Conoscere balene e delfini con l’Istituto Tethys

Per osservare balene e delfini non dobbiamo imbarcarci per oceani o mari lontani, questi meravigliosi mammiferi marini, sempre più minacciati dall’attività dell’uomo, popolano il mare nostrum, e conoscerli da vicino è possibile grazie alla preziosa attività dell’Istituto Tethys.
Fondato nel 1986, quest’ultimo è da anni impegnato nella tutela e nello studio dell’ambiente marino e oggi vanta il più vasto dataset del suo genere.
Il vero punto di forza di Tethys è l’originale quanto efficace formula di Citizen Science ovvero “la scienza fatta dai cittadini” a cui viene data la possibilità di partecipare alle spedizioni di ricerca assieme ai biologi dell’istituto come ci ha raccontato la ricercatrice Maddalena Jahoda.
«Non si tratta di semplice whale whatching, chi si imbarca con noi affianca i ricercatori garantendo occhi in più per eventuali avvistamenti e supporto nella raccolta dei dati.»
Al momento l’Istituto ha all’attivo due progetti a lungo termine, che vanno avanti da oltre 30 anni, e si svolgono nella Grecia ionica e nel Santuario Pelagos, un’area marina protetta compresa nel territorio francese, monegasco e italiano, dove si registra la maggior concentrazione di balene e delfini.
Non molti tuttavia sono a conoscenza della forte presenza di cetacei nel Mediterraneo dove si contano ben otto specie di balene tra le quali rientrano la balenottera comune – il secondo animale più grande mai esistito sulla Terra – e il capodoglio, a cui si aggiungono diverse specie di delfini.
«Orgogliosamente possiamo dire di essere stati i primi a cercare i cetacei nel Mediterraneo e a renderci contro dell’importanza dell’area che successivamente è stata definita Santuario» aggiunge Maddalena. «Il nostro obiettivo è conoscere questi animali, fino a pochi anni fa sconosciuti, per tutelarli sensibilizzando riguardo gli innumerevoli fattori che minacciano la loro sopravvivenza.»
Uno dei maggiori problemi che riguardano i cetacei sono le collisioni con barche molto veloci che si scontrano con gli animali provocando loro importanti ferite. Anche l’inquinamento chimico e l’inquinamento da plastica rappresentano ormai un problema ben noto e particolarmente insidioso considerando le micro-plastiche che vengono confuse per plancton da molti mammiferi.
«A preoccupare è anche l’inquinamento acustico a cui si pensa meno senza tuttavia tener conto del fatto che i cetacei si affidano molto ai suoni per comunicare e orientarsi » – spiega la ricercatrice. «I nostri mari sono sempre più rumorosi e trafficati; lo stesso Golfo di Genova è una delle zone più trafficate al mondo. I nostri studi infatti avvengono nel rispetto degli animali e del loro habitat. Per questo si seguono le regole per l’avvistamento in sicurezza che sono riportate anche all’indirizzo www.cetaceifaiattenzione.it.»
Il sito invece per avere tutte le informazioni inerenti alle crociere-studio sono disponibili al sito www.whalesanddolphins.tethys.org.