La scrittura del Testamento

Un paio di rubriche affronteranno due tematiche che spesso incontro nel mio lavoro di Consulente Tecnico del Tribunale: il Testamento e la Scrittura delle persone anziane.
Tematiche spesso particolari e ultimamente molto investigate dal grafologo.
Necessita innanzi tutto, una premessa che definisce una caratteristica a mio parere fondamentale di ogni grafia.
La scrittura, proiezione simbolica ed espressiva del nostro modo di essere e di sentire, registra le variazioni che avvengono nell’ambito della nostra economia psichica e fisica durante tutto il corso della nostra vita. Questo processo avviene sin dalle prime fasi del suo apprendimento e si riscontra sempre più da quando essa si è stabilizzata, direi dall’età adolescenziale.
Essa è quindi viva, pulsante, riflette stati d’animo, problemi, gioie, accadimenti fisici del soggetto scrivente. E quindi si evolve, muta, è in divenire.
Eppure essa è anche, fondamentalmente, uguale a se stessa, è sempre la persona, pur in perpetuo divenire, in evoluzione, in condizioni diverse.
Grafologicamente, questa caratteristica di dualità nell’unicità, la si rileva e riscontra nella compresenza in essa di parametri strutturali di fondo pressocchè identici nel corso degli anni e nei cambiamenti formali che pur si susseguono, riflesso di diverse condizioni fisiche, psichiche e spirituali del soggetto scrivente.
Quanto espresso acquista una particolare valenza di fronte al fatto che la grafia e la firma in analisi siano quelle di un Testamento.
Un Testamento, di solito, viene vergato in condizioni d’animo specialissime, le quali non possono non avere una influenza diretta sulla scrittura dell’autore.
Spesso il testatore è turbato da sentimenti, magari tra loro contrastanti, che gli creano sovente uno stato di agitazione mentre lo compila.
Questo complesso stato d’animo, esercitando la sua influenza più o meno accentuata nell’atto di composizione dello scritto, può determinare lungo il percorso diversità di espressione grafica nelle caratteristiche di base della scrittura e nelle peculiarità di dettaglio, sia all’interno del testo che in confronto con la grafia autografa del testatore.
Inoltre, occorre tenere ben presente l’età del soggetto scrivente, le condizioni fisiche, malattie in corso, eventualmente la posizione assunta. E’ infatti molto comune che una persona si segga bene e cerchi di vederci al meglio quando compila un atto così carico di significati.
Queste considerazioni valgono anche per la sottoscrizione al proprio testamento, sia che esso sia stato dattiloscritto o manoscritto da altra persona. Necessitano quindi, per determinare l’autenticità di un testamento, anche altre grafie autografe del de cuius, sia coeve che antecedenti.
Dato che la maggior parte dei testamenti appartiene a persone anziane, nel prossimo articolo della rubrica vedremo alcune salienti caratteristiche delle loro scritture.
di Rossana Agnolin
13 marzo 2014