Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Dalle storie di Spider-Man all’assurdità odierna

I tempi sono cambiati nell’industria videoludica e non solo; a volte cambiano anche in breve tempo. Ad esempio, Marvel’s Spider-Man 2 è in arrivo su PC dopo poco più di un anno trascorso dal suo lancio in esclusiva su PS5: la metà del tempo che si è dovuto attendere per avere il porting su PC del predecessore.
Persino gli introiti di un videogioco che ha venduto 11 milioni di copie su PS5 nei primi sei mesi in commercio sembrerebbero non bastare più a Sony, che ha esteso sempre più la collaborazione con il PC gaming nonostante la volontà di puntare da sempre sulle vendite di PlayStation.
Anche giocare Marvel’s Spider-Man 2 e i suoi prequel può portare a riflettere su come siano cambiati i tempi, e verrebbe da dire in peggio. Se è triste vedere l’industria videoludica avere difficoltà nel sostenere le grandi storie single player che hanno appassionato negli anni 2010, lo è anche vedere come il mondo sembrerebbe non aver appreso nulla da quelle storie.
Le avventure videoludiche di Spider-Man raccontano dei più innocenti sogni che devono scontrarsi con le difficoltà e i pericoli del mondo: com’è possibile aver apprezzato questo ed essere finiti a vivere in un mondo che esalta il futile, l’assurdo, l’effimero e il ridicolo? Verrebbe da dire, come gli 883 tornati in voga, che “hanno ucciso l’Uomo Ragno”.
Da un grande potere…
“Da un grande potere derivano grandi responsabilità.” La frase simbolo di Spider-Man, il motto del protagonista. Peter Parker, un ragazzo che nel campo scientifico è riduttivo definire brillante: è un vero genio. Un giorno viene morso da un ragno geneticamente modificato e acquisisce dei superpoteri, i quali sfrutterà, abbinati ad altre tecnologie da lui inventate, per diventare il supereroe mascherato noto come Spider-Man.
Dal più improbabile degli eventi al più innocente dei sogni. Nei videogiochi di Insomniac Games, da un lato Spider-Man sogna di porre fine al crimine di New York gestito da Wilson Fisk, il boss della mala conosciuto anche come Kingpin, aiutando la polizia ad arrestarlo; dall’altro lato Peter Parker sogna di aiutare il suo mentore, il Dottor Otto Octavius, ad aiutare il mondo con le sue ricerche sulle protesi robotiche.
Inoltre, Peter aiuta anche sua zia May al F.E.A.S.T., il rifugio per senzatetto di Chinatown.
Se la storia del supereroe è piuttosto fantasiosa, i sogni di Peter Parker sono tra i più innocenti di sempre: la scienza per aiutare il mondo, la lotta alla criminalità di ogni genere, l’aiuto e il coinvolgimento dei più bisognosi.

Persino le attività secondarie si basano su questi temi, ad esempio le stazioni di ricerca nel primo Marvel’s Spider-Man, lasciate da Harry Osborn prima del suo viaggio in Europa.
Harry, il miglior amico di Peter, torna come uno dei personaggi principali in Marvel’s Spider-Man 2. Il suo è un sogno ecologista ereditato da sua madre, dalla quale ha purtroppo ereditato anche la malattia che l’ha condotta alla morte. Dopo il suo “viaggio in Europa” per curarsi, Harry torna con l’obiettivo di investire pesantemente sulla ricerca al fine di “curare il mondo”.

A Peter Parker si aggiunge Miles Morales, un ragazzo del quartiere di Harlem che viene anch’esso morso da un ragno geneticamente modificato, finendo per acquisire gli stessi poteri di Spider-Man e anche di nuovi. A lui è dedicata l’espansione stand alone Marvel’s Spider-Man: Miles Morales, divenendo in seguito co-protagonista di Marvel’s Spider-Man 2.
Nei videogiochi per PS4 e PS5, Miles è uno Spider-Man alle origini, addestrato da un Peter Parker che è invece diventato un supereroe da otto anni ormai, all’inizio della prima di queste avventure. Il giovane è anch’esso appassionato di scienza e ha una mente brillante, ma ha soprattutto un forte senso di giustizia e del dovere ereditato dai suoi genitori: suo padre, Jefferson Davis, è un poliziotto che rimane ucciso in Marvel’s Spider-Man durante un attentato organizzato dal gruppo dei Demoni, guidato da Mister Negative. Sua madre, Rio Morales, è invece una attivista politica.

Miles Morales prende a cuore specialmente l’essere l’amichevole Spider-Man di quartiere di Harlem, sito della comunità afroamericana di New York; ricco di arte ma vittima del classismo, coinvolto in una battaglia per ricordare che anche dai quartieri più poveri possono nascere artisti, menti eccezionali, e persino supereroi.
Il rovescio della medaglia: le origini del male
La vendetta è come un veleno che ti invade tutto, senza che tu te ne accorga ti trasforma in un essere spregevole.
Spider-Man 3
Storie di supereroi credibili, dove il più innocente dei sogni presenta la più logica delle controparti.
Gli Spider-Man devono prima di tutto vedersela (soprattutto Miles che è il più giovane) con i problemi causati dall’identità segreta. È difficile portare avanti importanti opportunità lavorative o di studio quando bisogna nascondere il fatto che si sta combattendo il crimine.
Un problema anche per le relazioni sentimentali, persino con ragazze a conoscenza di tale segreto. Dalla difficoltà di Miles nel riuscire a passare del tempo con Hailey Cooper, ai contrasti con Mary Jane Watson causati dall’iperprotettività di Peter.
Capitano anche momenti in cui il senso del dovere del supereroe ha la meglio al punto da far prendere a Spider-Man scelte dolorose che coinvolgono persone care, e a volte sottovalutare la vita quotidiana può addirittura contribuire a creare mostri.

