La fantastica macchina del www
Il web è come una droga. Una volta entrati da quella porta, spalancata e invitante, si viene acchiappati, fagocitati come in un buco nero che ti scaraventa verso un universo sconosciuto. Chi, dalla carta stampata, decide di avventurarsi verso quell’ “orizzonte degli eventi” sarà la conversione del neofita a una nuova religione.
Ed è in realtà l’unica “vera” religione di oggi. Non un mondo di mezzo, né un mondo alternativo e opzionale, cioè un mondo a parte che vive e muore di sua propria vita, ma uno strumento assai potente e vitale da interagire, anche ad insaputa di chi intende ignorarlo, su tutto il nostro sistema di vita. Una volta che lo conosci, ne rimani affascinato come in un colpo di fulmine, una droga sottile che ti pone davanti a una sorta di sfida con te stesso per riuscire a capire bene chi hai davanti e come entrare nei misteriosi ingranaggi di quel “cervellone”.
Così immersi nell’ineluttabilità del desiderio, fragili della rudimentale conoscenza informatica di chi a lui si affida , ci si dibatte negli interrogativi più infantili. Come una bambina curiosa, alle prese con una bambola che parla e cammina, cerca di sventrarla per vedere cosa c’è dentro, così di fronte alle meraviglie del web la fantasia si sbriglia nel tentativo di rappresentarsi, in senso figurato, come funzionano ad esempio i numerosi motori di ricerca.
Prendiamo il più noto, il nostro amato Google, questo sconosciuto e fedele amico delle nostre peregrinazioni quotidiane. Sembra un amico giocherellone, che nasconde però la sua vera personalità dietro l’ammoina delle sue “o”, quelle due gemelle semoventi che occhieggiano truccate a seconda dei periodi del calendario gregoriano e degli avvenimenti mondiali. Eccole incappucciate di rosso alla Santa Claus, o volare come colombe pasquali, oppure con le chiome intrecciate di spighe nel solleone dei mesi estivi o di foglie ingiallite in autunno; eccole trasformarsi in coniglietti, in eclissi di luna, in campionesse olimpioniche o in eroine spaziali alla Samantha Cristoforetti.
Ma dietro il poetico teatrino delle due attrici gemelle, la fantasia ci conduce a qualcosa d’altro. Ebbene, ci piace immaginare Google come un mastodontico braccio, anzi una immensa piovra che ricopre dall’alto la superficie del pianeta, pronta a carpire in tempo reale tutto ciò che gli capita a tiro. Per attenerci al campo giornalistico, nel momento stesso che un articolo viene inserito, si muove automaticamente uno degli innumerevoli tentacoli che lesto lo afferra e scaraventa nel calderone, in un meccanismo assolutamente automatico, ma con regole ben precise dettate da certe logiche che trasformano il tuo scritto in un semplice prodotto di marketing.
Tant’è. Ormai l’affascinante mondo del www è un inesauribile serbatoio dal quale attingono tutti gli altri mezzi di comunicazione, una cassa di risonanza dei gusti e delle tendenze politiche e sociali del momento.
Ormai la droga ha scavato nei nostri neuroni. Il web è l’attrazione fatale, con tutti i sottoprodotti dei social network. E qui esiste davvero il pericolo di un generale appiattimento. Il grande Umberto Eco, dall’alto della sua cultura troppo elitaria per noi scrittorelli , disse che “ i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli” e che “il dramma di internet è quello di aver promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”.
Pace alla sua anima, se n’è andato mettendoci tutti sotto accusa.