Anna Di Francisca racconta la sua mucca depressa

Anna Di Francisca è regista e sceneggiatrice di Due uomini, quattro donne e una mucca depressa, racconto leggero, brioso e terapeutico, al cinema a partire dal prossimo 8 giungo distribuito da Mariposa Cinematografica. Un film originale che esce dai tradizionali confini del cinema nazionale per accogliere in sé suggestioni europee al di fuori del tempo. Una commedia che cattura l’attenzione già dal titolo, gioco divertente e serio al tempo stesso, come mai questa scelta?
“Volevo un titolo strano e un po’ buffo che richiamasse l’idea della Spagna oltre che per la storia soprattutto per il genere della commedia spagnola che apprezzo molto perché riesce a trattare argomenti meno claustrofobici rispetto alla classica commedia italiana. Nel film ad esempio Edoardo, il protagonista, manifesta un forte anticlericalismo, in un certo senso lui fugge dall’Italia anche perché esasperato da certe ingerenze della Chiesa nella cultura e nell’arte. Nonostante l’argomento sia stato trattato in modo ironico e leggero nella storia, quello dell’anticlericalismo resta un tema ostico da affrontare in Italia. Trovo che invece in generale la commedia europea consenta una libertà creativa maggiore. Come spettatrice amo molto andare a vedere film francesi, inglesi e spagnoli anche per l’ampio raggio di argomenti che riescono a trattare. Ho amato molto pellicole come Calendar Girls (2003 di Nigel Cole), Crimen perfecto – Finché morte non li separi (2004 di Álex de la Iglesia), L’appartamento spagnolo (2002 di Cédric Klapisch), Grazie, signora Thatcher (1996 di Mark Herman). E come regista in effetti mi sento molto più legata al cinema europeo”.
Il film parte da una fuga, una sorta di migrazione culturale del protagonista, Edoardo, un compositore e direttore d’orchestra, che da Roma cerca rifugio in un piccolo paese del sud della Spagna, e si sviluppa tutto intorno al tema della musica e delle relazioni. Come è nata questa storia?
“Due uomini, quattro donne e una mucca depressa nasce dal desiderio di raccontare questo particolare momento conflittuale soprattutto dal punto di vista culturale, in cui credo che la musica rappresenti un valore su cui vale la pena puntare. Edoardo è un compositore in crisi che decide di prendersi un periodo sabbatico in questo paesino spagnolo, ma qui entra ben presto in contatto con il piccolo mondo degli altri abitanti e con le loro difficoltà. In questo senso la musica viene ad assumere un valore quasi terapeutico, il piccolo coro scalcinato che Edoardo suo malgrado si trova a dover dirigere diventa un luogo liberatorio per tutti in cui risorgere.
Prima di girare questo film ho voluto fare personalmente esperienza di un coro proprio per comprendere direttamente le dinamiche che si vengono creare al suo interno e ho scoperto che tra direttore e coristi si genera una sorta di scambio virtuoso. Questa esperienza è stata di grande ispirazione e buona parte delle vicende che si sviluppano nel film sono tratte dalla realtà. Il canto è un’attività liberatoria e può aiutare a superare quel senso di spaesamento che spesso si vive. Sono molto contenta del lavoro che Paolo Perna (autore della colonna sonora) ha fatto sulle musiche originali del film, esse riescono a diventare parte dei dialoghi e rappresentano un po’ la sintesi della storia, riecheggiano sonorità spagnole e aderiscono perfettamente ai personaggi evitando il folklore”.
Due uomini, quattro donne e una mucca depressa si avvale di un cast artistico di tutto rispetto, si tratta di attori italiani e spagnoli di grande fama sia in teatro che al cinema. Come sono stati selezionati?
“Ho fatto un grande lavoro di ricerca soprattutto sul cinema spagnolo, volevo attori di un certo pregio e che aderissero all’idea dei personaggi che avevo in testa. Alla fine ho avuto la fortuna di riscontrare un’accoglienza favorevole da parte di tutti i grandi nomi che avevo scelto che da subito hanno apprezzato il copione.
Miki Manojlovic incarna in modo perfetto il personaggio di Edoardo, con quel fascino esotico da uomo senza terra spaesato ovunque si trovi e con la sua simpatia un po’ trattenuta.
Neri Marcorè, il barbiere del paese, è un vero professionista, un attore straordinario capace anche di diffondere piacevolezza intorno a sé, sta bene ovunque lo si metta. È stato talmente bravo a recitare in spagnolo che ha dovuto lavorare per sottrazione sulla lingua. Hector Alterio in Spagna è un attore assai noto e importante, nel film è il Generale e posso dire che la sua presenza è stata soprattutto un’occasione per imparare.
Manuela Mandracchia, Sara, una delle coriste nel film, è un’attrice di grande spessore, la seguo molto volentieri da tempo in teatro e in questa prova cinematografica ha saputo trattare il suo personaggio con grande delicatezza e raffinatezza.
Serena Grandi ha interpretato la domestica e si è rivelata una professionista di grande generosità, spiritosa, autoironica. In generale l’intera impresa per realizzare questo film è stata titanica, siamo persino stati costretti ad interrompere le riprese, ma fortunatamente tutto il cast, sia quello tecnico che artistico, è stato eccezionale e tutto si è svolto sotto il segno della leggerezza”.
Un’ultima curiosità: come mai la mucca?
“Due uomini, quattro donne e una mucca depressa ha un gusto un po’ retrò ma mai popolare e io ho una specie di mania per le mucche, anche queste sono animali comuni, tradizionali, ma la scelta di Emilio di tenerne una come animale domestico è assai originale e singolare e la mucca in casa rispecchia un po’ lo stato d’animo del suo padrone”.