La munnezza è ricchezza, l’indifferenza dell’indifferenziata: Ulderico Pesce con il suo “Asso di monnezza” al Teatro Lo Spazio di Roma

Come sosteneva il noto filosofo Feuerbach “Siamo ciò che mangiamo”. Ma se proprio quello che mangiamo è “munnezza”, ciò significa che anche noi siamo immondizia. Inquinare l’ambiente, le nostre terre, i nostri campi danneggia prima di tutto noi, i nostri figli, i nostri cibi. È ciò che veramente vogliamo?
Ulderico Pesce, attento a tutto questo, mette in scena al Teatro Lo Spazio, dal 27 settembre al 9 ottobre, “Asso di monnezza, i traffici di rifiuti a Roma e in Italia”. Una rappresentazione che denuncia l’indifferenza delle persone su un problema che riguarda tutti, senza alcuna distinzione fra nord e sud d’Italia; un’indifferenza sulla differenziata che è portatrice non solo di inquinamento ambientale e di tumori e morte, ma anche di corruzione e malaffari (un ricco alternarsi fra balle di fieno impregnate di liquido chimico e “balle” intese come bugie e autorizzazioni false per continuare ad inquinare liberamente e senza ritegno) in cui l’immondizia si trasforma nel nuovo oro (“la munnezza è ricchezza”).
Rifiuti e scorie che distruggono ed uccidono non solo il mondo umano, ma anche quello animale e vegetale e…..senza la flora e la fauna, l’uomo è spacciato. Asso di monnezza, coprodotto da Legambiente e dal Teatro dei Filodrammatici di Milano, narra i traffici illeciti dei rifiuti urbani e di quelli industriali. Così invadenti da poter affermare che il vero asso nella manica è quello della monnezza (“ammuccia l’asso, ammuccia la munnezza”).
Lo spettacolo teatrale racconta l’affare Malagrotta a Roma, la discarica più grande d’Europa, e degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti in mano alle stesse persone da cinquant’anni e l’incapacità di chi guida la Capitale a realizzare la raccolta differenziata porta a porta.
Parla di tanti romani indifferenti, parla della vita degli uccelli che vivono attorno alle discariche e della tragica fine che fanno, di paesaggi deturpati, di acque contaminate, di malattie e di morte e sottolinea l’urgenza di inserire il reato contro l’ambiente nel codice penale italiano come accade in altri paesi europei. Un reato che oggi non esiste in Italia dove, invece, basta semplicemente pagare una ammenda pecuniaria per continuare ad avvelenare la nostra terra, i nostri figli e noi stessi (“che buona la polenta con gli osei”).
Lo spettacolo narra la storia di Marietta e della sua famiglia. Marietta è nata nella periferia di Napoli, a Pianura. Il balcone della sua casa si affaccia su una discarica di “monnezza” dove da 40 anni sono state sversate tonnellate di rifiuti, tra i quali 1000 tonnellate di liquidi chimici pericolosissimi provenienti dall’Acna di Cencio.
Nata in una famiglia poverissima dove il suo primo giocattolo l’ha trovato proprio in questa discarica, una bambolina spelacchiata che conserva gelosamente; ma la discarica e i suoi fumi tossici le ha portato via i genitori e una sorella, stroncati dai tumori. Rimasta sola si sposa con Nicola, e vanno ad abitare in una masseria agricola a Giugliano, alle porte di Napoli, dove presto arriverà un’altra discarica.
Dove arriva Marietta arrivano le discariche. Marietta è marchiata dalla “monnezza” pertanto la odia, ma dopo un viaggio fatto a casa della sorella Marisa nel quartiere Colli Aniene di Roma, dove si fa la raccolta differenziata porta a porta e dove i rifiuti vengono riciclati, cambia vita. Torna a casa e come sempre è sommersa dai rifiuti e cerca, invano, di convincere le autorità a praticare gli stessi metodi scoperti nel quartiere di Roma.
Nulla potendo, comincia a praticare la raccolta differenziata porta a porta in assoluta autonomia e grazie all’aiuto dei figli Antonio e Vincenzo. E il marito Nicola? Gioca. Ha tre carte napoletane, l’asso di bastoni, l’asso di spada e sulla terza carta ha disegnato un bidone della spazzatura: quello è l’asso di monnezza, la carta più importante….le mischia velocemente e dove sta.?!!….. prova a trovarlo… Nicola e il figlio Cristian tifosi della Roma “giocano con la spazzatura”, o meglio nascondono, smaltiscono, in cambio di molti quattrini, rifiuti industriali pericolosissimi provenienti dal nord che loro gettano nel mare, nei fiumi, in discariche o direttamente sui terreni agricoli; “giocano con la loro e con la vita degli altri”…. Il conflitto tra Marietta e il marito diventa il conflitto tra due modi di concepire l’ambiente, la legalità, la natura e l’esistenza in genere.
Uno spettacolo di denuncia che farà aprire gli occhi al pubblico e che condurrà ognuno di noi ad una coscienza nuova, ad una voglia di fermare tutta questa “munnezza”. Il mondo non lo abbiamo in eredità dai nostri padri, ma lo abbiamo in prestito dai nostri figli (“Non proteggete la terra dei vostri padri, ma tutelate quella dei vostri figli”).