L’agonia del passepartout: la burocrazia italiana rallenta i passaporti

Di tutti i libri, quello che preferisco è il mio passaporto, l’unico in ottavo che apre le frontiere, diceva Alain Borer. Secondo Euronews il numero medio dei Paesi in cui è possibile viaggiare senza visto è sensibilmente raddoppiato, passando da 58 nel 2006 a 109 nel 2023. Analizzando alcune stime, ad aumentare è il divario tra i passaporti più o meno potenti: il passepartout afghano rimane il più debole al mondo con l’accesso senza visto consentito per appena 27 destinazioni. In cima alla classifica, accompagnata da Germania e Spagna, si posiziona l’Italia. Tuttavia, sebbene il passaporto italiano risulti essere, riprendendo l’Henley Passport Index, un’efficace chiave universale per sbloccare anche le più rigide serrature internazionali, la sua produzione e successiva consegna, affidate a pigri e sbadati fabbri, richiedono tempi insostenibilmente lunghi. A causa delle difficoltà burocratiche, che allungano e complicano il rinnovo e il rilascio dei passaporti, la mobilità dei cittadini viene notevolmente ridotta, determinando conseguenze spiacevoli anche nel mondo del turismo transnazionale. “Non sono bastati servizi televisivi, centinaia di articoli sulla carta stampata, scandali su truffe ai danni dei cittadini, comunicazioni accorate di appello per trovare una soluzione a una burocrazia che fa male ai cittadini e alle imprese dei viaggi, rimaste inascoltate”. Rimbombano così i reclami delle associazioni di categoria del turismo che richiedono faticosamente degli interventi efficaci da parte del ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, capaci di tutelare il diritto di viaggiare. “Il mondo del Travel – afferma Pier Ezhaya, presidente Astoi, Confindustria Viaggi – ha bisogno di velocità e fluidità e non può essere frenato da intoppi burocratici che lo costringono a subire danni ingenti direttamente causati dallo Stato” (TTg italia). Nel biennio 2022-2023, la lentezza burocratica “ha mandato in fumo 167mila viaggi internazionali per un giro d’affari di 300 milioni di euro” (id.). Scaricando le ragioni dell’ingolfamento sull’importante aumento delle richieste, ci si assicura che l’ampliamento del personale agli sportelli potrà aiutare il disbrigo delle pratiche. Per sopperire a tali problematiche, è stato goffamente elaborato il progetto denominato Polis secondo il quale sarà possibile fare richiesta o rinnovare il passaporto anche negli uffici di Poste Italiane. La sperimentazione prenderà il via da lunedì 11 marzo e riguarderà, per ora, 7 mila uffici postali dei piccoli comuni con meno di 15 mila abitanti. Se, da un lato, brilla fievole la speranza di estendere la soluzione Polis anche alle grandi città, dall’altro, il rischio di un’ulteriore comunicazione priva di efficacia reale non è ancora stato depennato.
Cosa abbiamo da opporre a un tale meccanismo per conservare un resto di umanità… in questo dominio assoluto dell’ideale burocratico (Max Weber)