati) e Giorgio Maria Bergesio (Lega).
Gli emendamenti più cruciali
Il comma 6 dell’articolo 4 della delibera, modificato dalla Commissione, stabilisce che durante la campagna elettorale per le europee “i programmi di approfondimento informativo, qualora in essi assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politico-elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia possibilità di espressione ai diversi soggetti politici, facendo in ogni caso salvo il principio e la necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative”. Ha senso temere che le nuove regole per la par condicio si sbilancino troppo a favore del governo? Secondo l’opposizione, il passaggio critico inizia da “facendo in ogni caso salvo…”. Infatti, secondo il passaggio in questione, i politici durante la campagna elettorale avranno più spazio di altri se parleranno delle loro “attività governative”. Nella prima versione dell’emendamento c’era scritto «facendo in ogni caso salvo al principio della “notiziabilità” giornalistica», ma è stato poi eliminato nella riformulazione dello stesso.
Il comma 4 dell’articolo 4, invece, è cambiato in modo tale che, nella partecipazione a “programmi di informazione”, per i “rappresentanti delle istituzioni” valgono le stesse regole che valgono per gli altri candidati ed esponenti politici, “salvo intervengano su materie inerenti all’esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte”. Dunque, il secondo emendamento dà possibilità di avere più spazio in tv e radio rispetto a chi rappresenta un’istituzione. A difesa di questa misura, Filini ha ribadito “il diritto dei cittadini di essere puntualmente informati […] sulle attività intraprese dallo stesso esecutivo”. In sostanza, i partiti che collaborano col governo pensano che si debba dare più spazio ai politici che rappresentano, appunto, il governo, perché possano spiegare le attività istituzionali senza fare campagna elettorale.
La denuncia dell’Usigrai
“Ministri e sottosegretari non avranno alcun vincolo di tempo nei programmi e potranno dire ciò che vorranno purché riferito all’attività istituzionale. […] Con la norma approvata dalla maggioranza di governo in commissione di Vigilanza, nei programmi di approfondimento giornalistico della Rai, si ritorna all’Istituto Luce. Ai soli rappresentanti del governo sarà garantita una puntuale informazione sulle attività istituzionali governative. Tutto questo alla vigilia del voto per le europee. Non solo viene aggirata la par condicio, ma anche il contraddittorio con l’opposizione”, così afferma il comunicato USIGRai letto prima al TG1 e poi al TG2. “L’Autorità interverrà tempestivamente in caso di squilibri, mirando ad assicurare un dibattito politico corretto e pluralistico e condizioni di parità di trattamento tra i soggetti partecipanti alla competizione elettorale”, specifica in un comunicato stampa l’Agcom.
Dunque, gli esponenti del governo avranno più spazio nei programmi informativi della Rai, in radio e in tv durante la campagna elettorale per le elezioni europee. Questo spazio in più, tuttavia, dovrà essere utilizzato soltanto per parlare delle loro attività di governo. Il problema secondo molti critici è che, pur parlando della propria attività istituzionale, i politici al governo approfittino di questi spazi per fare indirettamente campagna elettorale a proprio vantaggio. Secondo i promotori al governo, questo rischio non si prospetta e, anzi, la nuova norma favorisce soltanto una maggiore informazione sulle attività del governo. Dunque, ha motivo di essere fondato il timore che la par condicio si sbilanci troppo a favore del governo? Probabilmente sì.