L’inferno dei Red Devils

Qualche giorno fa, il Coo – proprietario del Manchester United ha rilasciato una lunga intervista a BBC Sports in cui racconta e analizza ciò che sta accadendo al Manchester United, travolto da problemi finanziari, giocatori non adatti, spese folli e una pessima gestione dell’area tecnica. Per non parlare poi di chi è passato sulla panchina a Old Trafford. Da quando un gigante come Sir Alex Ferguson ha abbandonato la nave dopo 27 anni alla guida del timone, una serie di allenatori, fallendo, hanno tentato di riprendere la giusta rotta.
David Moyes, Erik Ten Hag, Mourinho, Solskjer e ultimo, Ruben Amorim strappato allo Sporting Lisbona per una cifra intorno ai 10 milioni di sterline sono solo alcuni dei nomi arrivati con grandi speranze e fallendo miseramente. La lista degli acquisti sconsiderati è talmente lunga che sarebbe anche inutile riportarla. Un esempio. però, è l’ultimo arrivo in casa United. Patrik Dorgu, terzino del Lecce passato a gennaio in Inghilterra per circa 40 milioni di euro, è finito nel dimenticatoio emergendo solo per una partita horror in cui è riuscito a prendere un cartellino rosso e a fare un autogoal. Stessa fine per i vari Zirkzee, in lacrime nell’ultima partita o per Rasmus Højlund, ex attaccante dell’Atalanta (in fin dei conti, forse, la Serie A non è così male). Quattordicesima posizione in campionato e prestazioni da 4 in pagella per molti giocatori, tagli netti all’interno del club e una storia cancellata pronta, forse, ad essere ricostruita.
Le parole di Sir Jim Ratcliffe
“Non siamo perfetti, siamo in un viaggio, e ci sono stati alcuni errori lungo il cammino, ma penso che – ha confidato Ratcliffe -, nel complesso, tutte le cose che stiamo facendo siano quelle giuste per il club. Sono d’accordo che le decisioni su Erik ten Hag e Dan Ashworth (direttore sportivo) siano state degli errori. Penso che ci siano state delle circostanze attenuanti, ma in ultima analisi sono stati degli errori. Lo accetto e mi scuso per questo”.
Sul futuro “Non penso che sia una missione impossibile. Penso che sia utile avere obiettivi e traguardi. Se guardi all’Arsenal, se guardi al Liverpool, se guardi al tempo che ci è voluto per sistemare le cose e tornare a vincere, probabilmente quello è il lato più breve dello spettro. Ma non è impossibile. Il club si troverà in un posto molto, molto diverso tra tre anni rispetto a dove è stato in passato, secondo me”, ha aggiunto Ratcliffe. “Penso che diventerà il club più redditizio del mondo. Penso che probabilmente avremo uno degli stadi di calcio più iconici del mondo e penso che torneremo a vincere trofei”.
Lo stadio di cui parla Ratcliffe è un progetto ambizioso, futuristico e fallimentare. Primo perché costerebbe moltissimo e guardando gli ultimi tagli alla mensa o ad altri elementi di minore importanza non credo che lo United, in questo momento, possa pensare ad un tale investimento. Vero anche che questa estate sembravano sull’orlo del fallimento e poi a gennaio hanno potuto investire 40 milioni per prelevarlo dal Via del Mare di Lecce, quindi chissà.

Un futuro decisamente incerto
Rileggendo storie, miti, leggende di questo club fa venire i brividi vedere come si è ridotto ora. Un club senza una meta precisa e senza una netta direzione. Lontanissimi i tempi in cui CR7 incantava la premier con il suo ciuffo ribelle e la maglietta con il numero 7 sporca di fango. Tempi in cui i valori dei Red Davils erano incarnati da gente come Giggs, Scholes, Roy Keane, Carrick e ovviamente il grande allenatore scozzese. Il calcio di Cantona è ormai acqua passata così come la Champions League.
Le parole, quindi, del presidente dello United rendono ancora più amara una situazione già drammatica. Le critiche nei confronti di giocatori strapagati e che ancora oggi pesano sul bilancio sono l’ennesima conferma di un non progetto decennale che ha portato la squadra di Amorim in una spirale pericolosissima. Il giovane allenatore portoghese ha un duro compito: evitare di fallire, ancora.
Nel frattempo, sulla sfondo, riecheggia il famoso coro cantato a Old Trafford dai tifosi, mai malinconico come oggi e che forse, come spesso accade, rappresenta l’unica speranza di rinascita.
Glory, Glory Man United….