U-DATInos, sensibili all’acqua. È nata la prima opera datapoietica, realizzata per il fiume siciliano Oreto. Oggi ultimo giorno per scoprirla in rete
Vi avevamo già raccontato da queste pagine dell’originale esperimento messo in piedi in sinergia proattiva da due artisti e ricercatori – Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, prolifica coppia di studiosi – insieme all’Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva di Palermo – e ai tanti volontari che si sono prestati all’esperimento di ascolto delle acque del fiume Oreto (v. articolo del 17 Novembre scorso, n.d.r.). Come annunciato, ne è nata un’opera d’arte, una installazione infoestetica connessa in maniera esistenziale al fiume Oreto, realizzata con il supporto tecnico del Fablab Palermo e la supervisione di Pierangelo Di Benedetto, che sarà fruibile presso l’Ecomuseo alla sua riapertura con luci, suoni e corpo 3d. Nell’Ecomuseo, l’installazione trova rifugio e il suo habitat, a pochi metri dalla riva del fiume, curata chi l’ha fortemente voluta e aspettata e da tutti coloro che la andranno a visitare, portandole un dato in dono, ad implementarla e cambiarla.
L’opening
In attesa delle riaperture, per i tre giorni di opening, l’anteprima trasporta l’installazione datapoietica di U-DATInos online, permettendone una visualizzazione in tempo reale realizzata ad hoc dal centro di ricerca HER: She Loves Data che la rende accessibile in remoto, consentendo a chiunque nel mondo un incontro ravvicinato con il fiume Oreto, come non lo avevamo mai visto. Mostrerà i dati generati dai Custodi dell’Acqua durante le escursioni e le rilevazioni dei mesi scorsi per comprendere lo stato di salute del fiume Oreto. La visualizzazione sarà raggiungibile attraverso il sito del progetto. Come raccontano i suoi ideatori, “Figlia di un tempo “onlife”, in cui non esiste più la distinzione tra essere online o essere offline, l’opera avrà un opening virtuale in cui per tre giorni accenderemo il fulcro vitale della piantina. I dati del fiume Oreto diventano sfere fluttuanti e ipnotiche che da un’interfaccia web riconnettono il visitatore all’esperienza sensibile delle informazioni che trasmettono”. La tre giorni di arte, dati e cultura per scoprire la pianta tecnologica animata che ci connette con le acque del fiume Oreto ha preso il via nella serata del 28 Aprile e terminerà oggi.
Il progetto: verso una nuova sensibilità e un nuovo genere di opere d’arte
Con il fine ultimo di coltivare nuove sensibilità ecologiche e di farlo attraverso l’arte, un’arte nuova, che si serve dei dati, il progetto U-DATInos – vincitore del premio promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura – giunge alla sua fase conclusiva, con l’arrivo a Palermo appunto della prima opera d’arte datapoietica dedicata all’Oreto: un nuovo genere di opere d’arte che nella pratica del duo Iaconesi/Persico consentono di riunirsi intorno ai dati per renderci sensibili ai fenomeni complessi del mondo globalizzato, come l’inquinamento, la povertà, il clima, le migrazioni. Ispirata alla vegetazione della costa palermitana, l’opera è una scultura animata dai dati per meditare sullo stato di salute del fiume. La piantina tecnologica sarà adottata dall’Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva, diventando un’acquisizione permanente per abilitare nuove possibilità di fruizione.
Il progetto U-DATInos è sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Creative Living Lab II edizione. Capofila del progetto, l’Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva. Partner scientifico e tecnologico: HER: She Loves Data. Concept: Salvatore Iaconesi & Oriana Persico. Curatela: Arianna Forte.
