100 miliardi : ecco il costo dell’entrata in politica di Musk

Il magnate sudafricano, secondo il Billionaire Index di Bloomberg, ha visto svaniti 96,5 miliardi di dollari dal suo patrimonio personale da inizio anno, ovvero da quando è entrato in politica. Elon Musk detiene infatti il 13% delle azioni Tesla, che si sono ridotte dopo l’ulteriore calo del -15% del 10 marzo, a 2/3 del loro valore, subendo quindi una diminuzione del -33% dalla sua entrata in politica.
Un calo disastroso se pensiamo che a dicembre 2024, prima del trambusto dei dazi americani e quindi a fronte di un NASDAQ più solido e prosperoso, le azioni tesla erano al loro massimo storico: confrontati coi valori odierni raggiungiamo un distacco netto del -51%, capitalizzando nel mercato una perdita di 700 miliardi di dollari. Basti pensare che nel Vecchio Continente a fronte di un mercato dei veicoli elettrici che cresceva del 15%, Tesla era l’unica casa costruttrice a raggiungere una diminuzione del -45% delle vendite, un calo impressionante che conferma le difficoltà della singola casata e non dell’industria.
Trump e Tesla
In questi giorni, il presidente Donald Trump si è messo sotto i riflettori dopo aver dimostrato il proprio sostegno a Tesla acquistando una vettura, dal momento che il mercato, imprevedibile per definizione, segue non solo le macrofondamenta economiche ma anzi rispecchia la psicologia delle masse di investitori, è probabile che questa propaganda non sia stata ben vista dagli analisti: ecco che Tesla rimodernizza completamente la sua facciata, passando da essere status e roccaforte del liberismo americano ad essere il nuovo emblema del MAGA trumpiano (Make America Great Again).
L’errore di Musk
“Facciamo fatica a pensare a una situazione analogia nella storia dell’industria automobilista, nella quale un brand ha perso così tanto valore di mercato così velocemente” dice l’analista di J.P. Morgan, Ryan Brinkman. L’entrata in politica di Musk ha danneggiato le valutazioni finanziarie delle sue attività poichè ha visto costeggiarsi, fin da subito, a relazioni diplomatiche con i partiti di destra in giro per il mondo, e quando un’impresa si polarizza politicamente gli analisti non sono mai contenti: non per ultimo AfD in Germania, dove ha recentemente aperto l’ultima gigafactory.
Il maggiore impegno politico comporta naturalmente un allontanamento dai CdA delle sue imprese,
e quindi una minore attenzione all’attività imprenditoriale, la sovrapposizione di questi due ruoli ha
portato, inoltre, l’opinione pubblica a domandarsi l’eventualità di conflitti d’interessi.