NEXT DOMINUS ARTE E IMPRESA | Vittorio Livi, Brunelleschi ha fatto scuola!
Allegro vitale attento creativo ma anche pragmatico e senz’altro ubiquo questo signore dalla candida riccioluta aureola è un imprenditore pluripremiato e plurinvitato nelle stanze dei bottoni, quelle vere. Vittorio Livi è un mondo. Un privilegio condividerne anche pochi momenti.
Mi riceve davanti al loggiato di Miralfiore, il Palazzo del Cinquecento, amata casa-museo, alle sette di sera. Siamo soli a salire e scendere scale, attraversare saloni ricchi di meraviglie di ieri e di oggi, così come il magnifico giardino all’italiana, dove spicca una scultura in vetro di Umberto Mariani. Arriviamo alla Cappella.
Questa la ragione della mia venuta. Buio, e nel buio una luce, “La Luce”. Viene dal Cristo, realizzato, in vetro naturalmente, per Papa Francesco. Vittorio Livi tra le mille sue sfaccettature è anche un grande artista.
Un vero “Next Dominus” perchè è eclettico e sposa la tradizione con i media.
Sono senza fiato, sopraffatta dall’emozione. «Gesù è venuto sulla terra – mi spiega come ha fatto peraltro con il Papa – per unire tutti i popoli del mondo. Usava un linguaggio trasparente in modo che si potessero capire. Per questo la Croce è fatta di 220 blocchetti di vetro. Rappresentano ciascuno un popolo. Mentre per il Cristo ho usato lo specchio in modo che ciascuno di noi possa riflettersi in Lui. Comunque vedi? É un Cristo felice il mio perchè conscio di aver compiuto la propria missione e – aggiunge … – sai sono l’unico ad aver avuto l’onore di realizzare il Crocifisso per due Papi, questo che è stato regalato dall’UCID a Papa Francesco e l’altro dal Rotary a Papa Ratzinger».
Energia allo stato puro, ascoltarlo è tanto interessante quanto affascinante. Mi colpì anni fa un suo intervento fuori programma, tanto conciso quanto incisivo, al Seminario annuale che Symbola, la Fondazione delle qualità italiane, tiene ogni anno a Treia.
In quei pochi momenti seppe trasmettere il suo amore per la bellezza. Non perde occasione per corteggiarla, ammirarla, e farsi suo devoto servitore.
«Il virus del bello mi accompagna dacché mi ricordo. Ero piccolissimo e pasticciavo con i colori e con qualsiasi materiale mi capitasse a tiro». Continua con la sua voce dal timbro emiliano più che marchigiano. «Non avevo i soldi per comprarmi i libri… fu gioco forza frequentare l’istituto professionale. Ma andavo comunque a bottega. La mia fortuna, è stata senz’altro la formazione, affidata ad una maestro, nel senso più puro del termine ( termine che che oggi purtroppo non risponde più ai contenuti che aveva n.d.r. ) come Giuliano Vangi e a una serie di professori fiorentini».
Quindi anche a Pesaro esisteva un istituto professionale di grande qualità, in grado di dare le ali per volare. A maggior ragione allora, increduli e impotenti assistiamo allo scempio perpetrato nel 2008 ai danni degli istituti d’arte con la chiusura dei laboratori di cui erano dotati.
Erano eccellenze sul territorio che formavano una media di 1200 giovani, pronti a 18 anni ad entrare con tutte le carte in gola nel mondo del lavoro, testimoni di quelle “hands of Italy” famose nel mondo. E non basta, sono stati svuotati e avviliti i licei e le università. Ma pare che non abbiamo ancora toccato il fondo.
Chi glielo dice ai ragazzi che sono stati scippati del loro sacrosanto diritto a sapere? Che sapere è potere! Chi glielo dice che il latino e anche il greco sono i fondamenti della nostra cultura, che tra l’altro ci permettono di sentirci cittadini del mondo, almeno del mondo occidentale ma di cui anche i cinesi con la loro cultura, la più antica al mondo, hanno grande rispetto. Dovrebbero scendere in piazza a reclamare a gran voce la proprio identità culturale.
Le mie riflessioni sono anche le sue.
Continuiamo però a condividere quello che potrebbe sembrare un film, ma è vita vissuta.
Divorato da una curiosità insaziabile e da una voglia di vivere ricca di generosità, frequenta per tre anni la scuola professionale e poi si lancia nella vita, aprendo la sua prima attività. Teoricamente data l’età, era ancora minorenne, questa via gli era preclusa questa via. I NO! Lo aggredivano da ogni parte, ma grazie alla sua energia potente e inarrestabile, Fullett, la prima di una serie di aziende, vide la luce. Questa, fu la prima, seguita poi da altre sue start up, ora si direbbe così, a confluire come le successive, in FIAM ITALIA, l’attuale ammiraglia.