U-DATInos: l’opera
La scultura rappresenta in forma stilizzata una pianta tipica della vegetazione di costa dell’Oreto, realizzata con tecniche di fabbricazione digitale. La pianta si anima con i dati raccolti dai Custodi dell’Acqua sul fiume Oreto, trasformandoli in luci e suoni per metterci in contatto con lo stato dell’acqua stessa: le luci rappresentano con dei colori pulsanti la qualità dell’acqua, allenando il nostro sguardo, dalla luce rossa (l’acqua inquinata più critica per la biosfera), alla luce blu (l’acqua potabile); i suoni rappresentano l’inquinamento allenando la nostra sensibilità all’ascolto, più è sporco il suono, più è sporca l’acqua. Il primo suono di ogni ciclo è il riferimento dell’acqua pulita, i seguenti sono influenzati dai rilevamenti: meno si riesce a capire la differenza fra il primo suono del ciclo e quello dei rilevamenti, meglio sta il fiume. U-DATInos mostra gli ultimi 16 rilevamenti di dati. La pianta è un organismo vivo: se non viene alimentata, luci e suoni si affievoliscono nel tempo. Andando a trovare U-DATInos presso l’Ecomuseo di Palermo sarà possibile richiedere i sensori, generare un dato e nutrirla, diventando Custode dell’Acqua, anche per un solo giorno.
Oriana Persico e Salvatore Iaconesi, artisti e fondatori del centro di ricerca HER/Nuovo Abitare,
hanno accettato di rispondere alle nostre curiosità sul progetto e l’opera
Il progetto combina, quindi, arte e dati. Un nuovo modo di concepire questi protagonisti assoluti della nostra nuova vita immersa nel digitale, i dati?
R. U-DATInos è un’opera tecnologica che porta in scena la vulnerabilità, forse è questa la sua caratteristica più straordinaria, dal nostro punto di vista. È un organismo vivo, esposto alle relazioni e alla possibilità di morire. Durante il progetto è stata alimentata dai dati raccolti dal gruppo dei 16 Custodi dell’Acqua che li hanno raccolti immergendosi nel fiume, perlustrandolo in lungo e in largo con i loro corpi estesi dai sensori e la loro immaginazione sociale al lavoro mentre si appropriavano di questo ruolo. Un nuovo rituale sociale abilitato dai dati. Se la piantina non verrà alimentata, ad un certo punto i suoni e le luci che emette piano piano si affievoliranno. U-DATInos, come noi, è mortale.
Il soggetto della Vostra prima opera datapoietica è l’ambiente, e un ambiente fluviale. Perché proprio l’acqua? E perché Palermo?
R. Da tempo c’era un reciproco desiderio di realizzare un progetto insieme all’Ecomuseo Mare Memoria Viva. Quando è uscito il bando Creative Living Lab, che poi abbiamo vinto, l’Ecomuseo ci ha invitato a immaginare un intervento di rigenerazione urbana nell’arte del fiume Oreto, la cui foce è a pochi passi dallo stesso museo. U-DATInos è il frutto – o meglio, il fiore – di questo desiderio.
L’opera è vostra, ma è anche della comunità che l’ha alimentata e fatta (e farà) crescere, composta da coloro che avete chiamato “i Custodi dell’acqua”. Potete dirci di più su questo che sembra anche un esperimento sociale, anche se sempre legato al significato differente (e positivo) che attribuite ai dati?
R. U-DATInos è un dispositivo sociale generativo: l’oggetto separato dal meccanismo sociale non esiste. Questa è la nostra scelta. Potevamo limitarci a posizionare una centralina fissa che raccogliesse i dati dal fiume per alimentare l’opera. Questo è lo spettacolo dei dati: a noi interessa la performance, che significa uscire dallo stato di spettatori che consuma i dati, per diventare fruitori (fruor in latino significa godere), ma soprattutto partner dell’opera. I dati che alimentano U-DATInos non sono “estratti” dall’ambiente come una risorsa per essere consumati. Sono “generati” da una comunità, significano attivazione, addirittura con i corpi, cura, responsabilità. Che non è nulla di pesante: significa “capaci di risposta”.
Quanto ha influito sul successo e la partecipazione a questa esperienza il peculiare momento storico che stiamo attraversando? Cosa ci ha dimostrato?
