18 miliardi in meno di tasse, 18 miliardi di dubbi: la manovra di Renzi
Matteo Renzi questa volta è deciso: la sua manovra comporterà la più grande riduzione di tasse mai fatta da un governo in un anno. Queste le parole con cui il Premier ha lanciato a gran voce la legge di stabilità appena approvata.
Andando sul concreto la manovra prevedrà uno sforzo pari a 36 miliardi di euro, superiore di ben 6 rispetto ai 30 stabiliti precedentemente. I dubbi sulla coperta troppo corta ci sono ma il Premier rassicura “15 miliardi di spending review, 11,5 miliardi di spazio sul deficit, 3,6 miliardi di tassazione delle rendite finanziarie, 3,8 miliardi dalla lotta all’evasione, 600 milioni dalla banda larga e 1 miliardo dalle slot machine. E con 18 miliardi di tasse in meno”. Insomma, tutto sembra quadrare. A tutto questo aggiungiamo anche il trasferimento in busta paga del TFR per chi l vorrà, 80 euro che diventeranno fissi in busta paga e la cancellazione dell’Irap dalla componente sul lavoro così, dice Renzi “Per chi vuole assumere verranno meno tutti gli alibi”.
La manovra, letta in chiave di numeri, sembra davvero una grande rivoluzione, considerando anche le affermazioni di Renzi sulla volontà di abbassare le tasse: “Abbassare le tasse non è di sinistra né di destra, ma da persone normali perché si era arrivati a un livello pazzesco”.
Ma, come al solito, qualche stonatura c’è. Infatti il rapporto deficit/PIL passerà dal 2,2% al 2,9% (non difficile da intuire se si pensa ai 18 miliardi in meno di tasse che non entreranno nelle casse dello Stato) rischiando, secondo il Wall Street Journal, di fare entrare in collisione l’Italia con l’Ue ma, anche questa volta, il Premier rassicura tutti dicendo “Noi siamo dentro il rispetto delle regole europee per come la Ue le ha spiegate”.
Le domande sarebbero molte, ad esempio. L’Italia è dentro le regole europee per come sono scritte o per come sono state recepite? Perché spesso, ormai questa è un’abitudine che non ci toglieremo mai, noi le leggi le intendiamo a nostro piacimento, andando poi incontro a problematiche che poteva essere evitate sin dal principio. Inoltre la copertura finanziaria è già in possesso dello Stato oppure sono solo previsioni sui futuri introiti? Perchè in una manovra da 36 miliardi l’evasione fiscale, che ogni anno asciuga più di 150 miliardi di euro alle casse dello Stato, partecipa soltanto per il 10%? Queste sarebbero state domande utili da fare al Premier ma, probabilmente, di fronte a tanta sicurezza era meglio lasciar fare, tutti colpiti dalle grandi parole di sogni e speranze.
Alessio Giaccone
16 ottobre 2014