Calcio 2.0: dati e tecnologia non sono a servizio del talento

Siamo in piena rivoluzione tecnologica. Ogni settore sta subendo una ridefinizione, più o meno profonda. La corsa ai dati è diventata la nuova corsa all’oro. Il gioco è portato a un livello di complessità tattica e strategica senza precedenti, grazie (o a causa) dell’introduzione di strumenti che consentono di raccogliere e analizzare una quantità enorme di informazioni. Difficili da gestire, se non filtrata. Addirittura deleterie, se non lette correttamente.

Il monitoraggio GPS dei giocatori non può più essere considerato uno strumento tecnologico innovativo. È ormai la prassi da anni. Un gioco senza parametri come la distanza percorsa, la velocità media, i cambi di direzione e l’intensità dello sforzo non è più contemplabile. Gli allenamenti sono calibrati, arrivando all’ottimizzazione, grazie ai dati raccolti sullo stato di forma del giocatore. Gli uomini da mandare in campo sono scelti anche in base ai parametri fisici monitorati dal GPS.
Sistemi di analisi video sempre più sofisticati sono adottati dalle squadre per esaminare ogni dettaglio della partita: dai modelli di pressing degli avversari, ai movimenti senza palla, fino all’efficacia delle combinazioni di passaggi. Questi dati vengono utilizzati per individuare punti di forza e debolezze, sia propri sia degli avversari, e definire tattiche sempre più mirate.
Sicuramente un esempio di utilizzo proficuo della tecnologia. Uno dei primi. Prima dell’inondazione di dati, non gestita dall’insostituibile componente umana che fa da diga. E, quando filtrata, non sempre utilizzata nella direzione corretta, quella che porta a utilità e non a storture.

La statistica avanzata, infatti, ha rivoluzionato il modo di valutare le prestazioni collettive, ma anche quelle individuali. Sono lontani i tempi dove si leggevano gli almanacchi per studiare gol e assist: ora si guarda a una serie di parametri quali il numero di passaggi chiave, i dribbling riusciti, l’efficacia nel pressing e le interazioni con i compagni. L’Expected Goals (xG), indice che misura la probabilità che un tiro si trasformi in gol tenendo conto di fattori quali la posizione in campo, l’angolo di tiro e la pressione difensiva, è lo strumento statistico più largamente utilizzato. Utile e per certi versi affascinante, finché applicato per una visione più profonda delle dinamiche di gioco. Distorsivo quando lo si utilizza in sostituzione dell’occhio e del cuore, per individuare talenti.
L’analisi dei dati non influenza solo le strategie di mercato, ma ha un impatto anche sullo scouting e sul lancio di giovani giocatori. Grazie allo scouting data-driven, i club possono identificare talenti emergenti sulla base del potenziale di crescita indicato dall’elaborazione dei dati. Se la prova dell’affidabilità dello strumento è data dalla visibile qualità del giocatore e dall’oggettivo valore di rivendita, manca la controprova di non aver ignorato o escluso potenziali campioni. Il talento non sempre è inquadrabile in schemi numerici. A un tasso di errore sopra la media può corrispondere un’imprevedibilità che trova sfogo in giocate che solo l’emozione che producono può certificare. Non chip e microchip, ma occhio, cuore e pancia.
Squadre come il Leicester City hanno concluso operazioni di mercato redditizie grazie esclusivamente alla tecnologia. Ma da quanto è una rivoluzione acquistare giocatori a poco, valorizzarli e rivenderli a cifre più alte?