Dice: «Devo tutto a Vangi Franco Fiorucci e a Sguanci».
Il sapere, acquisito appunto all’istituto professionale, alimentava l’energia che scorreva come bronzo incandescente in quel giovane di neanche diciassette anni lanciato nel mondo dell’imprenditoria.
Si diverte a manipolare qualsiasi materiale, a fare cose d’arte, colora gli stucchi, fa tanti Topolino e Peperino e altri fumetti che popolavano la sua infanzia, usa qualsiasi materiale gli venga a tiro, anticipando di una buona trentina d’anni l’ondata di arte del riciclo, affermatasi solo recentemente, insomma traduce tutto con le mani.
Apre Artglass specializzata in vetrate artistiche per le chiese, Cromoglass che produce vetri riflettenti per facciate improntate ad un processo originale e innovativo, a base di tetracloruro di titanio.
Un’azienda dopo l’altra, nasce la galassia Livi, grazie alla sua creatività sgorga prorompente.
Nel frattempo continua comunque ad esprimersi anche con le mani. Grande fortuna ebbero in quel periodo i vetri bombati, un po’ sferici, al cui interno le icone assumevano la dimensione della tridimensionalità. Un passo dopo l’altro la strada è ormai imboccata. «Lavorando tutto il tempo con un fornettino, in attesa dei tempi di cottura piuttosto lunghi, decisi di farmi uno sgabello, di vetro naturalmente: “Ondapuff “, la pietra miliare di quello che sarà poi FIAM, un’azienda rivoluzionaria nel mondo dell’arredo».
Qui ci mette lo zampino il caso, una foto scattata da un amico che lo ritrae in piedi sullo sgabello di vetro a dimostrarne la solidità. Passata alla stampa aprì le porte al successo! Ma il successo anzichè placarlo lo responsabilizza, spronandolo a perfezionare la sua formazione. Con un atto di grande coraggio decide di riprende a studiare e si trasferisce a Milano.
Il contatto con le menti di allora da Munari a Isgrò, Nanni Valentini, Philip Stark è così stimolante da permettergli di aprire la seconda fase del suo fare impresa e nasce FIAM che si avvale dei più importanti nomi dell’empireo del Design. La sua idea vincente, la realizzazione di arredi dalle forme morbide e arrotondate, fatti di vetro, non trova sbocchi nella tecnologia attuale.
Non rinuncia certo ‘per così poco’ alla sua idea, e novello emulo di Brunelleschi, inventa dei forni capaci di concretizzarla. La sua produzione ora è conosciuta ormai urbi et orbi.
Molto pragmatico ma anche riconoscente all’apporto che gli artisti hanno dato al suo mondo,
non dimentica mai di sottolinearne il valore.
Il suo recente intervento in Confindustria é da leggere anche in questo senso. Ha spronato le aziende a collaborare con gli artisti, perché i feedback sono davvero tanti, ma non è questa purtroppo la sede per sviscerarli. Lo faremo però. Dipende da voi lettori.
Tanti sono i punti di contatto tra artista e imprenditore, a prescindere da figure come la sua che fonde in una unica queste due anime. Già il termine “artista” o “maestro” hanno perso il significato che hanno avuto per secoli. Sono termini usati e abusati. Per questo usiamo il termine Next Dominus, che tra l’altro coniuga il sapere del passato con i media dell’oggi.
L’Archivio di Ellequadro documenti, di cui mi occupo, sta svolgendo una ricerca mirata ad individuare gli eredi di Leonardo, Michelangelo o Donatello Brunelleschi, loro si artisti per eccellenza, che possedevano il sapere, teorico e pratico. L’esasperata atomizzazione del sapere in tanti capitoli separati, dando vita alle diverse specializzazioni, necessarie e certo legittime, ha malauguratamente disatteso quella poliedricità che ha reso famosi gli italiani nel mondo.
Vittorio Livi per fortuna è invece un esempio di questa tradizione straordinaria che ha reso il nostro Paese unico al mondo. È ormai ora di andare. Sazia di bellezza lo saluto, lasciando davvero a malincuore la magnifica sede di Miralfiore.
Vittorio Livi, ARTOUR-O d’Argento 2014, è Commendatore della Repubblica e ha ricevuto e riceve continuamente premi e riconoscimenti. Citiamo tra tutti la medaglia d’Oro CCIAA Pesaro e Urbino nell’88, Il Compasso d’Oro nel 2001, il prestigiosissimo Premio Leonardo della Presidenza della Repubblica e recentemente il Premio Raffaello.