Elezioni europee 2024: il dilemma strategico italiano
Tra il 6 e il 9 giugno 2024 si andrà alle urne per le elezioni europee. Questo argomento, spesso bypassato dall’elettore medio, sta generando un interesse lievemente crescente tra i cittadini europei, secondo i sondaggi dell’Eurobarometro.
Allo stesso tempo, sta aumentando l’ondata euroscettica di estrema destra ed a Palazzo Chigi non c’è unanimità sulla linea da intraprendere nei prossimi 6 mesi.
Verso le elezioni europee: primi sondaggi
Secondo l’Eurobarometro, che conduce indagini sull’opinione pubblica dei cittadini UE, le persone interessate alle elezioni europee sarebbero in aumento del 6%.
I più coinvolti nel progetto europeo sembrano i giovani, anche se la fascia compresa tra i 15-24 anni di età è quella meno propensa ad andare a votare.
Appaiono poi più partecipativi i cittadini provenienti dai paesi del Nord Europa, rispetto alla zona del Mediterraneo e dei Balcani.
Il 61% degli europei sembra tutto sommato contento dell’operato comunitario, ma c’è una nota discordante: i partiti ed i gruppi euroscettici stanno avanzando, insieme ai semplici conservatori ed agli indipendenti.
Ue, nuove destre e l’Italia
Ci si domanda se una rimonta dell’ala conservatrice potrebbe significare un cambiamento del ruolo dell’UE. Per Jaume Duch non è così, ma non se ne può avere certezza.
Allo status quo, le vie potrebbero essere due: l’avanzata destrorsa potrebbe puntare verso una riduzione-negazione delle facoltà dell’UE oppure verso una loro semplice modifica o ricollocazione.
In Italia, il 43% degli intervistati risulta favorevole all’UE, 4 punti percentuali in meno rispetto ai sondaggi di marzo 2023. C’è chi afferma che il paese ha tratto benefici dall’operato dell’Unione, ma rimangono molti gli oppositori.
Primo fra tutti, Matteo Salvini, che si batte affinché non si facciano “inciuci con la sinistra” e che ripudia un’Europa di “burocrati e banchieri”. Rifacendosi al modello berlusconiano, sogna un’Unione Europea che non “complica la vita ai singoli governi nazionali”.
Sul tema dell’ambiente, punta il dito contro la Cina e ribadisce la necessità che l’UE riveda le sue priorità: tasse, eccesso di burocrazia, immigrati. Nulla di nuovo.
Meloni e Metsola
I partiti di destra italiani non si ritrovano nelle stesse “famiglie europee”, spiega la premier Giorgia Meloni. Sottolinea quindi l’esigenza di provare a governare insieme (riferendosi in primis alla Lega) anche in UE, per far crescere il ruolo dell’Italia. La Presidente punta più al coordinamento, rispetto al semplice atteggiamento di critica leghista.
Come prepararsi in concreto alle elezioni europee? Per la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola bisogna optare per la soluzione centro-europeista: Ppe, S&D e Renew insieme.
La premier Meloni risponde invece in tutt’altro modo, sperando di trascinare il Ppe verso il partito Ecr, di cui lei è presidente.
Parlare di un “tira e molla” risulta un po’ cliché, ma rimane la realtà dei fatti. Tra chi si oppone in toto all’UE, chi la tira per l’orecchio destro, chi per quello sinistro e chi la vuole lasciare così com’è, non è chiaro quale sarà effettivamente il percorso da intraprendere.
Il tutto in un paese in cui l’interesse per le elezioni europee starà pure crescendo, ma sempre contornato da poca fiducia generale nella politica.