Stiamo vivendo un uso militarizzato dei dati: bollettini di guerra, zone rosse, lockdown. Come artisti, progettisti e centro di ricerca ci siamo costantemente rifiutati di accettare questa immagine e questo linguaggio, creandone di differenti. U-DATInos ne è un esempio. Il Processo di raccolta/generazione di dati era compatibile con la pandemia: ogni custode con il suo sensore poteva raccogliere il dato anche da solo, ma immettendolo nel database condiviso tutti stavamo partecipando ad un’esperienza collettiva e connettiva. Vedevamo “spuntare” i dati, e ognuno di noi nell’equipe e fra i Custodi sapevamo che un corpo si stava muovendo, ed eravamo vicini. Nel corso del progetto più volte ci siamo visti “United by Data”. Sta avvenendo letteralmente il contrario intorno a noi, ma questo e altri progetti che abbiamo portato avanti proprio durante la pandemia dimostrano almeno due cose: che questa unione è possibile e che l’arte non è una decorazione, ma il luogo in cui fare le strategie, specialmente in momenti come questi in cui c’è bisogno di immaginazione sociale.
Accanto a Voi l’Ecomuseo Mare Memoria Viva, sulla riva dell’Oreto, e il suo “dream team”. Arianna Forte, curatrice del progetto U-DATInos, ha sottolineato l’impegno dei singoli di cui è stata testimone nell’interpretare il linguaggio del fiume e dell’acqua per imparare a conoscerli. Cosa potete dirci di questa collaborazione? E abbiamo ben compreso che la naturale mutevolezza del fiume continuerà ad arricchire e implementare l’opera nel tempo con nuovi contenuti e conoscenze?
R. È quello che speriamo. L’Ecomuseo si è già dimostrato un’istituzione commuovente: che sa muovere e commuovere ed è completamente dedicata alla cura delle persone. C’è inoltre da dire che sono stati molto coraggiosi: accettare un’opera vulnerabile, esposta alla morte, come U-DATInos non è da tutti. È per questo che li amiamo. C’è tutta l’intenzione da parte loro di nutrire la piantina rendendola parte della vita del museo: i visitatori potranno prendere il sensore e raccogliere un dato, così le scolaresche che lo frequentano per i workshop e la didattica. Come genitori-giardiniere-artisti (come vedete i ruoli nel digitale si moltiplicano!) onestamente non potevamo sperare di meglio…
Il ricco programma dell’Opening che si conclude oggi, oltre a presentare l’opera, ha voluto anche ribadire la necessità di un patto sul presente e sul futuro della rigenerazione del fiume che coinvolge istituzioni locali, cittadini, gli artisti. Di qui il coinvolgimento anche del sindaco Leoluca Orlando, dell’assessore alla cultura Mario Zito e dell’assessore all’ambiente Giusto Catania. Il Vostro progetto quanto è in linea quindi con quella “transizione verde e digitale” a cui l’Europa punta come traguardo?
R. U-DATInos mette insieme tutto quello che l’Europa sta evocando nei programmi e che si appresta a finanziare con miliardi di euro. Trasformazione digitale e green transition si intrecciano con una forma di rigenerazione urbana che ha due elementi al centro: il benessere e la qualità della vita delle persone (godere del proprio ambiente e di relazioni ad alta qualità) da un lato, e dall’altro la capacità di creare sensibilità ai problemi complessi del nostro mondo globalizzato, come lo stato di salute delle acque. Abbiamo un prototipo e un dispositivo che si presta a creare network locali, nazionali e internazionali. Speriamo sia di trovare supporto e sensibilità nelle Istituzioni, sia di estendere e proseguire nella progettazione con gli amici e i partner con cui abbiamo lavorato e vissuto a distanza il progetto. Abbiamo detto molto di questo nel seminario “Abitare la Computazione. Sguardi europei fra cultura, dati, rigenerazione urbana e transizioni cyber-ecologiche” che vi invitiamo a sbirciare, se siete curiosi.