Corsica: rivolte e spiragli di autonomia

“Statu francesu assassinu”, è questa la scritta in lingua corsa che campeggia su un largo striscione bianco trasportato dalla folla per le vie di Bastia. Al fianco della scritta, vi è la foto a colori di Yvan Colonna, il militante indipendentista corso deceduto il 21 marzo in seguito ad una violenta aggressione nel carcere di Arles. L’aggressione, avvenuta lo scorso 2 marzo nella palestra del carcere, ha subito provocato forti proteste e tensioni nella meravigliosa isola mediterranea. Infatti, l’aggressore – condannato per associazione finalizzata al compimento di attentati terroristici – vantava una carriera penitenziaria ricca di episodi violenti e, per tale ragione, secondo l’opinione di molti, non si sarebbe mai dovuto trovare da solo con Yvan. In particolare, l’aggressione, avvenuta tramite strangolamento e motivata da una presunta mancanza di rispetto nei confronti del Profeta Muhammad, è durata per quasi una decina di minuti. Un tempo assai prolungato, che ha lasciato l’indipendentista isolano senza ossigeno, richiedendo un immediato ricovero in terapia intensiva all’Ospedale di Marsiglia.
Le condizioni del detenuto erano così disperate da portare le autorità francesi ad annunciarne erroneamente la morte. Subito, le organizzazioni politiche e civili impegnate per il riconoscimento dell’indipendenza dell’isola da Parigi, hanno dato origine a numerose manifestazioni di protesta. Elevata era la tensione, così come la rabbia per la presunta morte del detenuto, considerato da molti come un prigioniero politico della battaglia indipendentista. Non è bastato nemmeno il chiarimento dei medici marsigliesi sul reale stato del detenuto – ancora in vita ma costretto ad uno stato di coma – per calmare la situazione. Da quel momento, infatti, si è avviata una lunga serie di proteste, manifestazioni e scontri che hanno riportato la questione corsa al centro del dibattito pubblico francese. Si tratta di un tema piuttosto complesso e dibattuto, che nei decenni passati aveva lasciato sul terreno numerosi morti e feriti da entrambi i fronti, e che, alla fine, si era concluso in un nulla di fatto.

Per quanto le tensioni si fossero ridotte nel corso degli ultimi anni, il sentimento indipendentista della Corsica è rimasto sempre presente nello scenario locale. Esso, è di ben lunga data e risale al XVIII secolo, quando l’isola era inizialmente un dominio genovese e, per la prima volta, si assiste a moti indipendentisti da parte degli isolani. Successivamente, la storia locale è caratterizzata da una serie ripetuta di rapporti non sempre cordiali nei confronti dell’autorità centrale francese. Fatto che, nel tempo, genera un sempre maggiore desiderio di autonomia. In seguito all’occupazione italiana dell’isola nel 1942, tuttavia, il movimento indipendentista viene messo all’angolo, almeno fino a metà degli anni ’60, quando la Corsica viene investita da una pesante crisi economica e sociale.
Con la nascita delle principali realtà politiche regionaliste, si registrano anche prime ostilità nei confronti delle autorità statali e dei coloni francesi rimpatriati dal Nord Africa, i Pieds Noirs. La conseguente reazione di Parigi, indirizzata primariamente all’eliminazione delle frange più eversive, porta numerosi soggetti ad abbandonare la lotta politica per abbracciare la lotta armata. Nel 1976 nasce il Fronte di Liberazione Nazionale Corso che, in breve tempo, si guadagna le prime pagine della stampa nazionale per una serie di azioni violente dirette contro le principali strutture amministrative, militari e politiche dell’isola. Dopo l’esplosione di violenza e crimine avvenuta nel corso degli anni ’70 e ’80, però, la situazione inizia lentamente a migliorare, portando nuovamente un’apparente tranquillità sull’isola. Tranquillità che, in seguito, perdura fino ad oggi.

Ora, tuttavia, la situazione pare cambiata irrimediabilmente. Nei giorni precedenti la morte di Colonna, innumerevoli scontri di piazza hanno portato la Gendarmerie francese a confrontarsi con i manifestanti indipendentisti. In breve, numerosi centri abitati dell’isola sono divenuti un vero e proprio campo di battaglia. I lacrimogeni ed i manganelli della Polizia si sono mischiati alle sassaiole e alle molotov dei manifestanti, provocando numerosi feriti da entrambe le parti. Le manifestazioni, tuttavia, non sono sempre state caratterizzate da episodi di violenza, ma spesso si sono consumate in maniera pacifica, portando in strada migliaia di persone, dagli studenti liceali ai lavoratori. Tra le varie richieste dei manifestanti, oltre alla tradizionale domanda di una maggiore indipendenza ed autonomia da Parigi, vi è anche la richiesta di un miglior trattamento carcerario nei confronti di Alain Ferrandi e Pierre Alessandri. Infatti, i due uomini – incarcerati da anni nel penitenziario di Poissy in seguito all’omicidio del prefetto Claude Erignac nel febbraio 1998 – si trovano sottoposti ad un regime carcerario di sorveglianza e detenzione speciale.
Al fine di calmare le acque in un periodo tanto complesso e critico, il Ministro dell’Interno Gérald Darmanin si è recato successivamente sull’isola. Di grande rilevanza sul tema, inoltre, è stato l’intervento del Presidente Macron, che ha ufficialmente accolto con maggiore apertura le richieste degli indipendentisti, compreso il discorso sull’autonomia. Tuttavia, nel bel mezzo della corsa per l’Eliseo e della più grande crisi internazionale dall’ultimo conflitto mondiale, nuovi focolai sembrano destinati ad incendiare la Francia. Sull’onda delle richieste corse, infatti, anche un’altra questione regionale è tornata a farsi sentire: quella della Bretagna. Il locale Fronte di Liberazione Bretone – la principale sigla indipendentista della regione – ha chiesto un referendum incentrato sulla riunificazione della Loire-Atlantique alla Bretagna, senza ovviamente tralasciare il tema centrale dell’indipendenza e dell’autonomia. Il Fronte ha poi espresso l’intenzione di riprendere la lotta armata nel caso in cui le proprie richieste venissero ignorate da Parigi. Una minaccia equivalente a quella del Fronte di Liberazione Nazionale Corso, che getta ulteriore benzina sul fuoco in un momento così delicato. Al momento, però, pare ben difficile immaginare una conclusione semplice e rapida alla questione. Molto, sicuramente, dipenderà dagli esiti delle prossime elezioni e dall’evolversi dello scacchiere internazionale. Ora, non resta che aspettare.