La tregua che vuole Putin: un’Ucraina disarmata e fuori dalla Nato

In merito all’ultima proposta di Trump, ovvero quella di una tregua di 30 giorni, Putin ha risposto in maniera parzialmente positiva, allegando una serie di severe condizioni per la sua attuazione. La prima fra tutte, il fatto che la tregua vada al nocciolo della questione bellica con l’Ucraina, impedendo alle forze ucraine di riorganizzarsi militarmente.
Si va così a delineare un disegno strategico che mira a consolidare l’influenza della Russia nella regione e garantire la sicurezza nazionale.
Le condizioni di Putin per la tregua
Il bill of rights di Putin, che lo ha portato a temporeggiare sul cessate il fuoco, racchiude una varietà di richieste per l’Ucraina. Per entrare nello specifico, queste sono: il riconoscimento da parte dell’Ucraina dell’annessione di determinate regioni, tra cui la Crimea e il Donbas, creando anche delle zone cuscinetto; il ritiro delle truppe ucraine e diverse limitazioni alle capacità militari del paese; l’impegno di non aderire mai all’Alleanza Atlantica; la garanzia di una serie di diritti per i russofoni in Ucraina; l’organizzazione di nuove elezioni in Ucraina.
Tali dichiarazioni sono state sorprendentemente considerate come un “passo promettente” verso la pace. Del resto, il cessate il fuoco, anche se temporaneo, così come un piano di pace che possa essere duraturo sono tutti da elaborare: difficile farlo con precondizioni del genere, su cui i negoziati sono da dirsi ancora in alto mare.
Un’Ucraina più russa
Dalla lista di Putin emerge il chiaro (e antico) intento di espandersi verso ovest, scavalcando la regione ucraina, ma non solo:, smantellandola completamente. Il divieto di riorganizzazione militare non è altro che una richiesta a mantenersi debole. La richiesta non aderire mai alla Nato è un guinzaglio, per ancorare l’Ucraina alla Russia, non lasciandola gravitare verso l’Occidente. Infine l’organizzazione di nuove elezioni è un tentativo di azzerare l’identità politica del paese (cosa che non avverrebbe in maniera così tanto democratica e legale, con tutta probabilità). Non è infatti un segreto il desiderio di Putin di smontare completamente il governo ucraino entro il 2026.
Dopo la proposta da parte degli Usa del cessate il fuoco, la Russia non si è smossa e ha anzi respinto il coinvolgimento delle forze di pace europee. Mentre Washington e Kiev continuano a portare avanti colloqui produttivi, Putin attende di dialogare vis-à-vis con Trump.
Equilibrio significa rinuncia
Il problema della tregua è che metterebbe il Cremlino in bilico tra gli Stati Uniti e i nazionalisti russi — questi ultimi potrebbero sentirsi traditi. Non solo, potrebbe dare un vantaggio all’Ucraina, che gli Usa vorrebbero riarmare durante il cessate il fuoco. La tregua potrebbe però anche allentare la presa dell’Europa sulla Russia, alleggerendo le sanzioni.
Sarà la creazione di un equilibrio fra queste forze opposte a determinare il futuro immediato del conflitto russo-ucraino. Ammesso che Putin voglia detto equilibrio, che significare rinunciare a qualche pretesa.