I nemici di Spider-Man partono dal semplice utilizzare i superpoteri per i propri scopi anziché fare del bene, come Scorpion o Electro; altri come Simon Krieger, proprietario della Roxxon, sono semplicemente avidi e senza scrupoli, al punto da essere disposti a rischiare di avvelenare il quartiere di Harlem pur di avviare i suoi progetti, ma i più pericolosi sono coloro mossi dalla vendetta.
Persone un tempo buone che arrivano a mettere a ferro e fuoco New York solo per farla pagare a una singola persona che ha fatto loro del male.
Anche gli antagonisti più meschini sono in realtà mossi da istinti comprensibili. Cos’è, in fondo, J. Jonah Jameson, direttore del Daily Bugle che ritiene Spider-Man una minaccia, se non un giornalista che ha semplicemente paura di una nuova realtà? Dopotutto fa notare che assieme ai supereroi sono arrivati anche i supercriminali, e la lotta alla criminalità con l’aggiunta di Spider-Man sfocia in situazioni sempre più pericolose, come se ci fosse un’escalation.
Oppure Norman Osborn, ricchissimo proprietario della Oscorp e padre di Harry Osborn. Anche il suo essere senza scrupoli ha creato dei mostri, ma in fondo in queste storie è un uomo che soffre l’aver perso sua moglie e che farebbe di tutto per non perdere anche suo figlio.

Forse l’antagonista più alieno è Kraven il Cacciatore, presente in Marvel’s Spider-Man 2, poiché ha sì un istinto che nasce da motivi comprensibili, ma anche una natura poco comprensibile per il mondo occidentale.
L’altro antagonista principale di Marvel’s Spider-Man 2, Venom, si potrebbe invece leggere in chiave metaforica, come una figura esterna cha fa leva sui sentimenti sopiti delle persone per raggiungere i propri scopi. Venom è un alieno vero e proprio, ma dall’atteggiamento terribilmente più umano rispetto a Kraven.
“Forse quelli della mala, forse la pubblicità”
Com’è stato possibile passare da storie con protagonisti e antagonisti credibili, a una realtà che si potrebbe dire incredibile? Come si è potuto apprezzare storie di sogni innocenti, credibili anche per via del rovescio della medaglia, per poi finire a vivere in un mondo di battaglie contro i mulini a vento che neanche si riescono a contrastare adeguatamente?
Spider-Man, sia nei videogiochi che negli altri media, racconta storie con personaggi maschili, femminili, di etnie, orientamento sessuale e classi sociali differenti, mentre oggi si vive in una realtà dove anche uno solo di questi elementi fa gridare l’accusa di woke. Tuttavia, è innegabile che più volte vengono inseriti elementi simili in maniera forzata, come d’accusa, ed è altrettanto incredibile che sia necessario questo per combattere le discriminazioni, considerando che si è finito per creare per lo più fazioni opposte che si scontrano senza raggiungere alcun risultato.

Marvel’s Spider-Man, nell’ultimo atto, vede un’epidemia colpire New York: i cittadini si proteggono, chi può aiuta le persone, mentre Spider-Man e i suoi compagni si adoperano per recuperare il vaccino dalle mani di chi l’ha scatenata. Due anni dopo la pubblicazione di questo videogioco, il mondo ha avuto a che fare con una vera pandemia, eppure si è visto atteggiamenti di naturale diffidenza trasformarsi in complottismo, a sua volta trasformato in attivismo politico divenuto sempre più assurdo nel corso degli anni.
La canzone degli 883 citata nel titolo recita: “Hanno ucciso l’Uomo Ragno, chi sia stato non si sa. Forse quelli della mala, forse la pubblicità.” E forse è andata proprio in questo modo: si è diventati tutti piccoli Simon Krieger, o Norman Osborn, o peggio ancora Venom, oppure si vuole essere eroi nella maniera sbagliata, cambiando la visione del mondo che ci circonda a proprio favore anziché guardare prima di tutto se stessi.
E i nemici reali si potrebbero appunto paragonare alle pubblicità mostrate nelle opere distopiche o cyberpunk: talmente assurde da risultare incredibili, contro le quali si agisce con rimedi che non stanno funzionando e che rischiano persino di sfociare in altrettanta assurdità.

Che sia proprio il surreale a interessare la gente? Restare affascinati dal supereroe e dal supercriminale, stimolati dall’elemento infantile e non da ciò che queste storie raccontano davvero.
Oppure è ampliare la visione del mondo che spaventa; l’orrore cosmico lovecraftiano applicato alla realtà, come recita l’introduzione de Il richiamo di Cthulhu: “un giorno l’insieme di conoscenze non connesse l’una all’altra spalancherà prospettive della realtà, e della nostra terrorizzante collocazione in essa, talmente spaventose da farci precipitare nella follia a causa di quella rivelazione, oppure spingerci a rifuggire l’illuminazione di quella conoscenza nella pace e nella sicurezza di una nuova era oscura.”
Tanti vorrebbero essere eroi, ma in quanti sarebbero disposti a impegnarsi se non come Spider-Man, almeno come May Parker o Jefferson Davis? Allora meglio percorrere la strada più semplice: se non si può essere l’Uomo Ragno, uccidiamolo.